Suonano alle porte travestiti da operai dell’energia elettrica, del gas, del telefono… sono ovunque, eppure non ce ne accorgiamo e purtroppo così guardiamo tutti con sospetto.
Abbiamo paura di uscire di casa e quando siamo tra le mura domestiche ci barrichiamo e siamo terrorizzati che qualcuno entri, ci faccia del male e ci derubi. Abbiamo case fortificate, con sbarre alle finestre, allarmi, porte blindate: assomigliano più a prigioni che abitazioni. Si può continuare a vivere così?
La gente ha paura, si sente indifesa e non sa che cosa fare. Un mio amico carabiniere mi diceva che a Firenze per sorvegliare metà città ci sono solo tre pattuglie… ma stiamo scherzando? I politici starnazzano da più parti che non ci può essere la giustizia fai da te, si rischierebbe il far west… ok, allora pensateci voi ma fatelo velocemente che la gente è terrorizzata e il terrore genera sempre dei mostri.
Credo fermamente che si debba ricorrere ai ripari prima possibile e in qualsiasi modo. Purtroppo viviamo in un paese in cui tutto è strumentalizzato politicamente e tutto diventa motivo di dibattito e di scontro anche sociale fomentato da ideologie che sono puntualmente ritirate fuori da vecchi cassetti.
Un esempio? Quando, in diverse zone, sono stati creati dei gruppi di sorveglianza cittadina, che non hanno certo lo scopo di sostituirsi alle forze dell’ordine ma semplicemente di funzionare come deterrente, si ritira fuori la polemica che queste assomigliano alle vecchie squadracce fasciste. Se alcuni cittadini si mettono insieme per un servizio utile alla collettività, non sarebbe meglio aiutarli in questo, invece che boicottarli.
Non sarebbe utile dargli gli strumenti giuridici e materiali per fare bene questo servizio non oltrepassando i limiti? Se poi si va oltre e ci sono tra questi “teste calde” basta usare la legge e fermarli. A volte, ho l’impressione che in Italia ci sia la cultura dell’illegalità… si cerca di difendere la libertà anche quando questa arriva fino a forme estreme deleterie per la società e ai limiti, se non oltre, la legge.
Si tende sempre a giustificare tutto senza considerare che si è perso il senso dei valori, del bene comune, il senso della dignità della persona umana che è stata mal celata dietro allo spauracchio di una libertà che non si è più insegnato a comprendere e a conquistare ma che è diventata l’alibi di poter fare tutto e il contrario di tutto.
Come dice Papa Francesco nell’enciclica Lumen Fidei, quando l’uomo rifiuta la verità per abbandonarsi all’effimera libertà della luce della ragione autonoma “si è visto che – questa – non riesce a illuminare abbastanza il futuro; alla fine, esso resta nella sua oscurità e lascia l’uomo nella paura dell’ignoto. E così l’uomo ha rinunciato alla ricerca di una luce grande, di una verità grande, per accontentarsi delle piccole luci che illuminano il breve istante, ma sono incapaci di aprire la strada. Quando manca la luce, tutto diventa confuso, è impossibile distinguere il bene dal male, la strada che porta alla mèta da quella che ci fa camminare in cerchi ripetitivi, senza direzione”.
Non credo che queste bande organizzate di ladri siano semplicemente “uno scontro tra poveri e altri oggi un po' meno poveri”. Queste sono solo parole demagogiche che si rifanno a presupposti di un‘ideologia politica che giustificano ma che non trovano soluzione e che hanno creato ancora più divario sociale nei paesi in cui sono stati applicati. Affermarlo è come dire che tutti i poveri, perchè costretti, rubano.
Assolutamente sbagliato e ingiustificabile. Ce ne sono moltissimi che si rimboccano le maniche con grandissima dignità e tirano avanti stringendo i denti e la cinghia, facendosi aiutare dalle strutture sul territorio. Coloro che svaligiano le case con appostamenti mirati, quelli che smontano le grondaie in rame nei cimiteri, sono delinquenti organizzati punto e basta e così devono essere considerati e trattati.
La sicurezza dei cittadini non la si può barattare con la demagogia o generalizzando. Sarebbe come dire che tutti gli immigrati sono delinquenti. Ce ne sono molti che s’inseriscono perfettamente nella nostra società rispettando la legge, le tradizioni, la cultura, ce ne sono altri, senza scrupoli che vengono qua solo perchè la giustizia italiana è ahimè conosciuta come troppo tollerante e di manica larga.
Sono stanco di sentir dire che gli italiani sono razzisti. Non è vero: sono intimoriti, impauriti perchè l’accesso indiscriminato, senza controllo, d‘immigrati ha creato un disordine sociale (forse voluto da qualcuno).
Farli entrare nel nostro territorio senza un programma, un’opportunità, ma lasciandoli vagabondare per le strade non è dare un’occasione, non è accoglienza ma è togliere l’ultimo spiraglio di dignità a queste persone. I progetti a tempo in cui si accolgono rifugiati per un anno, a cui si da vitto e alloggio, a cosa servono se poi allo scadere del termine del progetto non si è costruito niente, si chiudono i rubinetti dei fondi e si buttano fuori dalle strutture queste povere persone?
Chi voleva una regolamentazione del flusso immigratorio e una registrazione previe impronte digitali è stato tacciato di razzismo (altra parola abusata per strumentalizzare politicamente la discussione). Per entrare negli Stati Uniti d’America ti prendono le impronte digitali di entrambe le mani (paese multiculturale e multirazziale) e nessuno si sognerebbe di gridare allo scandalo.
Per entrare in alcuni istituti bancari devi passare dalla scansione dell’impronta digitale del pollice, sotto le telecamere e per ogni operazione che fai, lasciare tutti i tuoi dati: la banca è razzista? Un controllo del genere è semplicemente una strumento di conoscenza dell’istituto per chi entra e gode dei servizi. La stessa cosa potrebbe essere applicata anche ai flussi immigratori ma si deve gridare sempre allo scandalo e al razzismo.
Mi chiedo, anche senza tirare in ballo questioni cospiratorie, se non ci sia in gioco una volontà di portare il paese al collasso sociale creando un disordine allarmante. Chi può avere interesse a questo?
Le forze dell’ordine hanno la mia massima fiducia e stanno lavorando alacremente ma sono ridotte al lumicino dopo la soppressione della leva obbligatoria e con i tagli attribuiti a questa crisi.
Ieri il Papa a Lampedusa ha detto: “La cultura del benessere, che ci porta a pensare a noi stessi, ci rende insensibili alle grida degli altri, ci fa vivere in bolle di sapone, che sono belle, ma non sono nulla, sono l’illusione del futile, del provvisorio, che porta all’indifferenza verso gli altri, anzi porta alla globalizzazione dell’indifferenza. In questo mondo della globalizzazione siamo caduti nella globalizzazione dell’indifferenza! Ci siamo abituati alla sofferenza dell’altro, non ci riguarda, non ci interessa, non è affare nostro!”.
Ha denunciato con forza l’azione dei trafficanti, “quelli che sfruttano la povertà degli altri” e ne fanno “una fonte di guadagno”. Questo è ingiustificabile! La malavita sta prendendo a tutti i livelli il sopravvento e non possiamo permetterlo.
Proprio riguardo a questo traffico umano che ha causato tante vittime, citando il libro della Genesi, ha aggiunto: “Chi è il responsabile del sangue di questi fratelli e sorelle? Nessuno! Tutti noi rispondiamo così: non sono io, io non c’entro, saranno altri, non certo io. Ma Dio chiede a ciascuno di noi: ‘Dov’è il sangue di tuo fratello che grida fino a me?’. Oggi nessuno nel mondo si sente responsabile di questo; abbiamo perso il senso della responsabilità fraterna”.
Il benessere ci ha reso ciechi e anestetizzati, forse è giunto il momento di capire, che le polemiche ideologiche non portano a niente, ma che dobbiamo ripartire da quanto sia importante la responsabilità fraterna e la collaborazione concreta e reale tra le persone dove la vera libertà sta nella scelta della condivisione e dell’aiuto reciproco.
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