BAGNO A RIPOLI – E’ la vicepreside dell’Istituto Comprensivo di Bagno a Ripoli “Teresa Mattei” (all’interno della quale è inserita anche la scuola primaria “Anna Maria Enriques Agnoletti”), Silvia Innocenti Becchi, a spegnere le polemiche alimentate dalla presa di posizione di alcuni genitori sulla “questione” dei canti di Natale a scuola.
“Una storia – inizia – che sarebbe stata subito smontata se solo i genitori avessero chiesto direttamente in dirigenza, o ai referenti di plesso, quello che era accaduto”.
Che non è certo, spiega la vicepreside, dovuto alla volontà di “cancellare” i canti di Natale all’interno della scuola, con la seguente esibizione all’esterno.
“Ci sono state due questioni – ci spiega – La prima, formale e istituzionale per chi opera nei plessi scolastici. Di rispetto delle regole, a garanzia di tutti, bambini in primis. Se si decide di far entrare una persona esterna che lavora con i bambini della scuola (in questo caso un maestro di canto), deve essere segnalata con una comunicazione ufficiale inviata in dirigenza. E va autorizzata”.
“Nel momento in cui abbiamo saputo che c’era una persona esterna a scuola senza autorizzazione – riprende – abbiamo dovuto agire di conseguenza. Non c’è alcuna censura, ma è normale che una persona che entra a scuola, che viene a contatto con dei minori, debba essere autorizzata preventivamente”.
E’ oltremodo serena la vicepreside quando ci racconta che “alla “Enriques Agnoletti” siamo molto aperti, abbiamo sempre fatto le feste coi canti di Natale. A scuola, si figuri, abbiamo pure il presepe: le “crociate” anti religiose, insomma, da noi non sono plausibili”.
Poi c’è un secondo aspetto, “che è più delicato e squisitamente pedagogico – aggiunge Innocenti Becchi – E’ vero che il maestro di religione si era impegnato a preparare i cori di Natale, ma la questione era che tutte le quinte avrebbero partecipato: 77 bambini, fra cui 22 che, per svariati motivi, non fanno religione”.
Racconta che “abbiamo saputo che coloro che non facevano religione non avrebbero cantato, perché non c’era il tempo di prepararli visto che fanno un’ora di alternativa, e non c’erano state comunicazioni”.
“Noi non abbiamo mai fatto distinzione – riprende – e perciò, in due giorni, il problema successivo è stato quello di dire: devono cantare tutti. La scuola deve essere inclusiva e accogliente, per una festa comunque dal valore universale. Che fa riflettere sulla pace, sull’apertura alla diversità, sull’accoglienza, sui valori della tradizione cattolica. Che, appunto, possono essere universali. Fare una festa a scuola che coinvolgesse tutti quindi, cosa che peraltro è stata poi fatta dentro la scuola”.
“Ma c’è stata una presa di posizione da parte del docente su questi cori – evidenzia – in buona fede e probabilmente non immaginando questo tipo di reazioni: abbiamo chiesto di rimandare perché ci avrebbe consentito di coinvolgere tutti i bambini”.
“Perché chi aveva preparato i cori cantasse – rimarca Innocenti Becchi – e perché gli altri cantassero a loro volta. Senza chi canta e chi… osserva”.
“Invece è andata così – conclude la vicepreside – con la successiva polemica su bambini che invece avrebbero vissuto tranquillamente, nessuno escluso, le canzoni natalizie a scuola”.
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