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venerdì 26 Aprile 2024
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    Premal Fantin e il Coronavirus vissuto a Londra: “Ma non torno in Italia”

    Barberinese, 24 anni, lavora nella capitale del Regno Unito: "Gli inglesi sottovalutano. Non hanno capito"

    LONDRA – Premal Fantin ha 24 anni. Di Barberino Val d'Elsa, oggi vive a Londra, dove lavora. E dove ha deciso di vivere la sua vita.

     

    In piena pandemia da Coronavirus l'abbiamo raggiunta per capire come stia vivendo la situazione in quel Regno Unito in cui, fino a qualche giorno fa, sembrava che la linea del Governo fosse quella, molto brutale, di far ammalare le persone in una sorta di naturale selezione darwiniana.

     

    Poi le cose sono un po' cambiate, ma fino a che punto? Lo abbiamo chiesto proprio a Premal.

     

    "Vivo a Londra – ci dice Premal – a Notting Hill, dal 12 gennaio di quest'anno. Sono venuta qui per un’offerta di lavoro: mi hanno presa a lavorare come project coordinator in un’azienda di visualizer. Dopo aver studiato ad Oxford mi è sembrato che fossero gli unici a rispettare il mio percorso, non essendoci in Italia molte possibilità in questo senso".

     

    La sua riflessione è molto lucida: "Qui il Coronavirus non lo si vive con le giuste precauzioni. Quando è scoppiato l’allarme in Italia, molte persone in Inghilterra hanno addirittura gridato alla bufala. Reputando poi noi italiani dei paranoici quando abbiamo iniziato a procurarci mascherine, gel disinfettanti e guanti".

     

    "Per due settimane – ricostruisce Premal – nessuno ha fatto nulla. Solo lunedì scorso è stato emanato il decreto secondo cui ognuno doveva rimanere a casa propria. Ma anche questo, ovviamente, è molto all'acqua di rose. Ne parlavo con mia cugina ieri: io posso anche spendere un capitale per comprare guanti, mascherine e chi più ne ha ne metta per la mia salute. E ci mancherebbe, per quella questo ed altro. Ma se poi vado in un supermercato e i commessi che imbustano il pane non hanno nessuna protezione, posso farci poco".

     

    "Ecco – dice molto chiaramente – qui non siamo tutelati e ognuno fa un po’ quello che gli pare. La gente è in giro. Sono pochi, ma ci sono. E per obbligare gli assembramenti hanno dovuto chiudere tutti i negozi e i bar, perchè sennò le persone non lo capiscono".

     

    Le chiediamo quindi se abbia pensato di tornare in Italia. Ma anche su questo Premal ha le idee molto chiare: "No, non voglio tornare in Italia. So che questa è una situazione difficile, ma mi sembrerebbe di aver mandato all’aria una grossa opportunità. Anche perchè non voglio immaginarmi dopo, quando tutto questo finirà, le difficoltà per gli italiani che sono tornati a casa e vorranno rientrare in Inghilterra. Gli inglesi con la Brexit approfitteranno di questa occasione per scremare le entrate. Quindi preferisco rimanere qui".

     

    Gli inglesi appunto, e torniamo all'inizio del discorso: "Non hanno capito la gravità del problema secondo me – riprende Premal – Metà di loro va nei posti pubblici senza protezioni, e ti guarda anche con aria di arroganza del tipo… guarda sta cretina che si protegge. Ed è pieno di racconti di persone insultate sugli autobus perchè dotate di mascherina e guanti. Ad alcuni addirittura hanno sputato e starnutito addosso, solo per il gusto di farlo. Credo che coloro che vengono dall’Europa continentale abbiano compreso la gravità della situazione. Qua purtroppo ancora no".

     

    Tutto il mondo, comunque, è paese. Soprattutto sulla questione-tamponi: "Per un tampone qui ci vuole davvero tanto, e non è nemmeno detto che te lo facciano. C’è un sacco di gente che ha avuto febbre e i sintomi da Covid a cui è stato detto di stare a casa e coprirsi bene. Nessuno ci tutela".

     

    E i contatti con casa? Con Barberino Val d'Elsa? Con la famiglia? "Con i miei genitori cerchiamo di sentirci tutti i giorni, più volte al giorno. È giusto mantenere i contatti in questa situazione, essendo comunque tutti rinchiusi. Cerco di sentire anche i miei nonni il più spesso possibile, loro sono in una fascia a rischio e, per di più, vivono in Lombardia. Ma più che cercare di far sentire la mia presenza attraverso la tecnologia non posso fare altro. Non sono spaventata per questa situazione, ma bisogna davvero essere cauti e prendere tutti i provvedimenti possibili per cercare di non trovarsi nella situazione di essere malati. Speriamo finisca presto".

     

    C'è la questione sanitaria. Impellente e gravissima. Ma anche quella economica, potenzialmente esplosiva: in Italia, in Europa, in tutto il mondo.

     

    Chiudiamo quindi chiedendo a Premal come veda, in questo momento così difficile e unico nella storia recente, il suo futuro: "Lo vedo grigio, anche perchè quello che va considerato è che qui in Inghilterra hanno iniziato a prendere provvedimenti tre settimane dopo che in Italia è scoppiato tutto. Il che vuol dire che, probabilmente, non siamo ancora entrati nella fase dura vera e propria. Se poi consideriamo che la gente ancora non ha capito la gravità della situazione… . Prevedo tanti problemi, ma spero di essere in grado di poterli superare. "I don’t want to give up": amo Londra, è la mia città e l'ho sempre amata. Cercherò di fare di tutto per poter rimanere qui".

    di MATTEO PUCCI

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

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