Finalmente ci siamo. Siamo arrivati alla settimana più significativa e quindi più intensa dell’anno, dal punto di vista liturgico-spirituale, per i cristiani: la Settimana Santa.
Purtroppo, ormai, la settimana sacra per eccellenza, centro e cuore della vita cristiana, è divenuta la settimana delle vacanze scolastiche, delle ultime sciate sulla neve, dei primi giorni al mare, delle grigliate tradizionali fuori porta nel lunedì detto dell’Angelo. La scristianizzazione in atto ha portato inevitabilmente a una perdita di significato di ciò che accadrà nei prossimi giorni per moltissime persone.
Non aiuta neppure il contesto ipocrita che serpeggia nella nostra società che propina come rispetto per chi non è della nostra religione l’aver tolto ogni riferimento a questa, nella scuole, ad esempio. Il rispetto nasce dalla conoscenza reciproca anche della propria fede.
Spiegare, nelle classi, il cristianesimo non è necessariamente farlo professare ma trasmettere quei contenuti necessari per saper leggere certi passaggi della nostra evoluzione culturale, storica, sociale, artistica e letteraria.
I segni che saranno compiuti in questa settimana sono moltissimi e tutti hanno un significato profondo che sfugge ai più. Sono sicuro che, particolarmente quest’anno, con la curiosità che ha destato il nuovo Papa, saranno ancor più mostrati dai media e rimbalzeranno come non mai nelle case di tutto il mondo.
Inizieremo con la Domenica delle Palme e come ogni anno ci sarà la lotta all’ultimo ramo d’ulivo. Ci sarà chi ne prenderà a fastelli da distribuire a tutti i parenti, chi ci suonerà il campanello a ogni ora perchè lo sta cercando, chi continuerà a chiederlo per tutta la settimana dicendoci che non è potuto venire alla Messa… la scena sarà quella del Black Friday americano in cui si apre lo shopping natalizio con offerte e promozioni.
Un giorno così importante è stato trasformato nell’immaginario collettivo nel giorno della distribuzione del portafortuna ammantato di fede e spiritualità cristiana. La cosa più importante sarebbe partecipare alla processione che manifesta l’entrata messianica di Gesù a Gerusalemme, la nostra volontà di partecipare al cammino pasquale e di passione magistralmente sottolineato dalla lettura della Passione di Gesù durante la celebrazione eucaristica.
Sembra una contraddizione: un giorno di festa che rimanda in modo prepotente alla passione, momento di grande sofferenza. Ahimè, i cristiani ormai sono simili, troppo spesso, al popolo di Gerusalemme che prima acclamò Gesù e poi gridò “crocifiggilo, crocifiggilo!”.
I giorni corrono veloci. Le confessioni, spesso frettolose, senza un serio esame di coscienza, non sono, spesso, momenti di conversione e ricerca di perdono ma solo modi maldestri di lavarsi la coscienza pensando di aver fatto il proprio dovere di cristiani, sprecando così una grossissima occasione di ricevere quella misericordia di Dio, costata il prezzo del sacrificio del Cristo (ritornerò sull’argomento della confessione in un articolo a questa dedicato prossimamente).
Così, siamo arrivati al Giovedì Santo che apre il Triduo Pasquale: momento centrale di tutto l’anno liturgico in cui si celebra gli eventi del Mistero pasquale con l’istituzione dell’Eucarestia, del sacerdozio ministeriale e del comandamento dell’amore e del servizio fraterno, la passione e la Resurrezione.
Il giovedì mattina si apre con la Santa Messa crismale presieduta dal Vescovo in ogni Cattedrale e non nelle parrocchie. E’ una celebrazione importante in cui sono rinnovate le promesse presbiterali (sono presenti, infatti, tutti i sacerdoti della diocesi) e consacrati, da parte del Vescovo, i tre Oli Santi che saranno poi usati nelle parrocchie per tutto l’anno per celebrare i sacramenti. Il Crisma, usato nel Battesimo, nella Cresima e nell’Ordinazione dei Presbiteri; l’Olio dei Catecumeni, usato nel Battesimo; l’Olio degli infermi per l’Unzione dei malati.
Questa è una celebrazione bellissima a cui consiglio di partecipare. Ogni anno mi sento molto fortunato perchè ho la possibilità (preclusa a chi per esempio lavora) di vivere e godere di tutti questi momenti e celebrazioni che mi aiutano ad entrare nel mistero della passione, morte e resurrezione di nostro Signore.
Alla sera (spesso proprio dopo cena per aiutare la partecipazione di chi lavora) si celebra la Messa della Cena del Signore, con la quale inizia il Triduo Pasquale. Spesso s’invitano a partecipare anche i bambini della propria parrocchia che riceveranno la Prima Comunione, perchè si commemora l’Ultima Cena di Gesù prima della passione e l’istituzione dell’Eucarestia. Il gesto della lavanda dei piedi rientra nel contesto del rituale di purificazione sullo stile di quelli giudaici ma rimanda direttamente alla purificazione di tutti gli uomini attuata da Gesù con la sua passione, morte e resurrezione.
La lavanda dei piedi esprime l’abbassamento e l’umiliazione del Figlio di Dio, che si è fatto carne per mettersi a servizio degli uomini, e che presto morirà in croce per manifestare il sommo amore del Padre. (cfr. Mc 10,45).
Al termine della celebrazione, l’Eucarestia viene riposta nell’Altare della Riposizione, popolarmente ed impropriamente chiamato sepolcro, dove rimarrà per l’adorazione dei fedeli. Quest’altare è addobbato in modo solenne mentre gli altri sono spogliati completamente.
Si apre così il momento dell’adorazione in silenzio, della preghiera personale. Non suoneranno neppure le campane fino al momento della Resurrezione la notte di Pasqua.
Il Venerdì Santo non si celebra l’Eucarestia ma la Liturgia della Parola e l’adorazione della Santa Croce. Inevitabilmente, tutti gli anni, c’è sempre qualcuno che chiede come mai non si celebra la Messa o a che ora è! In questo giorno si riceve solo l’Eucarestia che è custodita nell’Altare della Riposizione, per sottolineare il momento drammatico della morte di Cristo sulla croce. La sera dopo cena, è ormai consuetudine, la Via Crucis che ci aiuta, stazione dopo stazione, a meditare tutti i punti salienti della passione e morte del Signore.
Nella sera del Sabato, finalmente, si celebra la Resurrezione del Signore con un Messa solenne in cui si ripercorre tutta la storia della salvezza così sottolineata dalle sette letture dell’Antico Testamento. La veglia, come dobbiamo sempre spiegare ogni anno a chi ci chiede a che ora comincia la Messa, inizia proprio con la Benedizione del fuoco, l’ingresso in Chiesa del Cero Pasquale, le luci che si accendono piano piano (a significare che il buio della morte e delle tenebre sono sconfitti dalla luce della Resurrezione di Cristo), dalle letture e dal rinnovo delle promesse battesimali. Al Canto del Gloria, finalmente, le campane suonano nuovamente a festa.
E’ ormai consuetudine in questa notte e nel giorno di Pasqua benedire le uova rassodate o ormai quelle di cioccolata, da mangiare al grande pranzo pasquale. Anche questo dai più è visto come un atto scaramantico e non più di fede (l’uovo esprime la vita e questa rinnovata dalla remissione dei peccati avvenuta proprio attraverso il sacrificio di Cristo). Sorrido quando ogni anno, qualcuno suona il campanello della Canonica a chiesa ormai chiusa, perchè ha lasciato le uova dentro, deposte sull’altare ma lasciate “sole” senza che vi sia una partecipazione alla Messa.
Mi dispiace che i battezzati sprechino così questi giorni di grazia solo dietro a simboli e gesti che, svuotati della fede, sono solo folclore, superstizione e non sappiano cogliere il valore del grande dono fatto a noi da Dio, di suo Figlio. Sono però certo che l’amore del Signore saprà cogliere coloro che anche solo per curiosità, o portati da altri, entreranno in una chiesa in questi giorni e parteciperanno in modo attento a queste liturgie. In fondo, abbiamo tutti bisogno della misericordia di Dio!
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