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mercoledì 24 Aprile 2024
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    Sabato 30 settembre ultimo giorno di apertura per la macelleria di Gino Nencioni

    In via Morrocchesi, angolo via Vignaccia: con la moglie Rita dirà stop dopo 67 anni di apertura

    SAN CASCIANO – Da sabato 30 settembre in via Morrocchesi, angolo via Vignaccia, si spegnerà un’altra luce di una bottega dove, per ben 67 anni, è passata la storia del paese.

     

    Era il 1950 quando Ugo Nencioni, dopo aver lavorato dal 1945 al ’50 da Bandinelli in via Borgo Sarchiani, decise di aprire in proprio la macelleria con la moglie Pia Ficalbi e il figlio Mario.

     

    Finite le scuole elementari, all’età di 12 anni, si aggiunse anche l’altro figlio, Gino: toccherà a lui oggi, insieme alla moglie Rita, il compito di abbassare per sempre la saracinesca.

     

    Entrando in negozio però non si percepisce l’imminente chiusura, salsicce, finocchiona, rigatino, salami, bistecche, la “tasca” che in pochi oggi conoscono, ovvero una sorta di “cesello” della carne da riempire a piacere, fanno da sfondo a quei marmi bianchi classici delle macellerie di una volta. L’unica modernità è il banco frigo.

     

    "Il banco è l’unica cosa moderna in negozio, fu sostituito a quello di marmo quando arrivò il frigorifero, perché prima la carne era conservata grazie alle stanghe di ghiaccio racchiusi in casse di zinco" ci racconta Gino Nencioni.

     

    Il ghiaccio lo facevate voi?

     

    "No! Andavamo a prenderlo a Firenze con il calesse e le casse per trasportarlo".

     

    Quanto lo pagavate?

     

    "Si faceva a scambio merce, siccome a Firenze c’erano persone benestanti, andava più la carne di magro, braciole e bistecche, mentre da noi essendo in maggioranza famiglie contadini, andava il lesso, era grassa se da noi qualcuno acquistava una braciola per fare la domenica".

     

    Quali i ricordi più belli che porta con sé?

     

    "Il giorno del giovedì santo, quando era tradizione sfilare per via Morrocchesi con i vitelli di razza chianina, ci soffermavamo davanti alla bottega, poi si proseguiva fino alla chiesa di Santa Maria al Prato".

     

    Suo babbo Ugo quando si ritirò?

     

    "Nel 1980, lasciando la macelleria a noi figli, Mario, io e mia moglie Rita Failli che aveva il compito di stare alla cassa. Nel 1998 purtroppo venne a mancare Mario, così fino a oggi abbiamo continuato io e mia moglie"

     

    Qui da lei oltre ai vari tagli di carne si trovavano anche degli ottimi insaccati, come si facevano una volta…

     

    "Ho sempre fatto tutto con le antiche ricette tramandatemi dal babbo, senza aggiungere nessun additivo e conservanti".

     

    Non ha pensato che quest’antico mestiere potevano portarlo avanti i suoi figli?

     

    "Hanno intrapreso altre strade, io non li ho forzati, anche perché è un mestiere di grande impegno e va fatto con convinzione e amore".

     

    Non ha pensato allora a dare in gestione la macelleria a qualcuno?

     

    "Ho cercato di informare il più possibile chi voleva rilevare l’attività, ma nessuno si è fatto avanti e anche  per questo è arrivato il momento di chiudere. Purtroppo sono cambiate tante cose, oggi ci sono le grandi catene di distribuzione che piano piano hanno fatto morire le botteghe artigianali. Si preferisce carne industriale, che sicuramente costa meno, ma la qualità non può essere come quella dei negozi come era il nostro".

     

    Qui a San Casciano c’erano i macelli, forse anche la chiusura di questi vi ha in qualche modo penalizzato?

     

    "Sicuramente, nonostante ci fossero tre celle frigorifere, cosa rara negli altri macelli, la struttura andava messa a norma per continuare le macellazioni, la nostra proposta fu quella di costituire insieme a Greve, Tavarnelle, Tavarnuzze e Montespertoli, una nuova struttura chiamandolo “Il macellino del Chianti”, ma l’idea ci fu bocciata e così nel 1991 i macelli sulla via Cassia furono chiusi. Ci dovemmo spostare su Firenze che risultò subito insufficiente ai fabbisogni. Un altro macello fu aperto a Montespertoli, ma non durò molto. Oggi la carne arriva dal nord d'Italia".

     

    Dunque alle 20 di sabato 30 settembre per l’ultima volta tirerà giù la saracinesca, probabilmente con un certo nodo alla gola…

     

    "Che dobbiamo fare, grazie a Dio siamo in buona salute, dedicherò più tempo alla mia grande passione, la caccia, e piano piano mi abituerò".

     

    "Gino – ci interrompe la moglie Rita entrando in bottega – Ho trovato i funghi!".

     

    Signora Rita a lei dispiace chiudere la bottega?

     

    "Già dentro di me penso come faremo lunedì senza dover venire ad ad aprire, ma ho trovato già cosa fare, andremo a funghi. Vero Gino?". 

     

    Gino annuisce con un sorriso, i primi mesi saranno duri, ma la vicinanza dei figli e dei nipoti sicuramente porterà a conoscere un nuovo mondo. Senza però mai dimenticare la loro macelleria. Luogo di lavoro, luogo di vita.

    di Antonio Taddei

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

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