Nella storia, ci sono persone che hanno lasciato un segno indelebile del loro passaggio. Balzano subito alla mente quei personaggi famosi i cui nomi sono scritti nei libri di storia, che hanno contribuito in qualche modo alla crescita dell’umanità o l’hanno ferita profondamente. Ci sono poi i grandi nomi del cinema, della musica, della letteratura, …
Ma in queste righe voglio parlare di una categoria diversa di persone: quelle che lasciano un segno indelebile nella vita degli individui, che nessuno conosce e che spesso non sono riconosciute anche da coloro che ne sono segnati.
Ho già accennato ai segni che i genitori lasciano nell’educazione dei propri figli (clicca qui), così vorrei parlare di altre figure.
Per primi mi vengono in mente i nonni. Con l’esperienza di una vita e ancora tantissimo amore da donare, i nonni sono essenziali nella crescita di una persona. Il rapporto che nasce con i nipoti è unico. Sono il rifugio sicuro, il porto durante le tempeste ma purtroppo a un certo punto (sempre troppo presto) ti lasciano.
Il loro amore, però, rimane ed è forte, lo si percepisce nell’aria che si respira: è come un profumo intenso che rimane nella stanza e la pervade per tanto tempo. I momenti passati con loro sono forse i ricordi più remoti che rimangono nella mente, come flash forse, ma di grande intensità tanto da poter rivivere le sensazioni anche a livello sensoriale di certi istanti, come a ricevere ancora di quell’affetto grande e di quella serenità fanciullesca ormai svanita.
Iniziando la scuola s’incontrano insegnanti e compagni di classe. La prima categoria è notoriamente odiata dagli studenti, spesso per ovvie e reali ragioni, ma c’è sempre l’eccezione che conferma la regola e bisogna dare a Cesare quel che è di Cesare.
Avendo studiato fino a 33 anni e frequentato due facoltà (Scienze Politiche e Teologia), di insegnanti ne ho visti molti ma pochi hanno lasciato il segno. Salire in cattedra riesce a tutti (in Italia siamo tutti maestri, politici, allenatori della nazionale, ecc…) ma insegnare è di pochi. Per fortuna ne ho incontrati alcuni.
L’esempio più lampante è stata la mia professoressa di italiano delle superiori: una donna eccezionale con una vera e propria vocazione all’insegnamento. Quando entrava lei in classe, nell’aula regnava il terrore tanto era severa ma sempre giusta, mai di parte o con preferenze personali che creano sempre grossa antipatia.
Ricordo, per fare un esempio, che dopo il primo anno che eravamo con lei, per l’estate aveva preparato una lista personalizzata di libri per ogni alunno (non due o tre ma almeno dieci a testa) che avrebbero potuto interessarci ed appassionarci alla lettura: per me fu una vera e propria scoperta dei libri divorandone moltissimi in una sola estate.
Ci ha sempre spronato a capire quello che studiavamo, in maniera critica, mai cercando di inculcarci un pensiero ma aiutandoci a formarcene uno nostro, frutto della nostra sensibilità e della nostra visione della vita. Ci sentivamo liberi di discutere e valutare con lei ogni cosa, e si è sempre mostrata interessata alle nostre opinioni.
Non solo un insegnante per completare il programma ministeriale ma una maestra di vita vera che ci ha fatto maturare e crescere come uomini e donne per il bene nostro e della nostra vita futura.
Forse, molte cose studiate le ho dimenticate (non ho mai avuto molta memoria) ma la scuola di vita che ci ha mostrato è sempre viva nella mia mente e continua ad aiutarmi anche a distanza di tanto tempo. Una nozione la si può anche, negli anni, dimenticare ma la crescita umana, interiore, è la base della maturità necessaria per affrontare la vita.
Dopo quasi venticinque anni, quando incontro i miei vecchi amici delle superiori, non manca mai un pensiero alla mitica prof. Tutti abbiamo tanta voglia di incontrarla, di rivederla, forse per raccontargli il percorso fatto dalla maturità ad oggi. Che dire oltre? Grazie “Gila” (così la chiamavamo tra noi accorciando il suo altisonante cognome)!
La seconda categoria: i compagni di classe. Quanti? Tantissimi, quante storie da raccontare e che gioia a ripensarci! Con alcuni l’amicizia continua e si è rafforzata nel tempo. Magari non ci si vede o ci si sente per i tanti impegni ma quando succede, è una festa. Altri si sono trasferiti lontano: un mio amico delle medie era andato moltissimi anni fa in Nuova Zelanda e l’ho ritrovato grazie a internet e ai social network.
Ci sono quelli conosciuti addirittura all’asilo: la mitica Simona, compagna di tante avventure che ancora sento regolarmente anche se quasi solamente su Facebook… quando una cena? Federico che avrei dovuto sposare ma che colpa dell’ernia del disco, non ho potuto farlo; la Francesca ritrovata in parrocchia, ecc…
Alle superiori iniziano amicizie con cui si esce fuori, si fa le prime vacanze e poi ci si butta nella vita vera dopo la maturità. Eravamo un bel gruppo unito ma non ci siamo mai ritrovati tutti insieme, chissà perchè? Molti li ho sposati, gli ho battezzato i figli e li ho visti crescere.
Sono stati importantissimi nell’epoca più difficile, quella dell’adolescenza. Amici con cui condividere tutto, con cui divertirsi ma anche crescere e confrontarsi. Quante scorribande, quante pizze in centro a Firenze o quanti film visti nel salotto della “Carciofa” (uno dei tanti soprannomi dell’epoca), tutti insieme appassionatamente.
E’ già, i soprannomi: la carciofa, lo scrondo, il puffo, la Joe, la ciccona, il mocio vileda,… che ridere e quanti bei ricordi riportano alla mente.
Arrivano i tempi dell’università ed ecco spuntare all’orizzonte pochi amici veri ma speciali (crescendo aumenta la capacità di selezionare le persone). Si frequentano i corsi, si preparano insieme gli esami, si fanno cene e vacanze ma soprattutto ci si confronta in maniera più matura sulle questioni vere della vita.
Ci si proietta nel futuro con tante speranze ed aspettative ma purtroppo spesso, troppo presto, arriva la resa dei conti: una tua carissima amica, senza motivo (malattie o incidenti) muore improvvisamente. Un’amica vera, che ti ha fatto crescere con il suo carattere spigoloso e deciso, con le sue provocazioni riguardo ad una visone della vita completamente diversa dalla tua.
La Katia ci ha lasciato a solo 33 anni (e dopo di lei toccherà a Guido a solo 35). Un segno grande, una ferita nell’anima che difficilmente si rimargina ma che insegna quanto è fragile la vita e quanto dobbiamo sforzarci di godere di ogni istante, di ogni evento bello o brutto che sia, perchè sai quanto hai vissuto ma non quanto vivrai ancora.
Anche l’ambiente sportivo crea relazioni ed esperienze significative. Le dinamiche che si attuano sono più o meno le stesse che ho descritto per la scuola.
Una persona che sicuramente ha lasciato un segno fortissimo nella mia vita è stato il mio padre spirituale ma l’argomento lo approfondirò in un prossimo articolo.
Quello che ho descritto sono solo alcune delle relazioni che si possono intessere in una vita e ho parlato solo delle persone che hanno lasciato un segno positivo. Ce ne sono molte che sono state negative ma in questo momento abbiamo bisogno di speranza e una visione positiva della realtà.
Penso anche a quanti segni abbiamo lasciato negli altri senza esserne consapevoli, nel bene e nel male. Alcune volte, anche le ferite che infliggiamo possono essere frutto inconsapevole di un modo di amare sbagliato. Anche l’amore vero spesso fa male ma non significa che non sia amore autentico: è il modo in cui lo doniamo e viene percepito, l’impatto che ha con la nostra vita che ne muta l’effetto.
Ogni esperienza è significativa e formativa (non solo quelle belle e positive) pertanto ringraziamo il Signore per le persone che ci hanno segnato positivamente ma anche quelle che lo hanno fatto negativamente perchè comunque, quest’ultime ci hanno sicuramente rafforzato.
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