Hanno sfilato per le vie della zona industriale della Sambuca e sull'Autopalio, manifestando il loro dissenso alla procedura di mobilità per 28 lavoratori; hanno ricevuto attestati di vicinanza dai tre sindaci dell'Unione Comunale del Chianti fiorentino, sono andati in Provincia dall'assessore al lavoro Elisa Simoni per esprimere la loro preoccupazione.
E giovedì 13 dicembre i rappresentanti sindacali dei lavoratori di Carapelli Firenze si sono seduti al tavolo delle trattative con la dirigenza aziendale per chiedere la revoca del provvedimento che porterà nel giro di poco più di un mese, al licenziamento di 18 lavoratori dello stabilimento di Tavarnelle e 10 di Inveruno (Milano).
Nel corso dell'incontro, i sindacalisti hanno chiesto la revoca della mobilità: ad un rifiuto dei dirigenti, ne hanno chiesto almeno la sospensione temporanea. Che i rappresentanti di Deoleo (multinazionale proprietaria di Carapelli e dei marchi oleari Bertolli e Sasso), hanno subito rifiutato. Ribadendo comunque la volontà del gruppo di mantenere i due stabilimenti in Italia.
Quando la rottura della trattativa pareva imminente, la parte sindacale è riuscita ad ottenere un incontro con l'amministratore delegato del gruppo Deoleo S.A, Jaime Carbò, il prossimo 19 dicembre. In quel giorno dovrebbe essere presentato ai dipendenti il piano industriale della multinazionale agroalimentare spagnola, che sta vivendo una forte crisi di debito.
“Non riceviamo un piano industriale da anni ormai – dice Davide Bertini, Rsu Carapelli – vogliamo sapere quali sono i piani di investimenti e disinvestimenti dell'azienda, in Italia e Spagna, per capire quale sarà il nostro futuro”.
Dalla parte spagnola le cose non paiono andare meglio. È di questi giorni la notizia dell'apertura di una procedura di mobilità per ben 98 dipendenti dello stabilimento Deoleo di Rivas, comune di 35mila abitanti situato nei pressi di Madrid.
Tornando in Italia, si segnala una insolita iniziativa di protesta dei sindacalisti tavarnellini e inverunesi, all'insegna della beneficenza: uno sciopero dei panettoni. Nonostante il momento di crisi dell'impresa infatti, la direzione non ha cancellato dal bilancio le spese per i regali natalizi per azionisti, dipendenti e dirigenti. “Si mettono in mobilità 28 persone e poi non si risparmia sui regali di Natale”, ironizza Bertini.
“Per questo motivo – conclude – chi vorrà potrà rinunciare al suo panettone regalato dall'azienda: noi li raccoglieremo e li daremo in beneficenza, liporteremo ad una associazione, ancora non abbiamo deciso quale”.
di Andrea Alfani
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