BARBERINO TAVAERNELLE – La riflessione, sull’ampliamento della distilleria Deta e sulla transizione ecologica, è lunga ed articolata. Ed è condivisa da Sinistra Civica Ecologista Valdelsa (Comitati di Barberino Tavarnelle e San Gimignano; iscritti e simpatizzanti di Certaldo e Poggibonsi).
“La pandemia Covid-19 – inizia la loro riflessione – ha accelerato e accentuato la portata di una crisi complessiva – sociale, economica, culturale ed ambientale – e messo ancora più in evidenza l’assoluta necessità di un cambiamento radicale dell’attuale modello di produzione e di consumo. Occorre al più presto trovare un nuovo e più avanzato equilibrio fra ambiente, salute, lavoro e sviluppo, dare priorità e contenuti al tema della transizione ecologica, che non è una banale “ verniciata di verde “ all’attuale modello di sviluppo, ma la sua messa in discussione in senso ampio e profondo”.
“Ridefinire il senso – proseguono – del perché e cosa produciamo e consumiamo, degli stili di vita, dei tempi di vita e lavoro, del tempo da dedicare alle relazioni sociali, umane e culturali, la riqualificazione delle aree urbane ed industriali, la riduzione del consumo di suolo, l’economia circolare con riduzione dei rifiuti e riciclo e riutilizzo dei beni, la riduzione delle emissioni in atmosfera e dei reflui idrici, la tutela degli ecosistemi, la promozione e tutela della salute collettiva, l’importanza dell’educazione, della formazione continua, della ricerca e della cultura”.
“La Valdelsa è un’area straordinaria – argomentano – una valle con la presenza di molti e importanti centri urbani, con insediamenti diffusi su tutto il territorio. È un concentrato di bellezze artistiche, storiche, architettoniche e con una forte e vitale realtà agricola e turistica che produce ricchezza, qualità di vita , è paesaggio, oltre ad essere una suggestiva immagine nel mondo di questo territorio”.
“Sappiamo bene – affermano – che accanto a tutto questo è presente una importante zona produttiva che si estende su ben quattro comuni – Barberino Tavarnelle, Poggibonsi, Certaldo e San Gimignano – e che vede un ricco, articolato e diffuso tessuto di insediamenti industriali, artigianali e commerciali”.
“Quest’area – ricordano – nata nel periodo del boom economico e poi cresciuta progressivamente negli anni, vede la presenza di tantissime realtà produttive piccole, medie e grandi che operano in vari settori, dall’arredamento all’elettromeccanica, al caravan, all’edilizia, alla grande distribuzione, con la presenza di importanti aziende e marchi industriali. È indubbiamente una realtà importante che crea ricchezza, lavoro, crescita sociale ed economica, oltre a saperi e conoscenze tecnico professionali”.
“Questa zona – ricostruiscono – è nata e si è sviluppata in un periodo lungo, attraversando diversi momenti e sensibilità: oggi è necessario ripensare lo sviluppo di quest’area con una maggiore e attenta opera di programmazione e pianificazione, che si configuri come riordino e riqualificazione sia da un punto di vista ambientale che sanitario; azione da intraprendere con un’azione collettiva da parte di tutti i Comuni, assieme ovviamente alla Regione e alla partecipazione delle forze sociali, economiche, politiche, associative e dei singoli cittadini”.
“La vicenda della Deta – entrano nel dettaglio – si inserisce in questo contesto ed è necessario che sia affrontata e ricondotta all’interno di un “sistema complessivo” di regole, condizioni, parametri ai quali riteniamo si debbano adeguare progressivamente tutte le attività economico/produttive , a maggior ragione quando si trasformano, ampliano oppure nel caso di nuove aziende e nuove produzioni”.
“Avendo come “faro” un percorso di transizione ecologica – precisano – il rispetto della salute e della sicurezza sia all’interno dei luoghi di lavoro sia all’esterno, nei confronti dei cittadini tutti. Il rispetto e la tutela dell’ambiente naturale, storico ed architettonico devono esser i paradigmi a quali le aziende devono progressivamente adeguarsi e convertirsi”.
“La vicenda Deta – prima stoccata – non ha seguito purtroppo questo percorso, ed emergono evidenti carenze politiche ed istituzionali, in particolare nel percorso di competenza della Regione Toscana. E che richiedono adesso una chiara volontà di rivalutazione per trovare soluzioni più avanzate sotto il profilo della tutela della salute collettiva, dell’ambiente, del lavoro e di una produzione compatibile con tutto questo”.
Una stoccata che, è bene ricordarlo, arriva anche da Sinistra Civica Ecologista di Barberino Tavarnelle. Formazione in maggioranza e in giunta comunale con il vicesindaco Giacomo Trentanovi.

Non è la prima volta che SCE esprime critiche e fortissimi dubbi sulla vicenda Deta. E se già in passato certe prese di posizione avevano creato attriti in giunta, quest’ultimo caso certo non contribuirà a rasserenare gli animi.
Anche perché, da quel che traspare dalle dichiarazioni di SCE, si va nelle direzione più della critica che della autocritica.
“Riteniamo pertanto necessario ed urgente – suggerisce SCE – che le quattro amministrazioni comunali e la Regione Toscana diano attuazione concreta e rapida degli impegni contenuti nel Protocollo d’Intesa già predisposto ed in particolare: l’istituzione di un Osservatorio di monitoraggio ambientale e sanitario dotato di adeguate risorse e strumenti che mappi anche le situazioni di maggiore criticità; la creazione di una serie di iniziative sistematiche per l’informazione, la partecipazione e la trasparenza; una ulteriore riduzione dei giorni annuali di produzione nel periodo primaverile-estivo; un percorso di approfondimento tecnico-scientifico di alto livello e la creazione di condizioni per il miglioramento tecnologico e per l’applicazione di sistemi impiantistici alternativi a quelli attuali e autorizzati”.
“Siamo inoltre convinti – rilanciano – che occorra istituire un “tavolo” permanente di concertazione, programmazione e pianificazione” fra tutte le amministrazioni interessate per dare un indirizzo collegiale e condiviso a tutti quegli interventi importanti che riguardano questa area, siano essi legati alla realizzazione di infrastrutture a servizio di nuovi insediamenti piuttosto che alla riconversione di attività industriali e commerciali, tutti interventi che possono impattare significativamente sull’ambiente, il paesaggio e la salute collettiva”.
“Il traguardo – indicano – è un metodo e una prassi politica e istituzionale di pianificazione condivisa dell’area, sia da un punto di vista urbanistico, ambientale, economico/produttivo, un modello di sviluppo veramente sostenibile condiviso con i cittadini, le associazioni”.
“Un modello – dicono ancora – che potrebbe diventare un laboratorio virtuoso di “transizione ecologica” ed economia circolare, un luogo di elaborazione e proposte rivolte alle imprese, alle attività economiche per stimolarle, indirizzarle, obbligarle ad iniziare questo percorso di trasformazione e rigenerazione, cercare di indirizzare gli investimenti pubblici e privati in questa direzione, per modificare i cicli produttivi, fare innovazione di processo e di prodotto finalizzate alla transizione ecologica, ridurre i rifiuti, le emissioni, l’impatto ambientale, la salute e sicurezza dei lavoratori, migliorare la qualità del lavoro, aumentare le capacità produttive ed innovative delle imprese, il lavoro e la professionalità, al centro i diritti dei lavoratori”.
“Siamo partiti – concludono – dalla necessità di approfondire, conoscere, capire, segnalare la situazione e le criticità legate alla “vicenda Deta”, ma non vogliamo né possiamo fermarci e limitarci solo a questo”.
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