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lunedì 29 Maggio 2023
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    Non ci sono più le stagioni di una volta

    Oggi venerdì 24 maggio 2013 le temperature si sono abbassate notevolmente. Un vento ghiaccio spira impetuoso. Sulle montagne è caduta la neve: anche 30 centimetri sulle Dolomiti. Il nostro appennino tosco-Emiliano è imbiancato.

     

    La primavera non si è ancora sentita e saltando l’estate siamo passati direttamente all’autunno. Tutti ci stiamo chiedendo che cosa sta succedendo e i più anziani dicono scuotendo il capo: “non ci sono più le mezze stagioni”.

     

    Stiamo assistendo a qualcosa di veramente particolare. Quest’inverno abbiamo avuto una stagione ricchissima di precipitazioni a carattere nevoso. Sul Cimone, mi hanno detto che, da Natale a Pasqua hanno avuto solo 18 giorni di sole, per i resto ha nevicato copiosamente.

     

    Non sono certo un esperto di meteorologia ma basta osservare bene l’avvicendarsi delle stagioni e delle temperature per comprendere come ci sia qualcosa che non va. A cicli alterni i Media lanciano appelli e invettive contro il riscaldamento globale, contro l’inquinamento, contro l’eccessivo uso di combustivi fossili, senza contare il nucleare e i suoi nefasti effetti.

     

    Non sono un attivista ecologista ma semplicemente un amante della natura, degli animali, della vita in genere e sono preoccupato. Ho timore di ciò che abbiamo fatto al pianeta e che questo sia irreversibile. Lo abbiamo scambiato come un bottino da depredare e usare a nostro piacimento e non come il nostro bene più grande da tramandare ai nostri figli e ai figli dei nostri figli.

     

    Dice un noto aforisma di un capo indiano: "Quando l’ultimo albero sarà stato  abbattuto, l’ultimo fiume avvelenato, l’ultimo pesce pescato, vi accorgerete che non si può mangiare il denaro. La nostra terra vale più del vostro denaro. E durerà per sempre. Non verrà distrutta neppure dalle fiamme del fuoco. Finchè il sole splenderà e l’acqua scorrerà, darà vita a uomini e animali. Non si può vendere la vita degli uomini e degli animali; è stato il Grande Spirito a porre qui la terra e non possiamo venderla perchè non ci appartiene. Potete contare il vostro denaro e potete bruciarlo nel tempo in cui un bisonte piega la testa, ma soltanto il Grande Spirito sa contare i granelli di sabbia e i fili d’erba della nostra terra. Come dono per voi vi diamo tutto quello che abbiamo e che potete portare con voi, ma la terra mai". (Piede di Corvo, Piedineri)

     

    Sono parole che riassumono sapientemente un grande insegnamento: esiste un bene che vale più di ogni altro, la vita e la terra che serve per custodirla. Il denaro non si mangia, non si beve e se ci vendiamo per il profitto, siamo condannati a morte. Sono parole cariche e forti per un mondo come quello in cui viviamo e che ricordano quelle scritte molti secoli prima contenute e custodite nella Bibbia.

     

    La parola di Dio ci parla di un paradiso terrestre in cui l’uomo viene inserito e in cui vive in grande armonia con la natura rigogliosa che lo circonda e con gli animali. Dio, dopo aver creato l’uomo e la donna li benedisse e li chiamò a partecipare al progetto divino dicendogli: "Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente, che striscia sulla terra" (Gen 1, 28).

     

    L’indicazione di “soggiogare e dominare” non deve però essere intesa in termini di “sfruttamento”. L’uomo, a cui è data questa istruzione, è quello a “immagine e somiglianza” divina. Non possiamo certo paragonare e affermare che l’essere umano dell’aggressivo e incontenibile capitalismo odierno sia nemmeno lontanamente paragonabile a quello a immagine e somiglianza di Dio.

     

    L’aggressività dell’uomo, dal punto di vista cristiano, è legata con la lontananza al volere di Dio, alla distanza dalla vera vita evangelica. Se scorriamo il racconto biblico, si capisce che l’uomo caduto nel peccato originale diventa un’altra persona: perde la somiglianza divina anche se ne conserva l’immagine. Conseguenze del peccato sono quindi la rottura della relazione dell’uomo con Dio, con se stesso, con il suo simile e con la natura.

     

    L’uomo, di conseguenza, ha paura e si nasconde, percepisce la sua nudità e ne prova vergogna, scarica sul suo simile la responsabilità d’una azione della quale è corresponsabile. Questo comportamento sfocia in tragedia nel racconto di Caino e Abele finendo per amplificare ulteriormente la distanza tra l’uomo e il creato. L’uomo e il creato, intimamente legati e segno più alto dell’azione creatrice di Dio, vengono così trascinati nella corruzione.

     

    Dice San Paolo nella lettera ai Romani: "La creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio; essa infatti è stata sottomessa alla caducità – non per suo volere, ma per volere di colui che l’ha sottomessa – e nutre la speranza di essere lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio. Sappiamo bene infatti che tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto; essa non è la sola, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando ‘'adozione a figli, la redenzione del nostro corpo". (Rm 8, 19-23).

     

    La caduta dell'umanità ha determinando terribili conseguenze per tutto il creato: ha avuto effetti antropologici, naturali e sociali. Il genere umano si è ribellato al progetto divino e ha violentato la creazione abusandone violentemente.

     

    Non pensiate che sia il tipo di prete retrogrado che vorrebbe tornare al calesse e alle candele, con la posta portata dal piccione viaggiatore. Sono, anzi, un grande utilizzatore di tecnologia e affascinato dal progresso, ma vorrei che questo fosse più attento all’ambiente che ci circonda e non solo al profitto a tutti i costi. Leggevo un articolo sull’argomento che sottolineava come i cambiamenti climatici hanno un impatto del 1,5 per cento sul PIL mondiale.

     

    Senza contare che nel prossimo futuro le vittime della scriteriata tutela del clima potrebbero arrivare a 100 milioni di persone nell’anno 2030, oggi stimate in 400 mila l’anno. Gli scienziati hanno calcolato che oltre 400 mila persone l’anno muoiono per cause legate direttamente o indirettamente al “clima impazzito”, cui si aggiungono 4,5 milioni di vittime l’anno per malattie legate all’uso di combustibili fossili: due fattori che porteranno, nel 2030, a conteggiare 100 milioni di morti, una vera e propria ecatombe.

     

    Senza scomodare San Francesco con il Cantico delle Creature, ci rendiamo conto come questa politica cieca e ottusa non è scelta a causa dei costi alti di una vita più ecologica che comunque sarebbero ripagati abbondantemente da una qualità della vita più alta e dal risparmio in campo sanitario.

     

    Il mondo in cui viviamo è l’espressione dell’amore di Dio che ci ha donato una grandissima varietà di specie animali e vegetali, un’incommensurabile molteplicità di forme e colori che anche la più grande e fervida fantasia non avrebbe mai potuto partorire.

     

    Se “non ci sono più le stagioni di una volta” tocca a noi lavorare alacremente per riportare il creato in quell’equilibrio voluto da Dio: adesso sta a noi aprire una nuova stagione!

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

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