GABBIANO (SAN CASCIANO) – Finita da poco la vendemmia, sono entrati in scena gli olivicoltori delle nostre colline per la raccolta delle olive.
Presto direte, visto che nella memoria collettiva il tempo della raccolta delle olive era il mese di novembre, quando ci si alzava presto per brucarle perché il giorno era corto e già pungente l’aria. E alla sera il corpo infreddolito trovava conforto davanti al fuoco.
I cambiamenti climatici di cui tanto si parla, stanno avendo conseguenze anche sulla nostra agricoltura. E rischiano di portarsi via un pezzo della nostra memoria contadina, a cui deve tanto il nostro Chianti.
L’aumento delle temperature, il caldo eccessivo del periodo estivo, la mancanza di acqua in certi periodi dell’anno e gli improvvisi acquazzoni a cui siamo ormai abituati da tempo, hanno anche quest’anno costretto gli olivicoltori delle nostre zone ad anticipare di molto la raccolta delle olive, ormai mature da tempo sugli alberi e spesso a rischio marcitura, anche per il caldo di questi ultimi giorni. E, soprattutto, assediate dalla mosca dell’olivo.
Per capire se esiste davvero un rischio clima per la produzione di olio nel nostro territorio, siamo stati a trovare il presidente del Frantoio del Grevepesa, Filippo Legnaioli.
Olivicoltore imprunetino, Filippo Legnaioli ha sott’occhio un ampio panorama di aziende produttrici di olio, dal momento che la cooperativa del Frantoio del Grevepesa, nata negli anni ’70, conta ad oggi circa 300 soci, per la maggior parte nel territorio del Chianti Classico.
“Quest’anno – ci anticipa Legnaioli – posso giĂ dire che la produzione olearia in Toscana sarĂ in calo rispetto all’anno scorso, mentre le regioni del Sud, ovvero Puglia, Calabria e Sicilia avranno una produzione ottima”.
“Le cause – ci spiega Legnaioli – sono state principalmente due: condizioni meteo sfavorevoli e la mosca. C’è stato un mese di maggio molto freddo, che ha rallentato lo stato vegetativo della pianta. Quando a giugno è iniziato il caldo, la pianta ha cominciato a produrre la mignola (ovvero la fase vegetativa prima del fiore e poi del frutto) ma le temperature troppo elevate hanno determinato la cascola della mignola stessa. Con la conseguente perdita di una grossa quantitĂ di frutto, l’oliva, e quindi di produzione di olio”.
“L’altro fattore – continua Filippo Legnaioli – è un insetto che considero il peggior nemico degli olivicoltori, la mosca che depone le uova dentro l’oliva. E che in condizioni di caldo non troppo elevato, scarsitĂ di vento e una discreta umiditĂ , prolifera dentro il frutto e lo rende bacato. Il frutto bacato cade e questo provoca una quantitĂ minore di olive per produrre l’olio”.
Quindi è indubbio che le condizioni di partenza quest’anno siano chiaramente sfavorevoli per quanto riguarda la quantità di olio che sarà prodotto.
Mentre per quanto riguarda la qualitĂ , possiamo dire che il virtuosismo dei nostri olivicoltori, che hanno saputo mettere in atto interventi agronomici mirati e soprattutto la raccolta anticipata delle olive, per contrastare la mosca, fanno ben sperare.
“Resta comunque un allarme clima er la nostra olivicoltura –  ribatte Filippo Legnaioli – Sia per l’aumento dei parassiti ma, soprattutto, per quando riguarda l’acqua di cui i nostri olivi fino a pochi anni fa non avevano bisogno, mentre oggi non si può piĂą pensare di mettere a dimora un’oliveta senza pensare anche ad un impianto idrico, dal momento che si va realmente verso una sorta di desertificazione”.
“Il consiglio che mi sento di dare a tutti i produttori – conclude Filippo Legnaioli – è quello di iniziare a raccogliere giĂ da ora e soprattutto frangere nello stesso giorno, questo è fondamentale. Come importantissimo è filtrare l’olio subito dopo la sua produzione, per privarlo di eventuali residui di mosca o sostanze poco gradite per la qualità ”.
Auguriamo quindi a tutti i nostri produttori una buona raccolta e un’ottima produzione. E, consapevoli dei molteplici cambiamenti a cui il settore dovrà andare incontro, ci auguriamo che siano messe in campo politiche agricole mirate: sia per salvare la biodervità del patrimonio olivicolo toscano che il lavoro di migliaia di persone.
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