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sabato 20 Aprile 2024
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    Falegname e scalpellino “adottato” da Grassina: addio Atanasio Aurilio

    Arrivato da Palermo quando aveva 21 anni, era stato "adottato" dalla comunità: il grazie dei familiari

    GRASSINA (BAGNO A RIPOLI) – Renza  e i figli Francesco, Andrea e Fabiana sono uniti con una grande forza e fede nel sopportare la perdita di Atanasio, compagno di una vita e amato padre.

     

    Una grande famiglia intera, con zii cugini e cognate da ogni parte dell’Italia e nel mondo, vicina gli uni agli altri con serenità in un momento così difficile dimostra quanto amore sia stato trasmesso dalla persona che oggi piangono.

     

    Il 15 febbraio, il palermitano di nascita ma grassinese di adozione Atanasio Aurilio, ha lasciato i suoi cari e i tantissimi amici della zona in seguito ad alcune complicazioni che hanno aggravato le sue condizioni fisiche già indebolite da una malattia contro cui combatteva da circa un anno.

     

    La speranza di un miglioramento non li ha mai abbandonati, abituati a non arrendersi e a lottare per le cose in cui credevano.

     

    Così è stata la vita di Atanasio, sapiente falegname e scalpellino capace di fare del suo lavoro un’arte: arrivò per lavorare all’età di ventuno anni a Grassina dalla Sicilia, e fu adottato da una intera comunità.

     

    “Vorrei ringraziare tutti. In questi giorni di grande dolore siamo stati abbracciati da un intero paese, tantissime le persone che ci sono state vicine venendoci a trovare o telefonandoci” sono le prime cose che Renza tiene a dire.

     

    Insomma, dice la moglie, è successo un po' quello che accadde “quando da ragazzo arrivò e venne accolto da tutta Grassina”.

     

    Lui che fin da bambino aveva giocato ed imparato a maneggiare il legno nella bottega del nonno, arrivò nel 1961 per aiutare nel lavoro uno zio falegname. E conobbe quella che sarebbe diventata la sua futura moglie che era ancora una ragazzina.

     

    Dopo il servizio militare al nord tornò qui a Grassina deciso a restare: “Io lo chiamavo il ragazzo con la valigia, perché quando arrivò aveva solo quella valigia di cartone piena di arnesi da falegname” continua con affetto Renza.

     

    “Essendo ancora un ragazzo –  continua – la sua formazione avvenne qui ed anche i suoi ideali e le sue convinzioni in difesa dei lavoratori si concretizzarono, attento alle regole  rifuggiva qualsiasi forma di clientelismo. Era conosciuto da tutti. Si adoperò sempre per Grassina e nel sociale prestandosi in aiuto di chi aveva bisogno, per la casa del popolo e ciò che rappresentava in quegli anni, partecipe negli organi della scuola fin da quando i propri figli la frequentavano, per la Rievocazione Storica del venerdì Santo, negli anni dopo alluvione, quando realizzò in legno tutte le lance e le spade dei soldati romani che tutt’ora vengono usate”.

     

     

    Don Umberto Cavini – ricorda ancora la moglie – della chiesa di San Martino a Strada, che lo conosceva bene diceva spesso che era stato un bravo falegname in quanto aveva conservato tutte le dita. Aveva bisogno di stare insieme alla gente, comunicare, uscire fuori con lui significava soffermarsi continuamente a salutare qualcuno”.

     

    Una bella figura, un padre che ha saputo essere presente e stare vicino a tutti e tre i figli oltre che ai nipoti: aveva un’ironia innata, nonostante non fosse di tante parole. La precisione ed il rigore necessari nel suo mestiere erano diventati il suo stile di vita. 

     

    di Silvia Rabatti

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

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