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giovedì 25 Aprile 2024
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    Studentesse morte su bus in Catalogna: responsabilità autista, seconda archiviazione

    Nessun addebito verso chi era alla guida del mezzo. Nell'incidente morì la grevigiana Lucrezia Borghi

    GREVE IN CHIANTI – Niente da fare. Ai familiari delle studentesse italiane (sette) fra le vittime (tredici) del drammatico schianto del bus che le riportava a Barcellona (dopo un breve viaggio a Valencia) durante l'Erasmus, martedì 19 settembre è starto inferto un altro colpo.

     

    Fra queste la famiglia della grevigiana Lucrezia Borghi, che quel 20 marzo 2016 hanno perso la figlia e che, dopo questa sentenza, vedono aumentare una rabbia e una sete di giustizia profonde.

     

    Nessun elemento per incriminare l'autista del bus. E il caso che viene archiviato per una seconda volta rimandando il tutto a una causa civile. A causare lo schianto sarebbe stata la pioggia.

     

    Ma andiamo per ordine: nel novembre 2016 la prima sentenza che scagionava del tutto l'autista del bus da ogni accusa relativa all'incidente. Che avvenne, lo ricordiamo, nei pressi di Tarragona. Uno schianto devastante in cui in tredici persero la vita e molti altri rimasero feriti.

     

    A perdere la vita, insieme a Lucrezia, altre due studentesse toscane, Elena Maestrini, 21 anni di Gavorrano; Valentina Gallo, 22 anni, di Firenze. E poi la ventiquattrenne di Genova Francesca Bonello, Elisa Valent, Elisa Scarascia Mugnozza (Roma) e Serena Saracino (Torino).

     

    Ad archiviare il procedimento penale (eravamo nel novembre 2016) fu il giudice istruttore del tribunale di Amposta, vicino a Tarragona, dove l'autobus si schiantò in un ammasso di lamiere.

     

    L'autista era stato denunciato, subito dopo l'incidente, per "omicidio per imprudenza". Pare infatti che dalla scatola nera del bus la polizia avesse rilevato numerosi cambi di velocità prima della perdita di controllo del mezzo e lo schianto con il guard rail. Secondo la stampa spagnola lo stesso autista ai tempi disse di essersi addormentato.

     

    Niente da fare: il giudice non rilevò evidenze in merito a eventuali utilizzi di cellulare da parte dell'autista, turni di riposo saltati, eccessiva velocità.

     

    Da qui, dopo il primo moto di rabbia dei familiari, la richiesta di riaprire l'inchiesta con un nuovo giudice. L'inchiesta è stata riaperta, ma martedì 19 settembre è arrivato un secondo, terribile schiaffo.

     

    Adesso si aspettano le reazioni da parte delle famiglie. Che con i loro legali non lasceranno certo intentata nessuna strada.

    di Matteo Pucci

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

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