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giovedì 18 Aprile 2024
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    Il Gazzettino del Chianti con la delegazione a San Ginesio: terremoto e fratellanza

    Il nostro giornalista Antonio Taddei ci porta, con le parole e con una serie di incredibili immagini, "dentro" il paese

    SAN CASCIANO – C'era anche Il Gazzettino del Chianti, con il nostro giornalista Antonio Taddei, nella delegazione sancascianese che sabato 11 marzo si è recata a San Ginesio, nelle Marche, per portare l'incredibile contributo della comunità di San Casciano a questo luogo colpito duro dal terremoto.

     

    # ARTICOLO / Terremoto, una stretta di mano da 50mila euro dal Chianti a San Ginesio

     

    Al suo ritorno questa che segue è la descrizione di quello che ha visto. Sopra invece trovate una incredibile fotogallery che vi porterà fin dentro la zona rossa.

     

    San Ginesio è un paese ricco di storia, cultura, umanità. Il primo impatto arrivando su per una ripida strada, sono le antiche mura castellane del XIV – XV secolo che  circondano il paese in sua protezione, una protezione servita per resistere agli assalti medievali. Ma non sono riuscite a fermare alle sue porte il terribile terremoto del 30 ottobre.

     

    Parte delle strade interne è transennata da delle reti da cantiere con il cartello divieto di accesso "ZONA ROSSA".

     

    Al di là, per terra, si notano pietre, parte d’intonaco, le crepe a X sulle facciate in maggior parte significano che lo stabile dovrà essere abbattuto.

     

    E’ sabato 11 marzo, il bel tempo invoglierebbe a uscire dalle case, passeggiare per l’antico selciato, ma le case sono tutte chiuse, in parte “imbracate” da canapi di acciaio che stringono assi di legno per impedire la caduta di calcinacci.

     

    Lungo questi bellissimi scorci a passi lenti si muovono gli agenti della polizia locale, supportati da un corpo di polizia arrivato in aiuto dalla Toscana, da Ponsacco.

     

    Il barbiere ha riaperto da poco, all’interno un solo cliente si sta sistemando i capelli, poche persone anziane attraversano la piazza principale per recarsi all’unico bar dove lampeggia la scritta a led rosso "APERTO".

     

    Accanto il Teatro Comunale intitolato al poeta Giacomo Leopardi, l’ingresso è sbarrato da una ruspa, gli archi del loggiato sono tutti rinforzati con centine di legno. L’albergo è chiuso, sull’immobile seppure intatto, minaccia lo spettro di abbattersi una struttura vicina.

     

    Prevale solo il silenzio, salvo scendere nella zona sportiva dove si sentono le voci dei giovani calciatori, seguiti da un piccolo gruppo di persone sulle tribune. Sono solo i genitori che hanno accompagnati i figli al campo di calcio.

     

    Troviamo un signore intento a lavorare nell’orto, robusto, viso rosso con un cappello in testa, ci dice che oltre ad essere lo zio del sindaco ha la passione per la musica, suona la fisarmonica.

     

    Si toglie il cappello, ringrazia per esserci fermati a parlare, il sindaco di San Casciano gli stringe la mano, una stretta forte che parla da sola.

     

    Accanto a lui una gattina, si chiama Lola: "Sta sempre con me a lavorare nell’orto, non mi lascia mai solo" racconta prendendola tra le braccia possenti.

     

    Attraverso le vie agibili si notano mura di case squarciate, s’intravedono lampadari mossi dal vento, mobili aperti, letti disfatti lasciati dal giorno del sisma.

     

    Con il sindaco di San Genesio Mario Scagnetti, insieme all’assessore al turismo Simone Tardella e al consigliere comunale Simone Ansovini, ci aprono la porta del Municipio gravemente danneggiato.

     

    Nei corridoi, nei vari uffici, polvere e calcinacci; in alcune stanze parte del soffitto è caduto rovinosamente sulle scrivanie, non osiamo pensare se in quel momento ci fosse stato qualcuno.

     

    "Ancora non sono riuscito a rientrare nel mio ufficio- ci dice il sindaco – la porta non si apre, forse è crollato qualcosa subito dietro, chi lo sa".

     

    Riscendiamo le scale, usciamo di nuovo all’aria, percorrere quei corridoi, quelle stanze che esalano cattivo odore di muffa, fa una certa impressione.

     

    Intorno al centro si scorge un paesaggio incantevole, terrazze che si affacciano sul mondo, dal Conero all’Appennino, il luogo non a caso è chiamato il "balcone dei Sibillini".

     

    E’ tardo pomeriggio, poche persone con i capelli bianchi, in maggioranza donne, si apprestano ad andare alla Messa: la chiesa è sotto una tensostruttura del Ministero dell’Interno, il parroco prima di iniziare mette in funzione il generatore per riscaldare l’ambiente.

     

    La visita a questo meraviglioso paese ora gemellato con San Casciano termina con una ricca merenda offerta dal corpo dell'Associazione Nazionale Alpini che fin dal giorno del sisma cura la parte della cucina fornendo colazione, pranzo e cena per gli sfollati. Non può mancare il brindisi, tutti insieme cantando un inno all’amicizia. 

     

    A San Ginesio non ci sono state per fortuna né vittime né feriti, ci sono ingenti danni, ma il paese ha una sua anima che sta combattendo contro il tempo: bisogna ricostruire e riportare i suoi abitanti nelle loro case, nelle loro chiese, nella pinacoteca, nel Teatro Comunale, nei suoi negozi.

     

    I turisti devono tornare negli alberghi, nei B&B: i ginesini non si arrenderanno, sono persone di montagna abituati a non chiedere. Piuttosto a dare e offrire il loro patrimonio all’umanità.

     

    Antonio Taddei

     

    di Antonio Taddei

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

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