MONTEFIRIDOLFI (SAN CASCIANO) – Giacomo Gandolfo, Niccolò Alla e Francesco Nocentini, tre ragazzi sancascianesi di diciannove anni e amici inseparabili, hanno scelto una meta davvero insolita per festeggiare la fine del liceo, guidando fino a Capo Nord, in Norvegia, una delle falesie più a nord dell'Europa Continentale, oltre il circolo polare artico.
Partiti il 27 luglio da Montefiridolfi a bordo di un rosso furgone Mercedes Vito, modello Marco Polo (prestatogli con un po' di apprensione dal padre di Francesco), carico di provviste “made in Italy” di ogni genere “per risparmiare almeno sui viveri” (spiega Giacomo), hanno risalito l'Europa fino alle pendici dei Paesi scandinavi, sostando in diverse città e paesi del continente, lungo un itinerario ricco di tappe.
Capo Nord
Increduli e molto sorpresi inizialmente i coetanei e le famiglie dei tre quando la comitiva rispondeva “Capo Nord!” come destinazione da raggiungere per il loro viaggio di maturità, alla quale di frequente rispondevano diffidenti “non ce la farete mai – rammenta Niccolò – lasciate perdere” oppure “si fermeranno a metà strada”.
E invece, contro ogni aspettativa, la strada se la sono fatta tutta: quasi 5000 i chilometri di andata percorsi (e i restanti 5000 di ritorno) fino alla meta stabilita, per compiere un viaggio durato un mese esatto.
Dopo aver stabilito le mansioni di ciascuno da rispettare durante la vacanza, che affidavano a Francesco, detto “Noce”, la postazione volante (neopatentato), incaricavano Giacomo, “Gek”, della consultazione della mappa e della scelta dei campeggi per le soste e dichiaravano Niccolò, “Nicco”, amministratore delle spese del gruppo, tutto era pronto per la partenza.
Dopo aver attraversato l'Austria, sono arrivati in Germania, dove hanno visitato una dopo l'altra le città di Monaco di Baviera, Jena (tappa irrinunciabile per Giacomo e Niccolò, futuri studenti di filosofia, poiché sede dell'università in cui insegnarono i grandi pensatori Hegel e Schopenhauer) e Berlino, con foto al Palazzo del Reichstag.
Sui fiordi norvegesi
Proseguendo poi in Danimarca, hanno sostato per due giorni nella città di Copenaghen, “una città vitale e innovativa – secondo Giacomo – specialmente per la sua architettura molto d'avanguardia” e in cui hanno iniziato a tirar fuori dalla valigia i primi maglioni, a causa del termometro, “che – continua Niccolò – diminuiva velocemente più che salivamo verso Capo Nord”.
Da qui hanno percorso il ponte di Øresund, la tratta stradale e ferroviaria lunga 15,9 km che collega Copenaghen alla città di Malmö, in Svezia, “con la sensazione che fosse un ponte senza fine” – dice Francesco – sul quale anche una poliziotta li ha guardati con stupore quando le hanno spiegato dove erano diretti.
Tra soste nei campeggi e visite nelle città di passaggio, hanno valicato il confine con la Norvegia, alla volta di Oslo (“grandi piazze deserte – ricorda Niccolò – una bellissima città in costruzione”), dove la prima stanchezza e il freddo artico hanno iniziato a farsi sentire, ma “mai abbiamo pensato di arrenderci e tornare indietro – dichiarano – ci eravamo posti un obiettivo da raggiungere e dovevamo arrivarci in tutti i modi”.
Quindi hanno risalito la Norvegia lungo le strade e le città dei fiordi (Trondheim e Trømso tra le fermate), dove mare e verdi vallate innevate di tundra si fondono in un panorama unico al mondo, per arrivare finalmente, dopo due settimane dalla partenza, alla falesia di Capo Nord sull'isola di Magerøya.
Seduti sotto la scultura del Globo, in una gelida notte con il sole, hanno pensato soddisfatti: “Ce l'abbiamo fatta davvero!”
di Cosimo Ballini
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