GRASSINA (BAGNO A RIPOLI) – La grassinese Margherita Meli ha scritto in sei mesi il suo primo libro, “Essere pensante”, quando aveva quindici anni. E lo ha pubblicato in questi giorni, quando di anni ne ha diciassette.
La contattiamo per conoscerla, ci racconta di se e di quando si è appassionata alla scrittura: praticamente da sempre, ci dice.
“Ho impiegato due anni per completare il tutto – spiega – avvalendomi anche dell’aiuto di un editor per le correzioni, perchĂ© poi di mezzo c’è stata la pandemia che ha rallentato il tutto”.
E’ un piacere ascoltarla, esprimersi con precisione e serenitĂ ricordando quante potenzialitĂ i giovani abbiano da far emergere: “Sentivo la necessitĂ di scrivere, e so che questo può sembrare strano, sicuramente avrĂ contribuito la mia passione per la lettura che ho da sempre”.
“Il mio desiderio – ci confida – era quello di scrivere un libro proprio come quelli che leggevo, senza ancora avere idea su che tipo di storia avrei potuto raccontare”.
Poi ci dice che è partito tutto dal titolo: ““Essere pensante” è la parola con cui sono stata definita da una mia insegnante, nel senso ampio del termine e riferita alla capacitĂ di pensare. Riconosco che è stato un percorso insolito, partire dal titolo per poi sviluppare la trama. Mi spaventava l’idea di scrivere qualcosa che non avesse un nome, come se non avesse una identitĂ ”.
“Volevo cercare di trasmettere i miei pensieri – riprende – tutto quello che è il mio mondo, attraverso una storia. Arricchendola anche di una parte misteriosa che pensavo l’avrebbe resa piĂą intrigante, incuriosendo il lettore e spingendolo ad andare avanti”.
Margherita frequenta il quarto anno del Liceo Linguistico all’Istituto Superiore Gobetti-Volta di Bagno a Ripoli, e dopo la maturitĂ vorrebbe intraprendere forse Lettere moderne. O, comunque, continuare con studi umanistici.
Questa prima esperienza, ci dice, ha alimentato la sua voglia: “Ho iniziato, anzi ho continuato, a scrivere altre cose anche dopo aver terminato il libro, solo durante la pandemia ho fortemente rallentato. All’inizio pensavo che forse avrei potuto sfruttare il tempo dedicandomi alla scrittura, visto che sarei stata a casa ventiquattro ore su ventiquattro”.
“Invece – spiega – non è stato così. Emotivamente non mi sentivo nĂ© in vena di leggere nĂ© tanto meno di scrivere. Non l’ho vissuto bene quel tempo, nĂ© la situazione: gli stimoli che mi arrivavano con il contatto con gli amici e con le persone mancavano totalmente”.
“Io prendo ispirazione da ciò che vedo all’esterno – conclude – a volte anche da un semplice dettaglio banale, sul quale poi fantastico e immagino. Stare in casa ha cancellato tutto questo”.
Intanto però un primo traguardo importante è arrivato. Un traguardo che può diventare un trampolino.
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