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giovedì 28 Marzo 2024
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    Secondo ultime analisi di esperti, una larva sui cadaveri deve far spostare indietro di un giorno la morte…

    SCOPETI (SAN CASCIANO) – Dopo trenta anni sono tornati ad accendersi i riflettori sulla piazzola degli Scopeti dove, nel primo pomeriggio di lunedì 9 settembre 1985, un giovane ragazzo di San Casciano, mentre cercava funghi sulla collinetta degli Scopeti, s’imbatté in un cadavere nascosto a malapena tra dei secchi di vernice gettati tra la macchia del bosco.

     

    La corsa alla Stazione dei carabinieri di San Casciano per avvisare del macabro rinvenimento e, successivamente, il comandante della Stazione e un appuntato si recarono immediatamente sul posto (erano circa le 14).

     

    E si resero conto che i corpi erano due: l’uomo tra i cespugli Jean- Michel Kravechvilli; poi c'era quello di una donna ancora chiusa dentro la tenda da campeggio, era Nadine Mauriot. Due turisti francesi che di lì a poco si scoprì essere stati uccisi dal “Mostro di Firenze”.

     

    Martedì 19 maggio la troupe di Italia 7 è tornata in quella piazzola per la diretta de “L’apriscatole”, trasmissione condotta dal direttore Gabriele Canè. Ospiti in studio il documentarista Paolo Cochi, il responsabile di allora della SAM (Squadra Anti Mostro) Sandro Federico, e il giornalista de La Nazione Stefano Cecchi che per primo ha formulato l'ipotesi secondo cui l’omicidio degli Scopeti sarebbe avvenuto il sabato e non la domenica.

     

    Tutto questo oggi lo stabiliscono ben cinque esperti: Simonetta Lambiase dell’Università di Pavia; Stefano Vanin dell’Università di Huddersflield nel Regno Unito e i medici legali Giovanni Marello di Firenze, Carlo Pietro Campobasso del Molise e Giuseppe Osculati di Varese.

     

    Interpellati da Paolo Cochi, che sta preparando un reportage sulla vicenda, hanno affermato, dopo aver preso visione delle foto e dei referti medici fatti sui cadaveri, che la data della morte è da spostare di un giorno, al sabato.

     

    Tutto questo si base su una chiave scientifica, sulla formazione di una larva che si manifesta a un primo stadio dopo diciotto ore dalla morte, depositata dalla mosca “carnaria” (che non depone le larve di notte).

     

    Se questo corrisponde a certezza, l’omicidio andrebbe spostato di ventiquattro ore, ovvero al sabato e non alla domenica, con il risultato che Giancarlo Lotti avrebbe mentito sulle sue affermazioni che tiravano in ballo Pietro Pacciani e Mario Vanni.

     

    Il Gazzettino del Chianti ha assistito alla diretta dalla “piazzola”: accanto al conduttore Vittorio Betti, il giornalista scrittore Giuseppe Alessandri (autore del libro ormai introvabile “La legenda del Vampa”), l’avvocato Aldo Colao rappresentate in occasione della serata di tutti i familiari delle vittime (e legale della famiglia di Paolo Mainardi ucciso a Baccaiano), l’avvocato Giangualberto Pepi (primo difensore di Mario Vanni), l’avvocato Stefano Bertini (legale di Giancarlo Lotti) e infine il giovane avvocato Iacopo Pepi.

     

    Dallo studio l’ex responsabile della SAM, Federico, ha dichiarato che al loro intervento, dopo la segnalazione del ritrovamento dei corpi, da un primo esame dei cadaveri ebbero l’impressione che non fossero "freschi”, essendo ben visibili le larve di mosca. Tanto che le indagini per verificare i movimenti delle vittime, non furono limitate soltanto alla notte tra la domenica e il lunedì, ma anche a quella tra il sabato e la domenica: e per non sbagliarsi anche… un pochino indietro.

     

    Anche un altro giornalista che si è occupato della vicenda-Mostro, Mario Spezi, è convinto dell'anticipo al sabato del duplice omicidio: "Lo scrissi nel 2002 – dice in una intevista – ma allora l’indagine era aperta e molti si resero conto dell’effetto devastante di questa notizia. Perché  non è solo il fatto di cambiare una data; ma la conseguenza è che chi la disse, cioè Lotti,  mentì. Si allineò (o fu fatto allineare alla versione ufficiale della polizia)".

     

    A "difendere" Lotti, deceduto da anni, ci ha pensato l'avvocato Bertini: "Lotti era un super testimone imputato e che fu condannato a ventisei anni di carcere dove vi morì. E non si può dire che se si dovesse dimostrare che quello che ha detto non è vero cadrebbe tutto: la vicenda del “Mostro di Firenze”, in particolare il delitto degli Scopeti, si basa su dichiarazioni di Lotti ma anche su riscontri effettivi, concreti, circostanziati, portati da una perizia medico legale di tre medici legali, dodici testimoni".

     

    "Oltre ai testimoni – ha proseguito – che dicono di avere fornito la cena ai due francesi la domenica sera, ricordando anche quello che avevano mangiato, con un riscontro di un’autopsia che ha verificato la presenza di quel cibo nello stomaco, parzialmente digerito. Altri testimoni dicono di avere dato la colazione ai due francesi la domenica mattina al bar degli Scopeti. Oltretutto il ristoratore che servì la cena la domenica sera, li ammonì dicendo che era pericoloso stare accampati nel bosco".

     

    Di tutt’altro parere l’avvocato di Mario Vanni, Giangualberto Pepi: "Lotti – ha sostenuto – è stato un personaggio inattendibile e oggi abbiamo la controprova clamorosa. E’ una cosa che avevo già evidenziato nel momento in cui difendevo il Vanni, in quanto i due francesi erano stati assassinati il sabato notte e non la domenica. Oggi abbiamo finalmente la riprova che nei delitti del mostro il Vanni non c’entra niente!".

     

    Ci si chiede di come si possa fare una valutazione attendibile da delle foto scattate ai cadaveri, mettendo in dubbio chi ha lavorato trenta anni fa direttamente sui corpi.

     

    Com’è possibile capire la vicenda può riservare ancora altre novità. Ma in conclusione della trasmissione è l’ex responsabile della Sam Sandro Federico a dire: "Tutti discorsi interessanti questi, ma manca l’interprete principale.Manca il protagonista, la pistola!".

     

    Già, la famigerata beretta calibro 22, mai ritrovata.

    di Antonio Taddei

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

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