RADDA IN CHIANTI – Una vecchia chiesa di campagna, la Pieve di Santa Maria Novella. Il borgo tutto intorno, nato fra XVI e XVII secolo. E, davanti, si staglia Radda in Chianti.
Siamo a Pieve Aldina, il nuovo resort del prestigioso circuito “Relais & Chateux” che in Italia conta poco più di 50 affiliati.
Di proprietà del gruppo francese Les Domaines de Fontenille, che ha altri undici hotel in Francia e in Spagna. Per la maggior parte, anch’essi affiliati a “Relais & Chateaux”.
“I nostri fondatori – ci aveva detto alcuni mesi fa il general manager, il Maître de Maison Fabio Serafino, quando erano ancora in corso i lavori e in fase di strutturazione il personale – Guillaume Foucher e Frederic Biousse, sono venuti per tanti anni in vacanza nel Chianti. E si sono innamorati di questa dimora”.
Oggi Pieve Aldina è già una realtà. E che realtà: quattro edifici su circa 2mila metri quadrati, 21 camere ristrutturare e arredate con attenzione a ogni singolo dettaglio.
La visitiamo proprio insieme a Serafino, che ci racconta la grande passione che è stata dedicata all’enorme lavoro di recupero di questo borgo.
“Gli stessi Guillaume Foucher e Frederic Biousse – ci dice, per sottolineare il grande legame che la proprietà ha da subito stabilito con questo luogo – sono venuti personalmente anche durante le fasi finali dei lavori, partecipando attivamente”.
Maestranze e fornitori locali, toscani. Al massimo italiani. Grande apertura alla comunità raddese, che è già stata invitata a conoscere la realtà di Pieve Aldina. E tante iniziative sono in ponte in questo senso: come ad esempio quella di andare a ricercare chi, in questo luogo, viveva.
“Il Chianti e la Toscana – sono ancora parole di Serafino – è quello che i nostri ospiti desiderano trovare. Ed è stato il filo conduttore del progetto di recupero e, adesso, della nostra attività”.
Che non è solo di tipo ricettivo. C’è anche il ristorante, “Le Rondini”, dedicato sia agli ospiti della struttura che a quelli esterni.
Così come la Spa, il “regno” di Valentina ed Emilia: massaggi e trattamenti del viso. Bagno turco e sauna. Con prodotti tipici toscani, mosto bianco, uva, … .
Ma torniamo a “Le Rondini”, che non è un nome a caso. Mentre parliamo con lo chef, Flavio Faedi, proprio una rondine sfreccia dentro al ristorante, e va nel suo nido, sotto uno dei travicelli del tetto.
“Un ristorante – inizia a raccontarci Faedi, che arriva in Chianti dopo una lunga parentesi in Umbria – che rispecchia la proprietà nelle sue idee di italianità e toscanità. Siamo partiti dalla ricerca dei migliori prodotti del territorio, che non è sempre semplice. Carne, verdure, farine, …”.
Ma anche, prosegue, “ricerche di ricette tradizionali, eseguite in purezza: la nostra panzanella ad esempio, sa di pomodoro dall’inizio alla fine. Perché per ammollare il pane usiamo acqua di pomodoro”.
“Menu di pranzo e cena sono diversificati – spiega ancora lo chef – La sera volevo dare qualcosa in più. La clientela dell’hotel è quella che si muove nel circuito “Relais & Chateaux”, si aspetta servizio familiare e amichevole: e qui le priorità sono il Chianti e la Toscana. Dobbiamo essere più bravi a togliere che ad aggiungere”.
“Adoro le verdure ad esempio – esemplifica – e qui a Lecchi in Chianti abbiamo Lorenzo, de La Scoscesa, che ci fornisce eccezionali prodotti di stagione. Questo è quello che vogliamo realizzare, con il maggior numero possibile di persone del territorio. Che lavorano con un obiettivo comune”.
“Dalla terra del resto parte tutto – aggiunge – e quindi vogliamo fare anche un nostro orto. Avrà uno spazio al centro, con una fonte e un grande tavolo”.
Parla un po’ di sé lo chef Faedi: “Nel 1999 sono andato a lavorare a Todi, per Mogol, voleva qualcosa di più salutare”.
Da lì è partito un lungo percorso, che caratterizzerà anche “Le Rondini”: “Adattare lo stile salutare alla ristorazione è quello che ho sempre cercato di fare – conclude Faedi – Anche a Norcia, dove sono stato dieci anni. Il nuovo lusso è questo. Chi viene qui, a Pieve Aldina e a “Le Rondini”, si aspetta questo”.
Sarà possibile anche fare scuola di cucina, in uno spazio che racconta Chianti e Toscana in ogni suo angolo.
“Identità. Territorio. Coinvolgimento delle persone. Sentirsi a casa – conclude lo chef – Sono queste le nostre parole d’ordine”.

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