GREVE IN CHIANTI – Tra macerie, polvere e container, c’è chi porta non solo cibo e oggetti di prima necessità, ma anche sorrisi, affetto e un po’ di speranza.
Stefania Morganti, grevigiana, lo fa da quasi un anno e ci racconta che cosa vuol dire aiutare le popolazioni vittime dei ripetuti eventi sismici che dall’estate del 2016 tormentano la vita alle genti del centro Italia. Ad Amatrice, Accumoli, Cittareale, Norcia. E in tanti altri paesi.
“Tutto – racconta Stefania – è iniziato tramite la pagina Facebook “Io non crollo”. Da tempo desideravo fare una cosa del genere e, quando ho trovato la pagina, ho cercato di mettermi in contatto con una referente della zona. Poi i viaggi sono iniziati subito”.
“C’è voluto molto coraggio, specialmente all’inizio – ammette – perché non conoscevo nessuno. Mi trovavo ad affrontare viaggi lunghissimi con sconosciuti, a volte anche a dormire con alcuni di loro. Ma lo facevo volentieri, convinta che presto avrei fatto amicizia con loro. E così è stato! Io e altri poi abbiamo creato un gruppo tutto nostro”.

E cosí è nato Toscana per voi, un gruppo di persone che si occupa di assistere gli abitanti delle zone colpite dal sisma del 2016.
Il gruppo esiste su Facebook e chiunque può entrare per vedere le foto, i video, i post condivisi dai membri che ci tengono aggiornati su quello che viene fatto. E, perché no, anche prendere parte a questa straordinaria attività volontaria.
“Sul gruppo siamo tanti – prosegue Stefania – ma che si muovono veramente siamo all’incirca dodici/tredici persone. Io sono l’unica di Greve, poi ci sono ragazzi di San Casciano, Lastra a Signa, Tavarnuzze, Montaione, Castelfiorentino. Siamo un gruppo molto unito e i nostri viaggi, per quanto lunghi ed estenuanti possano essere, finiscono per diventare un piacere”.
La parte piú dura, secondo Stefania, è stata quella iniziale: “Le persone del gruppo le ho conosciute soltanto iniziando a spostarmi. Ma una volta arrivati là, la faccenda non era affatto semplice. Specialmente le prime volte avevamo solo alcune persone a cui fare riferimento. Ci dicevano dove andare, ma non conoscevamo il territorio, non sapevamo dove e come spostarci, perché le frazioni e i paesini distrutti intorno alle cittadine più importanti erano tantissimi. E purtroppo hanno giocato a nostro sfavore le strade bloccate, il maltempo con tanto di neve: ma non ci siamo mai fatti buttare giù”.
E Stefania si è sempre mossa in modo semplice, ma efficace. Pubblicando post su Facebook riesce a contattare amici, conoscenti e non, per raccogliere tutto quello che può servire.
“Inizialmente ricevevo moltissime offerte in denaro – tiene a dire – ma per principio abbiamo stabilito di non donare soldi. Così accettiamo le offerte in denaro ma poi lo usiamo per comprare quello che serve. Prima andavo personalmente al supermercato e compravo soprattutto prodotti freschi. Frutta, verdura, latte, formaggi: li caricavo in macchina e partivo. Poi, piano piano, hanno iniziato ad offrirci anche indumenti, giocattoli, biancheria per la casa, saponi e detersivi. La partecipazione dei miei compaesani è stata notevole, non mi posso assolutamente lamentare. Tanto di cappello ai grevigiani!”.
Adesso invece le attività di rifornimento sono più mirate, non più vestiti su vestiti, ma prodotti alimentari: “Sappiamo di cosa hanno bisogno e sappiamo chi ne ha bisogno. Le strutture provvisorie concesse non ancora (purtroppo) a tutte le famiglie, le S.A.E. (Strutture Abitative di Emergenza), sono abitazioni molto piccole, perciò tanti abiti o oggetti di seconda necessità rischierebbero di essere inutili. Per questo ci concentriamo sugli alimenti, sui prodotti destinati all’igiene personale. E, d’inverno, tantissimo pellet ma anche stufe, di tutti i tipi. E poi ormai siamo noi, spesso, a consegnarli alle famiglie”.
Facendo anche amicizia e instaurando collaborazioni: “Abbiamo creato un nostro giro: ad Antrodoco (30 minuti da Amatrice) abbiamo conosciuto Milena, che ci offre uno spazio in cui scaricare e inscatolare i prodotti, che vengono suddivisi in base alla famiglia a cui sono destinati. Dove ci sono bambini magari mettiamo più biscotti, se sono piccoli latte in polvere, se la famiglia è numerosa aggiungiamo un pacco di pasta in piú. Milena spesso ci aiuta a distribuirli, oppure ci concede di lasciare lì quello che avanza, in attesa che possa servire a qualcun altro”.
Anche ad Amatrice, che è il centro in cui agiscono maggiormente i membri del gruppo, insieme a Cittareale, il farsi conoscenze sul posto ha aiutato: “Amatrice è l’unico paese chiuso ed è il più controllato, perché è l’unico dove si è cominciato a buttare giù le macerie. Per fortuna siamo riusciti ad ottenere un pass che ci permette di attraversare il paese, il che rende possibile raggiungere anche gli altri piú facilmente”.
Stefania ci spiega anche che di solito scendono giù ogni tre, a volte anche due, settimane. Solo dall’ultima volta, hanno iniziato ad agire anche ad Accumoli, dove hanno intenzione di intervenire più spesso da ora in poi.
“Per i bambini di Accumoli (e non solo) – racconta ancora – abbiamo organizzato la giornata ColorAmatrice, evento che si svolgerà sabato 14 aprile. Si tratta di un laboratorio di pittura su ceramica, che verrà messa a disposizione da Toscana per voi, e poi dipinta dai bambini. Una volta seccata verrà usata per decorare le scuole di Amatrice, Accumoli o Cittareale. Ci piace aiutare la gente del posto in tutti i modi, specialmente i bambini”.

Per esempio, “per l’Epifania abbiamo festeggiato con loro con piú di cento calze, nei giorni scorsi abbiamo portato soprattutto uova di Pasqua. Organizziamo cene solidali, per raccogliere fondi e aiutare le persone a ripartire, a rilanciarsi nel mondo del lavoro. Così come cerchiamo di aiutarli in tutto e per tutto: con dei soldi che avevamo messo da parte siamo riusciti ad acquistare un’impastatrice che abbiamo portato là, mentre adesso stiamo cercando di aiutare un giovane ragazzo a costruire un piccolo caseificio”.
L’aspetto più bello di tutto questo è che dietro non c’è… niente: nessun guadagno, nessuna associazione. Solo un gruppo di persone che, con i propri mezzi e a spese proprie, ogni due settimane si mette in viaggio e lo fa “col cuore”, come dice Stefania sorridendo.
“Le famiglie sono accoglienti – dice – ci offrono sempre qualcosa, a volte anche un posto dove dormire gratuitamente. È difficile stare meno di un’ora in ogni casa. Tutto è ancora distrutto, le S.A.E. concesse non sono adatte, non sono case, ma il bello è che molti non possono dormire neanche in quelle. Tante persone dormono in vere e proprie baracche, mentre nei centri abitati distrutti vengono appesi solo cartelli con scritto “pericolo” e le ricostruzioni vanno molto a rilento”.
“Quello che ho notato – conclude – è che queste persone hanno bisogno di aiuto, di persone semplici, come noi, tutti lavoratori, tutti indaffarati e con i nostri problemi, persone che vadano sul posto, che li ascoltino e che portino un po’ di solidarietà. Non è facile, ma noi non abbiamo mai smesso. Ora ci sentiamo a casa quando andiamo là… ormai ci manca solo la residenza!”.
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