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martedì 30 Aprile 2024
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    Nel pomeriggio del 24 luglio una via in loro nome: Il Gazzettino vi racconta come furono trucidati

    FABBRICA (SAN CASCIANO) – Settanta anni fa, il 24 luglio 1944, due tedeschi del reparto SS uccisero nella piccola frazione di Fabbrica, nel comune di San Casciano, tre mezzadri.

     

    Bruno Viviani 21anni, Brunetto Bartalesi 34 anni, Giuseppe Vermigli 65 anni; mentre Carlo Viviani, 59 anni, fu ferito ma fortemente traumatizzato dall’evento si ammalò e morì nel 1948.

     

    A ripercorrere quel triste giorno sono due testimoni che all’epoca avevano 12 e 8 anni. Siamo andati a trovare il primo, Varis Viviani, che oggi vive alla Sambuca.

     

    Varis, che ricordi ha di quel 24 luglio del ’44?

    "Ricordo come fosse oggi. Eravamo sfollati a Fabbrica, nella casa del “Bartalesi”. Intorno alle 20 rientrammo in casa, eravamo in tanti. C’era il mio babbo Eugenio, mia mamma Anna, mio fratello Bruno, mia sorella Pola, mio cugino Pasquale Viviani, suo babbo Carlo (che rimase ferito) e tanti altri".

     

    Cosa accadde una volta in casa?

    "Sentimmo bussare, pensavamo fosse un vicino. Ma aperta la porta di prepotenza entrarono due tedeschi: "Volere casa e donne! Via tutti gli altri!" gridarono con le mitragliatrici spianate. Mio babbo Eugenio che si trovava in un’altra stanza chiamò tutti per scappare indicando una finestrina che dava sul campo, in particolare era preoccupato per la figlia Pola che aveva circa 15 anni e per una donna che era incinta. E a seguire tutti gli altri: io rimasi in cucina per circa un quarto d’ora, messo al  muro insieme con altri".

     

    Erano delle SS i due tedeschi?

    "Ricordo che uno era piccolino e magro, mentre l’altro era lungo e magro anch'esso; se li rivedessi ora li riconoscerei tra tutti quanti siamo al mondo! Ritengo che siano stai delle SS. A un certo punto vennero verso me, cominciarono a parlare nella loro lingua poi mi afferrarono per un braccio e mi tirarono una pedata nel sedere scaraventandomi per terra, probabilmente mi ritenevano piccolo".

     

    In casa dunque rimasero oltre a lei Bruno Viviani, Brunetto Bartalesi, Giuseppe Vermigli e Carlo Viviani…

    "Sì, io nel frattempo riuscii a scappare dalla finestrina dove erano passati gli altri raggiungendo la casa dei Bagni, dove nel frattempo si erano rifugiati tutti gli altri. A un cero punto bussarono alla porta e chi andò ad aprire si trovò di fronte mio zio Carlo Viviani pieno di sangue. "Che avete fatto?" gli dissero. Lui rispose: "Io nulla, ma gli altri sono tutti morti"".

     

    Spiegò però cosa era successo?

    "Erano stati portati dai tedeschi in quella che all’epoca era la Fornace della fattoria di Fabbrica e lì uccisero Bruno, Giuseppe e Brunetto dopo avergli detto: "Partigiani traditori della Patria".. Mio zio Carlo istintivamente si mise le mani sulla faccia gridando: "Dio mio!". Tanto che le pallottole gli forarono le mani e una gli sfiorò la testa provocandogli un graffio, dopodiché si accasciò a terra come se fosse morto. Aspettò che i tedeschi se ne andassero per tornare verso Fabbrica. Mio babbo a quel punto volle andare a vedere cosa era successo, io e mia sorella gli saltammo addosso pregandolo di non andare, ma non fummo capaci di fermarlo. Quando arrivò poco distante dalla Fornace vide un branco di soldati. Impaurito pensò che fossero i tedeschi, così tentò di scappare mentre questi in una lingua incomprensibile gli gridavano rincorrendolo. Per fortuna in realtà erano i neozelandesi che erano arrivati a liberarci".

     

    Dunque erano vicinissimi, probabilmente se arrivati prima avrebbero evitato l’eccidio…

    "Erano trascorsi solo 20 minuti dal momento in cui Bruno, Giuseppe e Brunetto erano stati uccisi. Mio babbo, senza ancora rendersi conto che non erano i tedeschi alzò le mani, mentre una voce gridò: "Noi essere liberatori". A quel punto mio babbo assieme agli Alleati raggiunsero la Fornace trovandosi di fronte i corpi. Furono messi su delle scale e portati ognuno alle loro famiglie".

     

    Suo cugino Carlo, ferito, da chi fu curato?

    "Da un signore che era a servizio della fattoria, era una persona capace di fare le medicazioni".

     

    Come proseguì la vita di Carlo dopo essere scampato alla morte?

    "Fu come un inferno, dormivamo insieme in camera e tutte le notti sognava e diceva: "Ci hanno ammazzato, ci hanno ammazzato". Purtroppo nel 1948 a causa di un brutto male morì, ma la sua vita cessò nel momento in cui i tedeschi gli spararono quel 24 luglio 1944".

     

    Anche Varis, che allora aveva solo 12 anni, ci confida che ancora sogna quel brutto giorno. E ripete convinto: " Riconoscerei quei tedeschi tra tutti nel mondo".

     

    Lasciamo Varis Viviani e raggiungiamo, sempre a Sambuca, Renata Bartalesi, figlia di un altro caduto a Fabbrica, Brunetto Bartalesi.

     

    Renata, quando suo padre fu ucciso dai tedeschi lei aveva 8 anni…

    "Sì, ma mi ricordo benissimo quella sera del 24 luglio del ’44. Eravamo sfollati nella casa del Bagni. Eravamo io la mia mamma mia nonna e la mia zia, mio babbo era rimasto nella casa dove abitavamo e ci avrebbe raggiunto dopo aver preso un sacco di pane. A un certo punto sentimmo bussare alla porta, era Carlo Viviani pieno di sangue. "Che cosa è successo cosa c’è!" gli chiese mia mamma. E lui: "La c’è peggio" indicando la Fornace. Impauriti rimanemmo in casa".

     

    E poi?

    "Solo quando fece giorno mia mamma e mia zia andarono a cercare il babbo, mentre Bruno Viviani e Giuseppe Vermigli erano rimasti uccisi sotto il muro dove c’è la Madonnina, mio babbo Brunetto era riuscito a trascinarsi fino a dove oggi c’è il monument. Lì c’era una macchia, lo trovarono dentro i rovi probabilmente era riuscito a trascinarsi fin lì ferito a morte".

     

    Non è facile raccontare senza commozione, nonostante siano passati 70 anni: per loro è come se fosse successo oggi.

     

    Bruno Viviani e Brunetto Bartalesi riposano nel cimitero di Fabbrica, mentre Giuseppe Vermigli riposa nel cimitero di San Casciano.

     

    Oggi, giovedì 24 luglio, alle 17.30 il sindaco Massimiliano di San Casciano Massimiliano Pescini scoprirà a Fabbrica la targa della nuova via dedicata ai tre "Martiri di Fabbrica" (clicca qui per consultare il programma completo delle celebrazioni del 70esimo anniversario della Liberazione nel comune di San Casciano).

    di Antonio Taddei

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

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