Erano passati pochi anni dalla fine della guerra, c’erano ancora tante famiglie che non avevano certezze sulla sorte dei loro figli soldati.
Fu indetto l’Anno Santo da Papa Pio XII, Eugenio Pacelli. In quell’anno ricorreva anche la celebrazione della festa del Crocifisso di Santo Stefano a Campoli perché era celebrata al 25° del secolo normale e al 50° solenne, e dati i due eventi venne fatta una festa eccezionale che si protrasse per una decina di giorni del mese di settembre.
Nei giorni feriali le celebrazioni si svolgevano la sera, di notte, dopo il lavoro nei campi per la maggior parte della popolazione di allora. In tutte le chiese che dipendevano gerarchicamente dalla pieve c’era il prete, a Campoli c’era il Pievano, in tutto una decina. V
enne fatta un’illuminazione elettrica eccezionale a tutta la struttura della chiesa e del campanile. La strada che precede la chiesa (viottolone) venne addobbata, per 500 metri, con archi di trionfo illuminati elettricamente con centinaia di lampade, tant’è che la società elettrica dovette aumentare la potenza dell’impianto di distribuzione; per noi ragazzi era una cosa fantastica, una Las Vegas di campagna!
Al contempo quasi tutte la case del contado si dotarono di illuminazione, sia elettrica che a fiamma, ed era uno spettacolo… .
Tra le varie celebrazioni, in particolare ne ricordo tre: la via Crucis fino a Montefolchi , la fiaccolata al Poggio la Croce e la processione finale fino alla Villa di Vallacchio.
Particolare fu la preparazione della spettacolare Via Crucis; il percorso, circa 2 chilometri in salita, venne illuminato con centinaia di gusci di lumaca riempiti di olio lampante e stoppino che davano alla scena particolare soggezione.
Tutto ciò fu abbastanza facile perché la popolazione era prevalentemente contadina e i poveri materiali di facile reperimento nei campi.
La televisione sarebbe arrivata nel 1954, e quella fu una grande rappresentazione teatrale a cielo aperto alla quale partecipavano centinaia di persone anche dei paesi e località vicine.
Poi è arrivato il”boom”e la popolazione si è dispersa… . Le case coloniche sono state abitate spesso da” cittadini “ e adibite a brevi soggiorni. La Pieve è rimasta nella sua antica bellezza e i pochi antichi residenti hanno cercato di portare avanti le tradizioni.
di Roberto Borghi
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