Gentile redazione,
mi rivolgo a voi con un’osservazione che mi sta a cuore e che credo possa essere condivisa da molti abitanti del Chianti.
Negli ultimi tempi, passeggiando per i nostri splendidi borghi e campagne, non posso fare a meno di notare come il paesaggio linguistico stia cambiando drasticamente.
Ovunque si leggono cartelli e insegne che promuovono “wine tour”, “country farm experience”, “wine shop”, “room”, “taste experience”, “luxury villa”, “cooking class” e altre espressioni esclusivamente in inglese, ormai quasi sempre persino a discapito dell’italiano.
Sembra che la nostra lingua madre stia lentamente scomparendo, sostituita da un’inglese che, pur comprensibile ai turisti, ignora del tutto le nostre radici culturali.
Mi chiedo: non sarebbe possibile trovare un compromesso? Ad esempio, una doppia iscrizione in italiano e in inglese potrebbe valorizzare sia la nostra identità locale sia l’accoglienza verso i visitatori stranieri.
L’italiano non è solo una lingua, ma un patrimonio che racconta la storia e la tradizione italiana.
Vedere insegne esclusivamente in inglese mi fa sentire come se stessimo perdendo una parte di noi stessi e come fossi uno straniero a casa mia.
Spero che questa riflessione possa stimolare un dibattito nella nostra comunità e magari portare a una maggiore attenzione sull’uso della nostra lingua.
Ringrazio il Gazzettino per lo spazio che vorrà dedicare a questa lettera.
Cordiali saluti.
Michele Messina
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