Può capitare che non si conosca personalmente una persona ma che l’affinità, la simpatia, la stima, l’affetto che avvertiamo per lei o lui ci porti a pensarla come amica, in una sintonia forte, di sentimento.
Se questa persona abbiamo la possibilità di incontrarla fisicamente, magari da lontano ma comprendendola, in quel momento, come parte della nostra contemporaneità, attendiamo questo momento con molta trepidazione, capiamo bene cosa significa il termine “evento”. Prato e Firenze, la Toscana tutta, si stanno preparando a ricevere la visita di Papa Francesco, che passerà la giornata del 10 novembre tra queste due città, per l’incontro con il mondo del lavoro e con i delegati del 5° Convegno nazionale della Chiesa italiana.
Molti abitanti delle nostre terre chiantigiane si preparano a partecipare ai momenti organizzati a Firenze, il saluto all’assemblea del Convegno e la Messa celebrata allo stadio di Firenze.
Credo che la maggior parte di loro si preparino a vivere questo giorno con il sentimento che presentavo all’inizio di questa mia riflessione; un senso amicale, di confidenza, che proietta su di una figura da sempre connotata da elementi enormi per significato e valenza spirituali e storici la luce della calda umanità a cui ci invita il Vangelo.
Il Vicario di Cristo si accoglie con affetto e ammirazione, nello spirito con cui Jorge Maria Bergoglio si è da subito presentato al mondo: l’accoglienza alla dimensione umana concreta ma anche la testimonianza della verità che scaturisce dall’amore, soprattutto per coloro che più ne hanno bisogno, i poveri di ogni genere.
Si può tranquillamente affermare – come fanno taluni – che un Pontefice è patrimonio solo di una parte degli abitanti di questo Paese e che questa visita riguarda solo coloro che sono cattolici.
Ma ritengo che tutti coloro che sono capaci di dire parole che raggiungono le persone nella tenerezza e nell’onestà, indicando la possibilità di vivere speranza, consolazione e gioia, meritino rispetto ed ascolto. In un momento in cui Papa Francesco conosce le insidie di quella parte di Curia romana che sembra non gradire le indicazioni su di una riforma della Chiesa e quelle di un sistema mediatico che non esita ad adoperare notizie (quelle sulla salute) che nessuno vorrebbe diffuse ai quattro venti, senza che neanche ci si degni di appurarne con accuratezza la veridicità, credo sia necessario stringersi intorno a lui con grande rispetto, per testimoniare solidarietà e vicinanza.
Negli Atti degli Apostoli il dottore della legge Natanaele esprime un principio che non conosce contraddizione, almeno in ambito giudaicocristiano: se una cosa viene da Dio, non si può pensare di arrestarla, avrà comunque il suo corso.
La rilettura della Chiesa secondo il dettato conciliare non si farà certo interrompere da oscure manovre di palazzo o da dinamiche di nostalgia di che non si sa neanche bene cosa. Lo Spirito soffia comunque.
E Francesco, che si muove nella tradizione autentica, è sicuramente uomo docile alla Sua voce. Benvenuto, quindi.
Il modo migliore per comunicarglielo lo hanno trovato le ragazze e i ragazzi della mia comunità parrocchiale, Sant’Andrea in Percussina, che hanno preparato uno striscione da portare alla Messa allo Stadio del 10 novembre, molto colorato, che ha su scritto, insieme al nome della parrocchia, una frase essenziale, semplice ma di cuore: Francesco ti si vole bene, E davvero questo bene è tanto.
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