CALZAIOLO (SAN CASCIANO) – Di fronte al fiume di acqua e detriti che ha invaso il Chianti c'è anche chi, legittimamente, si chiede perché si deve arrivare a certe situazioni.
E' il caso della famiglia Pampaloni: "Siamo a segnalarvi – ci scrivono – un allagamento causato da una grossa frana a monte del fosso del Boscone (via Montecalvi, località Calzaiolo)".
"La frana – accusano – era stata segnalata più di quattro mesi fa, ma nessuno si prestato per risolevere il problema dopo decine e decine di telefonate al Consorzio di Bonifica".
"Dopo il temporale di questa mattina – dicono inviandoci anche le foto che trovate sopra – il fosso è stato riempito da migliaia di sassi che provengono dalla frana a monte e ha causato l'allagamento di un abitazione".
"La collina a monte – concludono – sta franando e nessuno se ne interessa, anche dopo varie e varie segnalazioni. Ma il Consorzio di Bonifica che ci sta a fare? Solo a prendere soldi?".
Ed è direttamente il Commissario Straordinario del Consorzio, Mauro Cresti, che sta seguendo in prima persona l’evolversi del maltempo, a telefonare direttamente alla famiglia Pampaloni.
“La questione – spiega – era già nota al Consorzio dallo scorso luglio quando, come di consueto, abbiamo aperto la scheda di intervento a seguito della segnalazione dei consorziati della zona. I nostri tecnici avevano pensato di risolvere la criticità con un progetto per la stasatura del sottopasso viario che è solito ostruirsi a causa del trasporto di materiali provenienti dalla frana sovrastante".
"Questi lavori – prosegue – sono già stati assegnati ma, purtroppo, non eseguiti a causa di problemi insorti con la ditta incaricata. Nel frattempo, a distanza di solo qualche mese dalla segnalazione, purtroppo, ci ha anticipato il maltempo eccezionale di queste ore".
"Considerato che la stasatura del sottopasso è comunque una soluzione non organica al “problema frana” – dice ancora – pur non avendo competenza diretta sui cedimenti dei versanti di collina, i tecnici consortili stavano e stanno ipotizzando la realizzazione di un’area di sfogo dei materiali provenienti dalla frana".
"In modo tale – conclude Cresti – da ridurre il fenomeno di trasporto di detriti verso valle fino al tratto tombato: di fronte al disagio degli abitanti riconosciamo di non aver condiviso i rallentamenti nell’esecuzione dei primi lavori e le ipotesi progettuali per una maggiore sicurezza dell’area”.
di Redazione
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