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giovedì 18 Aprile 2024
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    Quando Andrea Camilleri vinse il Premio Letterario Chianti: che descriveva… così

    Secondo nel '95, primo nel '97: "Ebbi la percezione che fosse qualcosa di completamente diverso dagli altri premi..."

    GREVE IN CHIANTI – Correva l'anno 1997 quando Andrea Camilleri, con "Il cane di Terracotta", vinceva il Premio Letterario Chianti. Che vede in Greve in Chianti il comune storicamente capofila.

     

    Partecipano in pratica tutti i comuni di zona: Barberino Val d'Elsa, Impruneta, Radda in Chianti, San Casciano, Tavarnelle, Castellina in Chianti, Castelnuovo Berardenga, Gaiole in Chianti.

     

    Nel '97 Camilleri vinse sbaragliando i quattro avversari: Athos Bigongiali, Alessandro Golinelli, Piero Malvolti, Camilla Salvago Raggi.

     

    C'era stato anche nel 1995, per la nona edizione: in quel caso aveva perso di un voto. Vinse Laura Pariani. Insieme a loro c'erano in gara anche Edoardo Nesi, Nino Filastò, Alessandro Tamburini.

     

    In molti quindi, anche nel nostro territorio, sono rimasti profondamente colpiti e addolorati per la scomparsa, mercoledì 17 luglio, dello scrittore siciliano.

     

    Scrittore che proprio al Premio Chianti aveva dedicato una riflessione, che abbiamo trovato su Vigata.org, sito-fan club dello stesso creatore dell'ispettore Salvo Montalbano.

     

    Ecco quello che scriveva Andrea Camilleri a proposito del Premio Letterario Chianti.

     

    Ebbi la percezione che il premio Chianti fosse qualcosa di completamente diverso dagli altri premi letterari fin da quando Paolo Codazzi mi telefonò per dirmi che ero entrato nella cinquina dei finalisti e che dovevo perciò trovare un sabato libero per andare a Greve a incontrarmi con la giuria.

     

    “E perché devo incontrarmi con la giuria?”. “Perché le faranno domande sul libro e lei dovrà dire le sue ragioni”. “Ma da chi è composta la giuria?”. “Da persone di Greve”. “E chi c’è in finale oltre a me?”.

     

    Mi disse i nomi. C’era anche un'autrice con un libro pubblicato dalla stessa casa editrice che aveva pubblicato me. “Ma tutti e due siamo editi dalla Sellerio!”. “E che fa?”. Ma come? E i premi letterari che usano il bilancino per dosare le loro strategie? 

     

    “Se l’anno scorso abbiamo premiato un libro Mondadori, quest’anno ne dobbiamo per forza premiare uno della Rizzoli”… .

     

    Ci andai, un sabato. E mi incontrai con la giuria. Una cinquantina di persone comuni, ma tutti lettori intelligenti, attenti, direi amorosi. Avevano verso il libro e il suo autore un calore contagioso. Ci tornai il giorno della votazione. Perdetti per un voto in più alla Pariani. Ma mi consolai abbondantemente la sera alla cena organizzata dai promotori del Premio.

     

    Feci nuove amicizie, ci scambiammo indirizzi e numeri telefonici, ci scrivemmo. L’anno dopo mi telefonò nuovamente Paolo Codazzi. Noi due, ormai ci davamo del tu. “Guarda che sei nuovamente finalista”.

     

    Tornai a Greve sentendomi contento come chi ritorna in un posto dove ha vissuto a lungo e bene. Parlai del mio libro ai giurati che erano cresciuti di numero. Ma una settimana prima del giorno stabilito per la votazione, fui costretto a fare una non piacevole telefonata a Paolo.

     

    “Non posso venire a Greve. Devo purtroppo trovarmi quel giorno in tutt’altra parte. Perciò considerami ritirato dal Premio”. “Vedremo”. Passarono una diecina di giorni e un pomeriggio mi venne voglia di sapere chi si era aggiudicato il Premio. Telefonai a Paolo. “Chi l’ha vinto?” “Tu”.

     

    “Ma non glielo hai detto ai giurati che non potevo essere presente?”. “Sì”. “E allora?”. “Non gliene è importato niente. Dammi le coordinate bancarie che ti mando l’assegno”. Eh no! E la cena?

     

    “Senti, Paolo. Trattieni tu i soldi e organizza una cena per tutti. Voglio festeggiare il Premio con tutti i giurati. Poi mi telefoni la data. E io vengo a Greve”.

     

    Fu una serata bellissima.

    di Redazione

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

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