BARBERINO TAVARNELLE – Donatello Bellosi, detto “i’ Dona”, pone all’attenzione della comunità locale una questione che gli sta particolarmente a cuore.
Orgogliosamente “originario di Marcialla”, 73 anni compiuti il 23 giugno, lo incontriamo al fresco della pineta di Barberino Val d’Elsa, “vicino a casa sua”, in un tardo pomeriggio estivo, insieme al suo bassotto Valente.
“Oggi, non appena accendiamo la televisione, sentiamo parlare di transizione ecologica – inizia la sua riflessione – Cioè di un processo di trasformazione all’insegna della sostenibilità, di passaggio dallo sfruttamento intensivo del petrolio all’utilizzo di risorse rinnovabili”.
“Siamo incentivati sempre di più all’acquisto di auto elettriche – prosegue – Ma… c’è un problema: in tutto il territorio di Barberino Tavarnelle non c’è neppure una stazione di ricarica. Questa è una grande carenza sia per gli abitanti che per i numerosi turisti”.
Ben presto capiamo il motivo dell’interesse che Donatello nutre per questa faccenda: “Sono un esperto di automobilismo – ci dice, con gli occhi che brillano – Sono stato insegnante di un’autoscuola a Tavarnelle con sede prima in via Roma, poi “sui Fitti” (in via Naldini, n.d.r.)”.
“Era, per così dire, un hobby di cui mi occupavo la sera dopo cena, nell’unica fascia oraria in cui all’epoca le persone potevano frequentare i corsi di guida – racconta – La mia “vera” professione consisteva nella programmazione aziendale dell’Axis”.
“I’ Dona” è stato anche un pilota: con la sua Simca ha fatto sia in casa che a Piacenza niente meno che… il terzo assoluto: “Correvo senza navigatore, perché… pesavo già abbastanza di mio”, ricorda sorridendo.
E, per trent’anni, è stato l’anima di un celebre evento: “Nel contesto della storica rivalità con Tavarnelle, dove già si teneva il Rally Lastraioli, un’idea mi solleticò: trovato uno sponsor di milioni di lire, a Barberino nacque il Rally della Fettunta”.
Ci spiega le ragioni di questa passione per le quattro ruote che generalmente la sua generazione condivide: “Quando eravamo piccoli, passava la 1000 Miglia. Coloro che, come me, a quel tempo erano bambini erano affascinati da questa corsa”.
“Inoltre – dice ancora – una volta compiuti i diciotto anni, l’automobile diventava il mezzo con cui scappare dal paese e andare a Firenze”.
“L’elettrico esiste – conclude “i’ Dona”, ritornando al punto nodale – Pertanto occorrerebbe mettere i cittadini nella condizione di poterne usufruire, installando una colonnina nel nostro comune”.
©RIPRODUZIONE RISERVATA