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giovedì 30 Ottobre 2025
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    “Trasporto pubblico locale, dopo quanto mi è accaduto anche oggi ho deciso di arrendermi: prendo l’auto”

    Ci scrive un quasi ex... utente: "Dato che il 30 novembre scadrà il mio abbonamento ho deciso che non è possibile sopportare ancora di venire calpestati quotidianamente"

    Spett.le direttore,

    Sono a scriverLe questa lettera per arrendermi. Sono ormai diversi anni che per tanti motivi sia economici che ecologici e anche di impegno personale avevo scelto di usare il trasporto pubblico per recarmi al lavoro.

    Un sacrificio che da genitore facevo anche nell’ottica di, nel mio piccolo, fare degli atti concreti per lasciare un mondo migliore per chi verrà dopo.

    Oggi, sotto una pioggia battente, mi trovo all’attraversamento pedonale a Ponte a Ema con l’autobus che sopraggiunge, mi vede anche perché mi sbraccio ed è comunque costretto a fermarsi causa traffico e l’autista che ridendo mi fa “no, no” con il capo e tira dritto.

    Allego anche un’immagine che fa capire che non pretendevo di salire a 50m dalla fermata ma a non più di 2 forse 3 metri dalla stessa in una situazione di pioggia battente, senza ombrello e senza una pensilina.

    Nell’immagine che allego io sono il puntino rosso, la fermata ufficiale quello verde e l’autobus il rettangolo blu.

    Penso che dopo anni in cui ho continuato a credere che un servizio si possa migliorare segnalando più e più volte persone che fumano a bordo, segnalando controlli inesistenti con persone che sistematicamente viaggiano senza biglietto.

    Segnalando corse che saltano e ritardi che sono strutturali al punto che il ritardo è considerato l’orario effettivo, segnalando autisti che hanno comportamenti inadeguati o menefreghisti e a fronte di tutto questo ricevendo da At bus una mail prefabbricata nella quale cambiano poche parole e che non ha mai alcuna conseguenza reale e da qualsiasi altro canale solo silenzio e nessuna reazione sono giunto alla conclusione di chiuderla qua.

    Si arriva a un punto in cui non si può sopportare oltre e quindi dato che il 30 novembre scadrà il mio abbonamento ho deciso che non è possibile sopportare ancora di venire calpestati quotidianamente in questo modo. Per fortuna posso permettermi di utilizzare un mezzo privato e tornerò a usare quello.

    Ah voglio chiudere con un piccolo aneddoto: un tempo, molti anni fa quando usavo l’autobus per andare a scuola, gli autisti avevano un “nome e cognome”, noi conoscevamo loro e loro conoscevano noi.

    Ci si parlava, ci si capiva, quello della “SITA” era un microcosmo in cui nessuno sarebbe stato lasciato a piedi in quel modo anche perché ci si incontrava poi in paese e c’era da guardarsi negli occhi.

    Oggi invece anche l’autista non ha “nome e cognome” ma ti risponde sono il numero… e si smette di essere “umani”.

    Cordiali Saluti.

    Andrea Vegni

    ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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