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giovedì 18 Aprile 2024
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    Messa nel trigesimo della scomparsa di Paolo Mugnaini: la lettera della moglie Giuditta

    La pubblichiamo in forma integrale. Tantissime le persone in Propositura a San Casciano, giovedì 17 ottobre

    SAN CASCIANO – E’ stato come se Paolo Mugnaini, il giovane padre 32enne venuto a mancare a settembre dopo il ricovero presso l’Istituto Europeo di Oncologia di Milano per una tremenda malattia, ritornasse nella sua San Cascian per l’ultima volta.

     

    Tantissime persone, i familiari, parenti, amici, ma anche una rappresentanza dell’Istituto IEO di Milano, che giovedì 17 ottobresi sono strette tutti insieme nella Propositura Collegiata di San Cassiano, per una Santa Messa nel trigesimo della scomparsa di Paolo.

     

    Una messa concelebrata da don Massimiliano Gori, don Renzo Pulidori, padre Riccardo e don Francesco De Ruvo dei Salesiani di Firenze, di cui è stata allieva nel periodo degli studi la moglie di Paolo, Giuditta Tomberli.

     

    Solo il coro è riuscito a coprire i singhiozzi di tutti i presenti per questa tragica perdita. Ma alla cerimonia ha assistito anche Sofia, di appena sette mesi, figlia di Paolo e Giuditta, una bambina bellissima, vestita di bianco, un volto angelico che durante l’omelia di don Francesco, è stata coccolata e ha giocato con dei semplici balocchi. Tra questi il braccialettino “Io non temo le sfide IOXIEO”.

     

    Uno dei momenti più toccanti è stato quando Giuditta ha letto, dal pulpito, una lettera. Dettata dal profondo dell’animo. E letta, in parte, con Sofia tra le braccia. Una lettera che, con il consenso di Giuditta, pubblichiamo per intero. Perché vale più di qualsiasi nostra parola.

     

    Carissimi, voi che siete qui oggi e che ci avete accompagnato con il vostro affetto e la vostra solidarietà durante tutto il periodo della malattia di Paolo, e per questo vi ringraziamo tanto, siete stati per noi un sostegno senza il quale non avremmo potuto affrontare un percorso, che fin dall’inizio abbiamo sentito essere “più grande di noi”.

     

    Quando viene a mancare una persona giovane due pensieri si fanno spazio nella mente di tutti: il primo è “ non ci posso credere! Come mai proprio a lui, una persona così buona, piena di vita, amata da tutti!”.

     

    Il secondo, se si è credenti di una qualunque fede è: “non capisco! Ho pregato così tanto com’è possibile che non sia stato ascoltato?!!”.

     

    Il Male esiste, nessuno lo sceglie, semplicemente capita! Noi lo abbiamo capito al nostro primo incontro con il Professor Spaggiari, il chirurgo di Paolo, che davanti al nostro smarrimento, semplicemente rispose guardandoci in faccia “ Alla malattia, non importa della storia delle persone, colpisce tutti indistintamente, madri, padri, figli, fratelli, sorelle, buoni, cattivi, giovani, anziani ecc..”.

     

    Il nostro compito però è far tesoro di quello che ci capta e fare in modo che da esperienze bruttissime, possa nasce anche qualcosa di buono, e quando questo “buono” non corrisponde alla guarigione della persona, allora è importante che “buono” sia il percorso che si deve fare e “buono” possa essere il futuro di quelli che restano.

     

    Il 29 aprile, da una telefonata che ci invitava a ritirare le analisi di Paolo velocemente, abbiamo scoperto che stava accadendo qualcosa di grave, e nei giorni successivi abbiamo avuto la conferma delle due malattie che lo avevano colpito: Fibrosi polmonare idiopatica e tumore polmonare.

     

    Davanti a questi nomi la nostra reazione fu come avviene per tutti, paura, scoraggiamento e confusione, tanto che non riuscivamo nemmeno a capire quale delle due fosse peggiore o ci spaventasse di più.

     

    Sicuramente eravamo davanti a qualcosa che non sapevamo affrontare e se il tumore riapriva il dolore delle esperienze passate, la fibrosi era addirittura un mostro sconosciuto che alla fine ha prevalso sulla vita di Paolo perché ad oggi non esiste una cura per questa malattia e le sue veloci acutizzazioni hanno reso il suo polmone incapace di espandersi e di fare gli scambi ossigeno-anidride carbonica che sono alla base della sopravvivenza di tutti i nostri organi.

     

    “IO NON TEMO LE SFIDE!”: Appena si entra nell’istituto Europeo di Oncologia (IEO) si legge questa frase che ci ha accompagnato nei mesi che siamo stati a Milano e ancora oggi è come un inno d’incoraggiamento a non arrenderci di fronte alle difficoltà che stiamo vivendo, a sopravvivere alla nostra sofferenza e a questo senso di vuoto che abbiamo dentro.

     

    La mancanza di Paolo è un profondo silenzio nella nostra vita che sentiamo in ogni momento della giornata! Forse il tempo curerà alcune ferite, ma la sua assenza non potrà mai essere colmata.

     

    Vivere questi mesi non è stato facile, c’eravamo riproposti di vivere giorno per giorno sostenendolo e sostenendoci tra di noi e ora possiamo dire che la sua sofferenza fisica e morale, però, ha permesso a lui e a noi sostenendoci tra di noi e ora possiamo dire che la sua sofferenza fisica e morale, ha permesso a lui e a noi che gli siamo stati vicini, di fare un profondo e importante percorso interiore che ci ha cambiati, fatti crescere come persone e che ha reso le nostre due famiglie di origine un’unica sola famiglia unita, in cui le differenze che normalmente separano, specialmente all’inizio dei matrimoni, sono invece diventate i nostri punti di forza.

     

    A chi si riconosce nel secondo pensiero, vorremmo dire che noi siamo certi che tutte le preghiere, recitazioni, gesti di affetto, solidarietà e perfino i silenzi di chi ci ha tenuto nel cuore hanno fatto la differenza, perché anche quando non si può arrivare alla guarigione della persona conta molto come si viene curati e accompagnati durante la malattia, quali strade si aprono per il paziente e per i suoi familiari. Se per noi si sono aperte le strade giuste, con i medici giusti, l’ospedale giusto, ecc.

     

    È stato proprio grazie a voi che ci stavate sostenendo qui e da tante parti del mondo. Noi non ci siamo mai sentiti soli, Paolo non si è mai sentito solo e nonostante fossimo lontani da casa, abbiamo trovato alla IEO una casa, una famiglia e tanti amici.

     

    In questi mesi tutto il personale dell’ospedale ci ha accompagnato, ci ha supportato e ha vissuto con noi le paure e le speranze, non ci hanno mai fatto sentire numeri ma sempre persone e anche nelle sue ultime tre settimane di vita, quando Paolo era in coma farmacologico, il suo corpo e il suo essere uomo giovane sono stati sempre rispettati, come anche la nostra dignità e il nostro grande dolore.

     

    La sofferenza crea tra le persone legami molto forti per questo abbiamo sentito che era giusto completare il suo percorso li, a Milano, tra i familiari stretti, le persone dell’ospedale, con cui aveva e avevamo condiviso la sua malattia e gli amici più intimi.

     

    Anche in questo caso si sono aperte per noi porte inaspettate e cioè la possibilità di celebrare il suo funerale nel silenzio e nella spiritualità dell'Abbazia di Chiaravalle, che non potrebbe essere data in uso a persone non residenti, e che ci è stata invece concessa come segno di compartecipazione al nostro dolore da parte del parroco e dei monaci e la possibilità di avere la cremazione appena finito il funerale affinché il suo corpo non venisse lasciato in attesa in qualche luogo anonimo.

     

    Quando si prega ci si aspetta sempre che la risposta alla preghiera sia un miracolo, e ovviamente era ciò in cui speravamo anche noi, quel miracolo purtroppo non c’è stato ma abbiamo visto tanti miracoli giornalieri che avvenivano fuori e dentro di noi.

     

    Paolo oggi non c’è più ma lo possiamo ricordare come un uomo completo che è stato sconfitto nel corpo ma che resta un vincitore nella sua interiorità e spiritualità.

     

    La sua vita, anche se breve, è stata piena e vissuta intensamente, senza vie di mezzo, come figlio, fratello, marito, padre, imprenditore e amico perché in tutti questi aspetti della sua vita ha dato il massimo e come cittadino ha amato il suo paese San Casciano tanto da voler fondare qui le radici della sua nuova famiglia e ha cercato di combattere ogni forma di degrado insieme con altri amici attraverso le denunce delle Iene del Chianti… .

     

    Nella nostra epoca dove tutto corre è facile vivere grandi emozioni e poi essere fagocitati da tutto il resto della vita dimenticando i volti, le persone e a volte anche quello che abbiamo vissuto ma di tutta questa esperienza dolorosa due cose importanti che andassero perse:

     

    1- A Milano, abbiamo sperimentato che si può vivere la sanità in maniera diversa, l’ospedale può essere un luogo d’accoglienza, di amore, di dignità e contemporaneamente di eccellenza medica, di prevenzione e di ricerca ed è importante che ospedali come lo IEO possano essere sostenuti e magari aperti anche in altre regioni.

     

    2- Il personale sanitario ha bisogno di sentire che dietro ad ogni paziente c’è una famiglia, un gruppo di amici e anche un paese intero che si aspetta il massimo di quello che può essere fatto per alleviare la sofferenza della persona che ha bisogno di sentire la fiducia e la collaborazione che spinge a non arrendersi e ad andare anche oltre quello che sono in normali protocolli ospedalieri.

     

    Per questi due motivi noi vorremmo che il nome di Paolo e la sua/nostra storia non fossero dimenticati a Milano acquistando come benefattori una foglia dell’albero della vita che si trova all’ingresso dell’ospedale (che casualmente è anche il simbolo che Giuditta e Paolo avevamo scelto per il matrimonio).

     

    Abbiamo perciò aperto una sottoscrizione (che sarà chiusa a Natale 2019) che ci consentirà se vorrete anche con il vostro aiuto, di portare a termine questo progetto e di sostenere la Fondazione IEO in uno dei suoi molti aspetti, ricerca scientifica, prevenzione, sostegno agli ammalati e alle famiglie, servizio ospedaliero, didattica, ecc. e ringraziamo fin da ora chi vorrà partecipare anche con una sola piccola offerta utilizzando il cc postale IBAN IT08X0760102800001016572511 intestato a Giuditta Tomberli con causale: “Paolo per IEO”

     

    Con affetto e gratitudine, Giuditta e Sofia Mugnaini Tomberli, Manuela Secci, Daniele, Giulia, Linda e Maya Mugnaini, Roberto, Elisabetta, Rebecca e Rachele Tomberli.

     

    Al termine della Messa, fuori dalla Propositura, gli amici di Paolo e Giuditta hanno distribuito circa 400 buste per aiutare la Fondazione IEO.

    di ANTONIO TADDEI

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

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