CASTELNUOVO BERARDENGA – Nei giorni scorsi la stessa amministrazione comunale castelnovina era tornata a lanciare l’allarme truffe sul territorio. Ed ecco che anche dall’attività dei carabinieri arrivano conferme.
I carabinieri della Stazione di Castelnuovo Berardenga hanno deferito in stato di libertà due italiani, di cui un diciassettenne, che nel tardo pomeriggio di ieri si sono resi responsabili del reato di tentata truffa con la tecnica del “finto carabiniere” ai danni di una settantottenne di Castelnuovo Berardenga.
Il modus operandi utilizzato è noto ed è già stato riscontrato nei numerosissimi casi denunciati in passato sia nella provincia di Siena che sul territorio nazionale.
Un finto maresciallo dei carabinieri contatta al telefono la vittima, generalmente una persona anziana, comunicando che un congiunto ha causato un grave incidente stradale.
Il truffatore aggiunge che è quindi necessario versare una cospicua somma in denaro a titolo di cauzione da consegnare ad un avvocato o ad un carabiniere appositamente incaricati per il ritiro.
Questa secondo l’ipotesi accusatoria è la modalità con cui è stato tentato il colpo anche a Castelnuovo Berardenga martedì 14 ottobre.
L’anziana donna, designata come vittima è però riuscita a contattare i militari della locale Stazione, riferendo di avere ricevuto la telefonata che la informava del grave incidente.
Prontamente intervenuti, i carabinieri sono riusciti a fermare i due uomini prima di portare a termine il loro disegno criminoso.
Sempre più spesso malintenzionati si spacciano per carabinieri o avvocati o falsi incaricati delle società di erogazione di servizi come luce, acqua, gas per truffare le persone, specialmente gli anziani.
La truffa segue uno schema preciso: una telefonata d’allarme in cui l’interlocutore che può conoscere nome, cognome e dati personali, avvisa che un familiare è coinvolto in un grave incidente stradale o in un reato ed è necessaria una somma di denaro come cauzione, ovvero segnala che è necessario effettuare “il controllo tecnico” del contatore.
I malfattori utilizzano toni gentili ma decisi, creando pressione emotiva sulla vittima facendola sentire in colpa o in ansia e poco dopo, un sedicente carabiniere o avvocato o il falso addetto si presenta presso l’abitazione per ritirare denaro e anche gioielli che, nel caso del sedicente carabiniere, sono indicati come necessari per effettuare il confronto con la refurtiva rinvenuta nel corso di un’indagine.
I carabinieri e nessun vero tecnico chiedono soldi per risolvere problemi legali o familiari né per effettuare verifiche.
Ricevendo una telefonata del genere occorre mantenere la calma, contattare un parente o un amico di fiducia per verificare la situazione ed il 112 spiegando l’accaduto, senza aprire la porta a sconosciuti anche se dovessero dichiarare di essere carabinieri.
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