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giovedì 28 Marzo 2024
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    L’albero era stato piantato nel 1908 e per oltre un secolo era stato un vero punto di riferimento nel territorio

    LAPPEGGI (BAGNO A RIPOLI) – Il pino di Lappeggi, “Il Pinone”, non c’è più. Nonostante l’impegno di alcuni professori dell’Università di Firenze per cercare di curarlo, si è arrivati alla dolorosa decisione di abbatterlo.

     

    L’albero, nella proprietà Malenchini, era stato piantato nel 1908 e per più di un secolo è stato un punto di riferimento, il simbolo che dava il benvenuto all’ingresso del paese di Lappeggi.

     

    Generazioni di bambini ci hanno giocato intorno, tanti innamorati si sono baciati sotto la grande chioma e una foto del pino è anche la copertina di un libro del poeta scrittore antellese Tullio Fiani (“Forza della Natura, forza della vita”, CALCIT, Tipolitografia It. Comm., Firenze, 1997).

     

    Lo stesso Fiani che al “Pinone” trovava la pace per meditare e l’ispirazione per i suoi scritti.

     

    Riportiamo integralmente un suo brano del 1985 tratto dal libro “Racconti”, It. Comm., Firenze, 1986.

     

    IL PINO DI LAPPEGGI – Settembre 1985

     

    Siamo alla fine di settembre e cerco ancora riparo nella grande circonferenza della tua ombra.

     

    Dalla tua posizione puoi controllare l’orientamento dei venti e trovarti ben piantato in posizione di difesa quando questi ti affrontano.

     

    Non ti ho mai visto lottare veramente con le forze della natura. Te lo giuro, all’occasione voglio vedere come sai difenderti. Soprattutto quando al vento ti si abbatte anche la pioggia o sei percosso dalle grandinate; voglio vedere come te la cavi.

     

    Un giorno ti ho visto carico di neve. Eri stupendo e maestoso. Sai perché voglio vederti affrontare le forze della natura? Perché il tuo tronco, anche se è ben abbarbicato, mi sembra esile di fronte alla tua grandissima cresta.

     

    Mi piace sentire il tuo lamento marino, quando i venti ti scuotono. Vengo spesso da te a ripararmi dal sole e respirare il tuo resine.

     

    A questi giorni, mentre godevo della tua ombra, ti guardavo affascinato e meravigliato. Il vento brandiva i tuoi rami e dal miagolio dei tuoi spini non distinguevo se ti lamentavi o se gioivi.

     

    Chiudendo gli occhi mi sembravano i rumori del flusso e del riflusso del mare. Il cielo era terso e tremavi, cantando o piangendo, non so.

     

    Come tu vedi, vengo spesso da te a leggere o scarabocchiare. Dalla tua potenza mandami un po’ di ispirazione. Dimmi, in quale considerazione tu tieni gli uomini? Hai ragione a fare la bocca storta. Anch’io la penso come te. Eppure se gli uomini ci sapessero fare, tirando un calcio agli egoismi, anche il cielo sarebbe più pulito.

     

    Arrivederci a domani, grande, bellissimo pino; ora vado più in qua.

     

    Allontanandomi, mi girai e lo vidi dondolare quei grossi pennacchioni come se volesse salutarmi.

     

    Tullio Fiani (1912 – 2006)

    di Stefano Casprini

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

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