GREVE IN CHIANTI – "Sono entusiasta di fare una migrazione al contrario. Tornare in Sicilia, portare la mia esperienza lavorativa e di vita per aiutare la mia città a crescere".
Calogero, detto "Gero", 50 anni, ci accoglie nel suo locale, "Pizza e Bottega", a pochi passi dalla chiesa di Santa Croce a Greve in Chianti.
Un locale che ha creato, amato, fatto crescere. Ma che oggi rappresenta già il passato: il futuro è la Sicilia, Agrigento, casa. E un progetto di grande rilevanza: culinaria, sociale, culturale.
Ci mettiamo comodi. Gero è un fiume in piena: porta con sé il rispetto per il Chianti che l'ha adottato e l'amore per quella Sicilia che ha deciso di riabbracciare.
"Arrivo a Greve 15 anni fa – ci racconta – Ero in Toscana dal 1991 perché ho sposato una ragazza senese".
Poi ci spiega come è nato il colpo di fulmine che sta cambiando la sua vita: "Dopo un anno che non tornavo a casa, ad Agrigento, sono andato per trovare i miei genitori. Carmelo Roccaro, presidente della cooperativa Al Kharub, mi ha portato a vedere un posto dove stavano aprendo un ristorante. Mi ha detto che avevano bisogno di me, delle mie capacità".
E la scintilla è divampata in un fuoco ardente: "Già da un paio anni con la cooperativa sociale hanno aperto un take away di cibi africani. Tutto ruota attorno a Mareme Cisse, una donna straordinaria arrivata dal Senegal con questo scopo. Noi vogliamo dimostrare che unendo le capacità e le risorse umane possiamo creare del lavoro insieme alle persone che arrivano da lontano".
Così Gero è diventato un "pendolare": un po' di Chianti, dove mantiene aperto "Pizza e Bottega" in attesa di un compratore, un po' la Sicilia (ripartirà nei prossimi giorni).
"Il ristorante ha aperto il 24 agosto – sorride Gero – fa una cucina, come diciamo noi, "ammiscata": del territorio agrigentino e siciliano. La cooperativa produce miele di ape nera sicula, ma adesso vogliamo realizzare anche un orto".
Ma non è finita qui: "Abbiamo in corso il Progetto Norah: a ottobre partiremo con una scuola di cucina italiana, siciliana, a profughi, rifugiati, richiedenti asilo. Per dare una opportunità in più a queste persone che vogliono integrarsi. Il nostro scopo è utilizzare la cucina per l'integrazione. Fra noi ci sono persone del posto, africani, un ragazzo albanese. E stiamo benissimo".
"Mareme e la cooperativa – continua Gero – sono stati invitati anche al Salone del Gusto: mi hanno raccontato di una esperienza entusiasmante, appoggiati da Slow Food, Terra Madre. Ci sostiene anche la Caritas: all'inaugurazione erano presenti i due Imam e il vescovo di Agrigento, che ha voluto esserci con entusiasmo".
"Ormai la mia idea è quella di tornare lì a vivere – conclude Gero – Per adesso sono qui, bloccato da un locale che ho realizzato con grande sacrificio 10 anni fa. Spero di vendere prima possibile. A ottobre intanto torno giù per l'inizio dei corsi. A Greve cosa mi dicono? I miei clienti, più amici che clienti, sono tristi. Ma mi sostengono".
Chi fosse interessato al locale di "Gero" a Greve in Chianti (avviato, con una clientela affezionata, ben gestito e ben tenuto) può chiamarlo al 3922184285.
di Matteo Pucci
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