SIENA – “Abbiamo ottenuto anticorpi potentissimi, che sono nella fase di sviluppo industriale e con cui speriamo di poter contribuire presto a contenere questa pandemia”.
E’ l’annuncio del professor Rino Rappuoli, Maestro del Lavoro e Medaglia d’oro al merito della sanità pubblica, microbiologo, direttore scientifico e responsabile dell’attività di ricerca e sviluppo esterna presso GSK Vaccines di Rosia, in provincia di Siena.
Un annuncio fatto al presidente della Federazione Nazionale Maestri del lavoro, Elio Giovati, che lo ha incontrato, qualche giorno fa a Siena, nel suo studio a Toscana Life Sciences.
E pubblicato nel numero di settembre della rivista “Magistero del Lavoro”, dedicato alle storie e alle testimonianze dei Maestri del Lavoro al tempo del Coronavirus (qui una preview online).
Il lavoro di Rappuoli sugli anticorpi monoclonali in grado di sconfiggere il Coronavirus (come cura, si badi bene, non come vaccino) sono l’arma principale al quale si guarda in Italia (ma anche nel resto del mondo).
Non a caso nelle scorse settimane proprio nel polo farmaceutico senese si è svolta la visita dell’allora presidente della Regione Toscana Enrico Rossi e del ministro della salute Rpoberto Speranza. Che ha annunciato anche investimenti del Governo della ricerca per gli anticorpi monoclonali.
“Se tutto va come speriamo – ha scritto Rappuoli sulla rivista – avremo le prime dosi di vaccino verso la fine del 2020, ma dovremo aspettare la seconda metà del 2021 per avere le centinaia di milioni o i miliardi di dosi necessarie per vaccinare la popolazione mondiale”.
L’altra strada è, invece, quella degli anticorpi monoclonali. Che vede la campagna senese come fulcro della ricerca mondiale.
“Grazie alla ricerca di tanti scienziati – ha aggiunto il professor Rappuoli – ed in particolare dello scienziato italiano Antonio Lanzavecchia, oggi è possibile produrre in grandi quantità anticorpi umani contro virus e batteri e usarli in tutta sicurezza. Per fare questo si parte sempre da sangue di pazienti convalescenti, e usando tecniche di laboratorio molto sofisticate si cercano tra i milioni di cellule quelle rarissime che producono gli anticorpi che neutralizzano la spike del virus”.
“Poi si sequenzia il codice genetico – ha spiegato ancora Rappuoli – che codifica gli anticorpi più potenti, si sintetizza un gene sintetico con la sequenza trovata e si inserisce in una cellula specializzata che con questo gene può produrre l’anticorpo in grandi quantità”.
“L’anticorpo così prodotto – sono ancora parole di Rappuoli – può essere somministrato a persone già infette dal virus per guarirle, ma può anche essere dato a persone sane per renderle immuni dalla infezione”.
“Nei laboratori della Toscana Life Sciences di Siena – ha concluso – siamo partiti da sangue di persone convalescenti provenienti dall’ Istituto Spallanzani di Roma e dall’Ospedale di Siena per ottenere anticorpi monoclonali che neutralizzano il virus”.
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