Come, purtroppo, troppo spesso accade, nel mio ministero capita di andare all’ospedale a visitare dei parrocchiani ricoverati per molteplici questioni.
Non sempre lo si può fare, anche perchè non siamo informati tempestivamente (come dico sempre io è più facile sapere se qualcuno tradisce la moglie o il marito ma poche volte ci viene chiesto di pregare per chi sta male…).
L’ospedale più vicino e di competenza territoriale è quello di Santa Maria Annunziata di Ponte a Niccheri.
Anche la scorsa settimana mi sono recato presso questo ospedale per delle visite a dei pazienti. La prima cosa è stata quella di chiedere delle informazioni all’addetto appena entrati.
Alla mia domanda in quale camera fossero tizio e caio mi è stato risposto con tono quasi scandalizzato: “Vuol dire il reparto!”. Non ho fatto polemica e sono passato da stupido ma la domanda non era sbagliata.
A parte che più o meno sapevo già dove recarmi ma i problemi sono sorti appena entrati in reparto. C’è toccato “sbirciare” in ogni stanza cercando tra i pazienti i nostri parrocchiani. Non sempre le stanze sono aperte pertanto diventa difficile individuare chi cerchi.
Trovo anche molto fastidioso, per la privacy dei malati, tutte queste “teste” che fanno capolino nelle stanze. In tutti e due i reparti abbiamo dovuto far ricorso agli infermieri per avere informazioni che gentilmente ci hanno fornito ma questo non è il loro compito e soprattutto abbiamo dovuto disturbarli durante il loro lavoro così importante.
Nel 2014 l’azienda sanitaria non è ancora in grado di informatizzare le schede dei pazienti indicando, oltre il reparto, anche il numero della camera di ricovero o è semplicemente incompetenza di chi lavora al centro informazioni?
I problemi che sono venuti a galla in questa breve visita, purtroppo non si fermano qui.
Incontrando la prima paziente mi viene raccontato che, a seguito del suo incidente, ha delle vertebre fratturate. Le hanno fatto le analisi di routine ma i medici avrebbero bisogno di sottoporla anche a una risonanza magnetica per avere ulteriori dati sul suo stato di salute. Ma questo tipo di apparecchiatura diagnostica non è presente in questo ospedale.
La malata, infatti, ha dovuto sostenere uno spostamento presso un altro ospedale per sottoporsi alla risonanza magnetica.
Quando vengo a conoscenza di queste notizie mi sale il sangue al cervello e mi si ingrossa la vena del collo dalla rabbia.
Ma come, un ospedale così grande (bene 15 comuni fanno riferimento a questo presidio ospedaliero) e che serve un bacino di utenza così vasto non ha un’apparecchiatura diagnostica come questa?
Una persona che ha lesioni alle vertebre, che deve rimanere il più possibile immobile, deve essere trasportata altrove attraversando la città (le strade ovviamente sono piene di buche con rischio di sobbalzi) per un’analisi?
Pochi giorni prima, era apparso sul Gazzettino del Chianti un articolo (clicca qui) dove si riferiva della chiusura, nello stesso ospedale, del centro prelievi necessario per un ampio piano di ristrutturazione dell’ospedale stesso che dovrebbe venire a costare quasi 23 milioni di euro.
Non discuto sulla necessità di tali interventi ma come cittadino pretendo che i medici siano messi nelle condizioni ottimali per curare i pazienti e la presenza di apparecchiature diagnostiche non è una questione negoziabile o secondaria.
Troppo spesso, davanti alle notizie di malasanità si punta il dito verso i medici ma quasi mai lo si fa nei confronti dei politici e manager che gestiscono tali strutture per aver creato tutte quelle carenze che vanno a discapito del malato.
Appena arrivato all’ospedale ho notato il rinnovo della cartellonistica e segnaletica che guida attraverso i reparti.
Non discuto che sia necessaria e che risponda alle normative vigenti ma non mi sembra una priorità in un ospedale.
Preferirei vedere cartelli stampati al computer “in proprio” ma sapere che l’ospedale ha tutte le apparecchiature necessarie alla diagnostica, alla cura del malato, avere un numero maggiore di medici e infermieri che si dedicano ai pazienti, invece di dover correre da una parte all’altra con turni massacranti e sempre in carenza di organico… .
Tutto il personale deve essere messo nelle migliori condizioni per poter svolgere al meglio il proprio compito: stiamo parlando di persone che devono stare accanto a coloro che soffrono e che hanno bisogno di tutta la loro attenzione e le loro energie per guarire.
Non si capisce, poi, come mai si voglia smantellare il servizio del prelievo del sangue (che funzionava benissimo) senza prima aver pensato a un servizio territoriale sostitutivo adeguato.
Ci sono molte persone che vi ricorrevano anche per controlli necessari per assumere farmaci salvavita come ad esempio il Coumadin.
Purtroppo la persona in questione sarà necessariamente trasferita per l’operazione. Le prime cose che mi balzano alla mente sono la pericolosità degli spostamenti, troppo numerosi e inutili per un paziente che deve rimanere il più possibile immobile a causa della propria patologia, e poi i costi da sostenere per i trasferimenti.
Anche in questo caso lo Stato italiano fa ricadere la propria inefficienza sulle associazioni di volontariato che si fanno carico dei trasporti da un ospedale a un altro.
Mi fa impressione sentir parlare di “Azienda Sanitaria” perchè questo evoca immediatamente l’idea che l’unica cosa importante sia il bilancio e non le persone che se ne servono… i risultati sono sotto gli occhi di tutti!
© RIPRODUZIONE RISERVATA