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martedì 23 Aprile 2024
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    Vaccini obbligatori: lettera della mamma della bimba che fu costretta a cambiare classe

    Corinna Verniani l'ha inviata in Regione Toscana. L'assessore alla salute Stefania Saccardi l'ha diffusa: eccola

    GREVE IN CHIANTI – Era il gennaio del 2016 quando Il Gazzettino del Chianti raccontò una storia che poi sarebbe finita su tutti gli organi di stampa, regionali e nazionali.

     

    Era la storia di Lia, una bimba di Greve in Chianti che per gravi problemi di salute non poteva effettuare le vaccinazioni: ed essendo molti i bimbi non vaccinati nella sua classe, fu costretta a cambiarla.

     

    # ARTICOLO / "Troppo pericoloso per mia figlia andare a scuola insieme a tanti bimbi non vaccinati"

     

    A distanza di oltre un anno, con il grande dibattito sulla vaccinazione obbligatoria in Toscana, la mamma Corinna Verniani ha scritto una lettera alla presidenza della Commissione regionale alla Sanità.

     

    Una lettera che l'assessore regionale al diritto alla salute, Stefania Saccardi, che ha seguito fin da subito la storia di Lia e convinta sostenitrice dell'obbligo vaccinale, ha diffuso. Ve la proponiamo qui sotto.

     


     

    "Gentile presidente Scaramelli, buongiorno, mi chiamo Corinna Verniani, sono la mamma della bimba di Greve, che lo scorso anno ha cambiato scuola perché nella sua classe vi era una concentrazione di bambini non vaccinati troppo alta per tenerla al sicuro da malattie che probabilmente, il suo sistema immunitario acciaccato non riuscirebbe a combattere per lei.

     

    Io sono un genitore e Le scrivo in tale qualità; non mi interessa suscitare la commozione di alcuno, non mi interessa il pietismo o l’accampare diritti che so di non poter pretendere. Le scrivo per sottoporre alla sua riflessione ciò che ho ricavato dalla mia esperienza personale, perché spero possa offrirle uno spunto.

     

    Come già ho avuto modo di dire all’assessore Saccardi, io non posso che plaudire e con decisione alla scelta della politica e di più, della mia regione, di elevarsi dal mero inseguimento del consenso per mettersi al fianco dei deboli, trascurando la popolarità.

     

    Ci sono momenti in cui tutti, genitori, cittadini e politici siamo chiamati ad affrancarsi dai dubbi che la nostra emotività ci pone e affidarci alla razionalità. Per me, questo è avvenuto quando ho trasportato in codice rosso mia figlia di due anni al Meyer per una encefalite molto grave ed ho scoperto che non sempre le malattie possono essere curate.

     

    Come tutti i genitori disperati, ho cercato fuori e dentro di me le risposte a quel “perché proprio a noi” nel tentativo di lambire quell’atroce strazio che ti travolge quando il tuo bambino si ammala seriamente ed ho capito che questa strada avrebbe soltanto portato ulteriore sofferenza e rabbia.

     

    Questo è il momento in cui è diventato chiaro che la paura doveva lasciare il posto alla ragione, perché era l’unica scelta che poteva salvare la vita.

     

    Da allora mi sono spesa per cercare di convincer quante più persone possibili che scegliere in base al timore e al sospetto può rivelarsi fatale e che le vaccinazioni non sono un atto da temere, ma una vera offerta di salvezza. Ma ciò che più di tutto mi muove è la volontà ferrea di cercare di evitare a qualunque altra persona, anche fosse soltanto una, di passare quello che abbiamo passato noi.

     

    So bene che non possiamo difendere i nostri figli da quasi niente, ma rimane un quasi, quel quasi che assolutamente ha diritto di essere garantito a tutti. Io credo che la politica debba essere l’argine entro cui tutti possano essere, senza necessariamente sentirsi, tutelati.

     

    I vaccini sono tra le poche vere armi di protezione che abbiamo perché finire in ospedale non è sempre garanzia di salute.

     

    Se riuscirete, anche ricorrendo all’ “obbligo vaccinale” per l’accesso alle scuole dell’infanzia, a impedire ad un solo bambino di sviluppare una grave malattia che avrebbe potuto facilmente prevenire, oppure se sarete riusciti a proteggere anche un piccolo paziente oncologico dalle immotivate paure che tormentano, pur comprensibilmente, molti altri genitori, potrete essere orgogliosi di avere assolto ai doveri più alti della politica.

     

    Talvolta non conta essere uno contro tutti, se la ragione è dalla nostra parte e se la ragione ci offre l’unica garanzia di risparmiare a tanti, possibili tremende sofferenze.

     

    E poi, spesso le paure, anche quella di vaccinarsi, si possono vincere solo affrontandole".

     

    Corinna Verniani

    di Redazione

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

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