TAVARNUZZE (IMPRUNETA) – La chiameremo Maria, con un nome di fantasia. E fa un certo effetto raccontare questa storia proprio nei giorni in cui si organizzano manifestazioni contro il femminicidio e la violenza contro le donne. Ma tant'è, purtroppo.
Maria, assistita dall'avvocato Fabrizio Di Donato e supportata dall’Associazione Culturale Comunità Peruviana a Firenze, martedì 22 novembre ha denunciato alla Procura della Repubblica di Firenze il suo presunto aggressore.
Adesso sarà la giustizia a fare il suo corso. Probabilmente la stessa Procura chiederà ai carabinieri imprunetini dettagli, informazioni. Forse indagini.
Ma in quelle quattro pagine di denuncia ci sono terrore, paura. E trenta giorni di prognosi per, come indica il referto medico, trauma cranico lieve non commotivo, fratture ossee proprie del naso, frattura del polso destro.
I fatti descritti nell'atto di querela risalgono a mercoledì 16 novembre. Maria è a Tavarnuzze, dove si è recata per andare a trovare un'amica. Connazionale.
Dice che appena arrivata in prossimità della casa un uomo, che si trovava all'interno del cortile condominiale, le si rivolge chiedendole se vivesse in quel condominio. La donna risponde che sta andando a trovare un'amica. E qui, si sostiene, l'uomo inizia ad alterarsi, dicendo che in quel condominio c'era chi bruciava le pentole. Probabilmente riferendosi a un qualcosa accaduto in passato.
La situazione precipita rapidamente. Mentre Maria si avvicina al citofono per suonare, l'uomo le si avvicina e partono degli spintoni. La donna sostiene che lui abbia iniziato a urlare di non toccarlo ("Ma io – spiegherà Maria – cercavo solo di difendermi dalla sua aggressione").
Si sarebbe avvicinata anche una donna, inveendo a male parole contro gli "stranieri di m…a". Mentre l'uomo, spingendola sempre di più, avrebbe iniziato a minacciare anche di "ammazzarla". Maria cade, sbatte il polso (che poi risulterà fratturato), sbatte il volto e perde gli occhiali.
La 47enne peruviana vede cosa le è successo e dice all'uomo di guardare cosa le aveva fatto. Lui nega dicendole che si sarebbe fatta male da sola (Maria farà mettere a verbale nella denuncia che nel frattempo è passato anche un condomino).
Poi cerca di scappare ma, sostiene ancora, l'uomo la insegue e la ferma al cancellino esterno. Contro un muro. Minacciandola ancora di morte, offendendola in quanto "straniera di m…a". "Allora io – scriverà Maria nella denuncia – ho iniziato ad urlare e a chiedere aiuto a squarciagola, tanto che nel palazzo di fronte si sono affacciate diverse persone".
Così Maria cerca di chiamare il 113, ma con il polso dolente non riesce a comporre il numero. Riesce però a scattare una foto all'uomo (e alla donna bionda con lui). Che risale in auto e parte.
Ancora terrorizzata Maria riesce, a fatica e aiutata dall'amica che la raggiunge, a chiamare i soccorsi. L'ambulanza arriva e viene portata all'ospedale Santa Maria Annunziata. Dove le riscontrano le ferite e la tengono in osservazione tutta la notte. Poi la sofferenza di prendere atto di cosa le era accaduto, la paura, il sostegno dell'Associazione e la decisione di denunciare tutto.
Pare che l'uomo accusato dell'aggressione viva in quello stesso condominio. Ma, come detto, adesso dovrà essere la giustizia a fare il suo corso. E dovrà essere una giustizia vera.
Intanto però si mobiliteranno anche le donne dell’Associazione Culturale Comunità Peruviana a Firenze. Che vogliono far sentire la loro solidarietà. Ma anche la rabbia e l'indignazione.
"Lo faremo a Firenze – dice la presidente dell'Associazione Lina Callupe – ma vogliamo farlo anche a Tavarnuzze, dove abbiamo intenzione di organizzare una manifestazione nei prossimi giorni".
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di Matteo Pucci
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