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giovedì 25 Aprile 2024
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    Elisabetta Rogai dipinge “live” con il vino dell’azienda agricola La Querce

    Super performance in occasione di un incontro in cui si parlava anche del legame fra vino e terracotta con la Fornace Mital

    IMPRUNETA – Nell’occasione della V Edizione di Food&book,  Mital Impruneta della famiglia Mariani e l’Azienda Agricola La Querce hanno voluto raccontare una storia che ha un passato lungo  mila anni.

     

    Ovvero terracotta e vino, presentando il vino de La Querce fermentato e conservato in un orcio di terracotta di Mital dell’Impruneta, il paese della terracotta, il  “paese dal colore rosso”, dove la storia legata agli orci e a Brunelleschi affonda le sue radici nel periodo Medievale.

     

    La “civiltà del cotto“ nata nel XI secolo, che racconta di questo affascinante mondo color rosso brunito, dove vivono ancora grazie alle poche fornaci rimaste, le attività delle famiglie patriarcali di una volta.

     

    GLI ORCI PER IL VINO – Della Fornace Mital di Impruneta

     

    Terracotta e vino, la terra toscana, una terra eccellente e di altissima qualità, il Galestro Imprunetino. Quella del vino fermentato nella terracotta è un mercato di nicchia, ma si riscontra un grande interesse da parte di nomi importanti dell’enologia italiana e mondiale che porta a pensare ad un trend generale in ascesa

     

    La terracotta dell'Impruneta ha caratteristiche ideali per la vinificazione e la maturazione del vino, fornisce inoltre un ottimo isolamento termico e quindi ha la capacità preservare il vino da pericolosi sbalzi di temperatura, mentre la sua porosità consente allo stesso di conservare una giusta ossigenazione.

     

    Tutto ciò, poiché la terracotta è un materiale inerte, avviene senza trasmettere alcun tipo di sapore, cosa che invece non accade quando il vino è conservato nel legno. 

     

    Altra caratteristica della terracotta è quella di conservare l'integrità dell’uva: il vino si presenta con un colore rosso porpora intenso, deciso e profondo, il profumo dona sensazioni di confettura di frutti rossi in primo piano accompagnate da note leggermente tostate, speziate e di pepe oltreché un sentore minerale dovuto alla terracotta. In bocca una certa morbidezza è resa vitale da una buona vena di freschezza e tannicità.

     

    E la storia affascinante si è presentata durante la Cena della Legalità, format oramai consolidato dallo chef calabrese Filippo Cogliandro che della propria arte culinaria ha creato un pretesto per parlare della “sua” terra connessa alla legalità, presso il Grand Hotel Croce di Malta, a Montecatini.

     

    L’occasione propizia per “ gustare un territorio” e conoscerlo attraverso i prodotti, i sapori, i profumi ed i colori: nel rispetto delle sue origini e della passione di quello che oramai per Cogliandro è diventato un “rito” tout court.

     

    FOTO DI GRUPPO – Alla serata di Montecatini

     

    Infatti nei piatti di Filippo Cogliandro  si ritrova tutto il gusto del territorio, che inizia dalle filierie "pulite" dell'agroalimentare, selezionando aziende virtuose a km 0, i presidi Slow Food, le aziende che fanno capo a Goel Bio, cooperativa sociale agricola che raccoglie i produttori calabresi che si oppongono alla 'ndrangheta.

     

    E anche per questa occasione sono state scelte materie prime e “legali” che continuano a supportare l’idealistico (e oramai concreto) progetto di Cogliandro, il quale ha già ottenuto significativi riconoscimenti  tra cui il premio Paolo Borsellino 2016, contrastando – con la sua azione civile e sociale rivolta prevalentemente agli studenti – la 'ndrangheta, dopo le numerose minacce subite.

     

    Come preludio alla sfiziosa cena ha avuto luogo una eccezionale performance live dell’artista fiorentina Elisabetta Rogai, che ha incantato la stampa, gli ospiti e autorità presenti con  la sua esclusiva tecnica di EnoArte, già da anni brevettata su materiali quali tela, jeans e marmo, artista estremamente all’avanguardia, in termini di innovazione che esprime in tutte le sue connotazioni, intesa come forma di pensiero, progetto, capacità di innovare o semplicemente come attitudine all’andare oltre le righe.

     

    L’artista ha dipinto con il Sangiovese dell'azienda La Querce, interagendo con gli ospiti, una nuova creatura artistica ispirata alla Terra, dal titolo “Oltre le tenebre”.

     

    Il vino-pittura utilizzato è stato un toscano fermentato e conservato in un gigantesco orcio di terracotta di Mital dell’Impruneta, il paese della terracotta, che è stato appositamente collocato in sala per il processo di creazione dell’opera.

     

    Un particolare omaggio al “paese dal colore rosso”, dove la storia legata a orci e Brunelleschi affonda le sue radici nel periodo Medievale, ma è stato anche un momento unico e raro per vedere in azione le inesplorate interpolazioni tra arte e vino realizzate dall’originale artista che vive, tramite la sua fervida e virtuosa attività, una perfetta simbiosi con la natura.
     

    di Redazione

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

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