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giovedì 28 Marzo 2024
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    Choc a San Casciano: truffe assicurative, 77 indagati. Operazione “Chianti Crash”

    Falsi incidenti, falsi referti medici. Un incredibile giro partito da un'indagine a Greve in Chianti

    SAN CASCIANO – Il Nucleo Operativo della Compagnia Carabinieri di Figline Valdarno ha completato la notifica di 77 avvisi di conclusione delle indagini preliminari per altrettanti indagati per truffe assicurative. 

     

    Il provvedimento è il risultato di un’attività di indagine, denominata “Chianti Crash”, condotta dalla Compagnia Carabinieri di Figline e diretta dalla Procura della Repubblica di Firenze – pm Tommaso Coletta – ed avviata nel dicembre 2014.

     

    Le investigazioni hanno permesso di individuare un sodalizio criminale, radicato nella Val di Pesa, dedito a mettere in piedi frodi assicurative mediante falsificazione di documentazione relative ad incidenti stradali. 

     

    La Procura fiorentina, concordando con quanto ricostruito dai militari dell’Arma, ha contestato agli indagati, a vario titolo, le seguenti condotte illecite, perpetrate in un arco temporale che va dal luglio 2012 al febbraio 2015: associazione per delinquere finalizzata alla frode assicurativa, mediante organizzazione di sinistri stradali simulati con confezionamento di falsa documentazione, false perizie infortunistiche, false relazioni mediche ed anche danneggiamento dei veicoli" (reato contestato a 4 indagati).

     

    Inoltre, consumazione di 51 frodi assicurative;   tentata estorsione, perpetrata in danno di uno dei co-indagati (contestata a 3 soggetti).

     

    L’indagine, che ha preso origine dagli accertamenti svolti dalla Stazione Carabinieri di Greve in Chianti sulla tentata estorsione perpetrata da tre soggetti d’origine kosovara nei confronti di un loro connazionale (anch’esso poi risultato implicato nella consumazione delle frodi assicurative), veniva poi sviluppata mediante un'attività investigativa più ampia.

     

    Che ha permesso di accertare l’esistenza dell’associazione per delinquere, avente base logistica a San Casciano, e ricostruire con esattezza la pianificazione e l’esecuzione delle frodi consumate, evidenziando come i vertici della consorteria avessero la capacità di produrre sia false perizie infortunistiche che false relazioni mediche attestanti malattie inesistenti.

     

    Il “modus operandi” attraverso cui i reati venivano perpetrati era sostanzialmente questo: individuazione di soggetti che, dietro un compenso in denaro, fossero disposti a figurare come responsabili di falsi incidenti. Il passo successivo era quello di istruire tali soggetti affinché documentassero artificiosamente danni fisici inesistenti; individuazione di soggetti disposti a fornire false testimonianze; gestione di autovetture non marcianti e già danneggiate, ma comunque provviste di coperture assicurative RC auto, da impiegare nei falsi incidenti.

     

    E individuazione di particolari ed idonei tratti stradali con caratteristiche compatibili con i danni dei veicoli impiegati; la documentazione, anche attraverso esami diagnostici  “di comodo”, delle false malattie derivanti dai sinistri; la costituzione di falsa documentazione inerente agli incidenti; il conseguimento dell’avallo del perito assicurativo chiamato a svolgere la propria attività di constatazione dell’effettività del danno; la realizzazione di false perizie mediche, suffragate in larga parte dagli esami strumentali artefatti, con le quali venivano attestate e comprovate le false malattie e le inabilità derivanti dai sinistri simulati. 

     

    Diverse le figure professionali coinvolte nell’indagine: gli organizzatori del sodalizio, infatti, erano un carrozziere, un medico legale ed un artigiano albanese, che aveva il compito di individuare e reclutare soggetti predisposti ad effettuare false dichiarazioni, tutti residenti in Val di Pesa, nonché un perito assicurativo di Firenze.

     

    Inoltre, fra le persone che risultano indagate vi è anche un avvocato di Firenze, cui sono contestate due ipotesi di truffa (una tentata e una consumata) ma non il reato associativo, un medico di Prato ed uno di Firenze che, attraverso l’esecuzione di accertamenti diagnostici, contribuivano a rendere credibili le lesioni denunciate dalle parti coinvolte nei sinistri.

     

    Le attività d’indagine consentivano, infine, di documentare come gli illeciti proventi conseguiti attraverso le frodi ammontassero a circa 260.000 euro (fra rimborsi concernenti i danni materiali dei veicoli ed inerenti alla liquidazione dei danni).

    di Redazione

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

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