FIRENZE – Un’altra annata buona, possiamo anche azzardare a dire ottima, anche se dipenderà dall’andamento climatico dei prossimi 40 giorni, con una produzione inferiore del 10% rispetto allo scorso anno.
La vendemmia è già iniziata per alcune varietà precoci e i primi segnali sono positivi.
“La temperatura e le piogge sono state regolari e hanno favorito la buona maturazione delle uve. Non abbiamo riscontrato stress fisiologici, direi che le premesse sono più che positive”.
A dirlo è Francesco Colpizzi, presidente della Federazione Vitivinicola di Confagricoltura Toscana.
Se nelle vigne la situazione va avanti con ottimismo, la situazione economica delle aziende è invece preoccupante.
“Il problema principale è la liquidità delle aziende – spiega Colpizzi – Nel decreto Cura Italia è prevista una forma di finanziamento che mette a garanzia i vini presenti in cantina”.
“Lo strumento – riflette – ci sembrava finalmente snello e intelligente, ma fa rabbia che gli uffici ministeriali non abbiano emanato i decreti attuativi a distanza di mesi, rendendo di fatto la misura inutile. Una beffa che sta danneggiando tantissime aziende”.
A subire i colpi del lockdown sono soprattutto le attività che non lavorano con la grande distribuzione, ma con ristoranti e locali (il cosidetto canale Horeca) “che hanno azzerato le vendite – spiega Confagricoltura – nei periodi da marzo a maggio e che tuttora sono in difficoltà nelle città d’arte”.
“Da giugno però – si aggiunge – si registrano segnali di ripresa, con aumenti delle vendite vicine al 30% che non compensano le perdite sofferte, ma lasciano sperare positivamente”.
“Ma è un anno particolare, il cui andamento sarà valutabile solo alla fine considerato il clima di incertezza” precisa Colpizzi.
“Di certo – aggiunge ancora – la decisione degli Usa di non introdurre i dazi per i vini italiani è stata più che positiva, considerando che la Toscana esporta circa il 30% dei suoi vini negli Stati Uniti”
Ciò che non cambia mai, sono i danni da ungulati. “Ormai non parliamo più di emergenza, ma di danno strutturale con cui gli agricoltori devono fare i conti ogni anno. Manca la volontà politica di risolvere il problema e questo vuoto colpevole costa ogni anno anche un decimo della produzione”.
“E’ necessario intervenire – conclude – non sappiamo più come dirlo all’amministrazione regionale”
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