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lunedì 29 Aprile 2024
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    Occhi lucidi e sorriso: i colleghi di lavoro ricordano Alessandro Parrini

    E' passato un mese e mezzo dall'addio a "Dando". E anche chi lavorava con lui tutti i giorni ha voluto ricordarlo

    MARCIALLA (BARBERINO VAL D'ELSA) – Alessandro Parrini, trentaduenne marciallino, è venuto a mancare ormai un mese e mezzo fa, lo scorso 5 ottobre. Ma continua a vivere nel ricordo di chi gli voleva (e gli vuole) bene. 

     

    I suoi colleghi ne parlano con gli occhi lucidi e al tempo stesso con un grande sorriso, proprio come quello che aveva sempre lui.

     

    Trascorrevano intere giornate insieme alla S.a.i.m., la piccola ditta di Marcialla che dal 1968 si occupa di serramenti ed infissi.

     

    E ora, ogni istante, riaffiorano nella loro mente le immagini di questo ragazzo così genuino e generoso. Che per loro era semplicemente “Dando”. O il “re del silicone”: estremamente preciso e paziente, a lui spettavano le rifiniture. 

     

     

    Anche sul lavoro emergevano i suoi pregi caratteriali: l’educazione e la calma, con la quale – diceva – si risolve tutto. Non era mai fuori luogo, mai una parola di troppo: i clienti non gli risparmiavano complimenti.

     

    Tra colleghi si vedevano spesso anche fuori dalla ditta, per un pranzo o una cena. E allora diventava tutto un ridere. Tra battute, scherzi, prese in giro. Dando con l’immancabile sigaretta in una mano e il telefono nell’altra. 

     

    Si trovava benissimo con i titolari, Giuseppe e Francesco Leoncini, e con “il Moro”, l’altro dipendente. Condividevano le passioni. E si aiutavano a vicenda, come in famiglia.

     

    Prima che il suo capo, Giuseppe è stato un grande amico, quasi un fratello maggiore. Erano vicini di casa, in quella piazza a Marcialla che per anni li ha visti giocare e divertirsi da matti. Li separava una ventina d’anni; ma insieme a Dando, Giuseppe tornava indietro nel tempo.

     

    “Con me ha tirato le prime pedate al pallone – racconta Giuseppe – Da più grande, la sera mi aspettava in piazza per fare un giro in moto. E la sua prima macchina, la Clio blu, la provammo insieme”.

     

    TEMPI FELICI – A sinistra Giuseppe, a destra Alessandro

     

    “Una volta andai a vederlo giocare e per l’appunto segnò: quanto me lo rinfacciò quel goal – sorride – Anche quando ritirammo la moto che aveva acquistato era felicissimo: a tal punto quasi da non accorgersi dell’acquazzone che avevamo preso per caricarla sul furgone”.

     

    Poi Giuseppe è diventato una guida, un punto di riferimento, dal punto di vista professionale oltre che affettivo: ha accolto Dando nella sua ditta e, senza riserve, gli ha insegnato il mestiere.

     

    “Finite le medie – dice – in estate lavorò da noi: "scartò" per tre mesi. Alle superiori capì che la scuola non faceva per lui e si trovò un impiego. Il discorso lavorativo tra di noi si riaprì in un minuto, un sabato pomeriggio del 2007, in piazza”.

     

    “Non l’ho mai rimproverato: sarebbe stato controproducente con lui – prosegue – Lo motivavo ed incoraggiavo. Finché poi ha raggiunto un livello tale che non avevo più bisogno di dirgli niente”.

     

    “Lo portavo quasi sempre con me – conclude Giuseppe – E, se eravamo separati, lui era il mio alter ego”.

     

    Chissà. Magari adesso, mentre Giuseppe è alla S.a.i.m., Dando nella sua trasferta in cielo sta siliconando qualche porta e finestra.  

    di Noemi Bartalesi

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

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