GREVE IN CHIANTI – È tesa a promuovere una cultura fondata sul rispetto e sull’uguaglianza dei diritti l’iniziativa che il Comune di Greve in Chianti ha organizzato per giovedì 20 novembre alle ore 21.15 al Teatro Boito con la proiezione del film “Io non sono nessuno” (2024) e la partecipazione straordinaria della regista Geraldine Ottier e del gruppo musicale Rumore Rosa, nato e cresciuto artisticamente a Greve in Chianti, che ha firmato la colonna sonora della pellicola.
Un’occasione culturale aperta a tutti per esprimere e contrastare in maniera concreta, attraverso i linguaggi del cinema e della musica, l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia e ricordare l’eliminazione dell’omosessualità dalla lista delle malattie mentali, attuata trentacinque anni fa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.
L’iniziativa, promossa e organizzata dall’amministrazione comunale, mira a sensibilizzare la comunità con una serata speciale al Boito che invita a riflettere sui valori dell’inclusione.
“Nessuno deve sentirsi invisibile, intendiamo trasmettere – spiega l’assessora alle pari opportunità Ilary Scarpelli – un segnale concreto e affermare la necessità di un impegno responsabile e collettivo nella prevenzione e nel contrasto alla discriminazione e alle diseguaglianze”.
Alla serata prenderanno parte la regista Geraldine Ottier e il gruppo musicale Rumore Rosa, che ha composto ed eseguito le musiche del film ed ha recentemente ottenuto un riconoscimento mondiale come miglior colonna sonora partecipando all’Asti International Film Festival.
Saranno presenti il sindaco Paolo Sottani, l’assessora alle pari opportunità Scarpelli, la vicesindaca Monica Toniazzi, il presidente del consiglio comunale Gregorio Parrini e il capogruppo consiliare di maggioranza Niccolò Masiero.
Ingresso libero.
IL FILM
“Io non sono nessuno” è un film del 2024 di genere biografico, drammatico, diretto da Geraldine Ottier, con Erica Zambelli, Graziano Scarabicchi e Martina Carletti.
La pellicola è ispirata è ispirata a una storia vera e ripercorre la vita di Mariasilvia Spolato, insegnante di matematica, femminista e attivista LGBT negli anni ’70.
L’8 marzo 1972, durante una manifestazione per la Festa della donna a Roma, Mariasilvia scese in piazza brandendo uno striscione con la scritta “Liberazione omosessuale”.
Quella fotografia fece il giro d’Italia, segnando profondamente il suo destino: fu licenziata, emarginata dalla famiglia e, da sola, scelse di vivere ai margini della società, trascorrendo quarant’anni come senzatetto.
Mariasilvia si è spenta il 31 ottobre 2018, all’età di 83 anni.
Parità di genere, diritti civili, umani, femminismo, lotta, violenza, mobbing, libertà, coraggio e dignità sono i pilastri attorno ai quali si sviluppa la narrazione.
Il film esplora la vita della protagonista e delle persone che la circondano, anch’esse vittime di una società rigida, incapace di accettare e comprendere il “diverso”.
L’emarginazione e il timore verso chi non si conforma, specialmente a causa dell’orientamento sessuale, sono temi di grande rilevanza, purtroppo ancora attuali: oggi, come allora, giovani vengono allontanati dalle loro famiglie perché omosessuali.
Tra i momenti salienti del film, anche un episodio di violenza omofoba, che richiama le tragiche aggressioni avvenute in tempi recenti, con coppie di ragazzi picchiati per strada semplicemente per il loro amore.
Sebbene il film sia ambientato negli anni ’70, è triste constatare come, a distanza di oltre mezzo secolo, queste problematiche siano ancora così presenti nella nostra realtà.
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