FIRENZE – “Il sospetto che non si facciano i nomi dei 5 parlamentari reprobi per alimentare il sentimento dell’antipolitica è fondato e cresce di fronte alle dichiarazioni di Di Maio, che utilizza lo scandalo per invitare a votare Sì al referendum di settembre sul taglio dei parlamentari”.
Lo dice il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, che così commenta il caso che da due giorni sta facendo discutere tutta l’Italia.
Ovvero quello dei parlamentari (ma a cascata anche di altri rappresentanti delle istituzioni) che hanno chiesto il bonus da 600 euro.
“In realtà – prosegue Rossi – non esiste nessun nesso tra l’onestà e la correttezza che dovrebbero contraddistinguere tutti nostri rappresentanti e il loro numero”.
“C’è invece un nesso – rilancia – tra il fatto che a presiedere l’Inps, da cui viene la notizia dei furbetti, ci sia un uomo messo da Di Maio, il fatto che l’Inps finora non faccia i nomi e l’uso spregiudicato a fini elettorali che lo stesso Di Maio fa della vicenda”.
“L’antiparlamentarismo dei grillini – attacca Rossi – che volevano “aprire il parlamento come una scatoletta di tonno”, deve essere combattuto e fermato”.
“Il Pd – esorta il governatore della Toscana – che sembra non avere nessuno dei furbetti tra i suoi, reagisca, prenda l’iniziativa e chieda non solo che si facciano i nomi ma che, una volta accertati i fatti, i parlamentari reprobi siano espulsi dal Parlamento e dai partiti per indegnità di comportamenti”.
“Il fondo di Avvenire di oggi – cita Rossi – ricorda opportunamente l’articolo 54 della Costituzione: I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore“.
“Mi chiedo – riflette – se non sia giusto cogliere l’occasione di questo devastante scandalo per predisporre una legge che dia applicazione all’articolo 54 della Costituzione”.
“Non è facile ma è necessario – conclude – se non vogliamo che la frattura tra politica e cittadini diventi ancora più profonda”.
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