SAN CASCIANO – “Ecco, nero et arancione che s’avanza ora il Leone. E col dotto assembramento di figure del Trecento, ce la dà a misura d’uomo tutta l’opera del Duomo”.
Le storie contagiano emozioni e parole, come quelle che prendono vita dalla penna di un noto storico, per la prima volta spettatore e giurato del Carnevale medievale sancascianese.
Franco Cardini, uno dei massimi studiosi a livello mondiale di storia medievale, elabora in versi un omaggio letterario mentre i sancascianesi sfogliano sul palcoscenico naturale di piazza della Repubblica i loro libri ispirati al Medioevo.
E’ un elogio che rende onore alla bravura, all’intuizione artistica del Leone, la contrada che ieri sera ha conquistato la chiave del borgo di San Casciano aggiudicandosi la vittoria della decima edizione di uno degli eventi più attesi dell’anno.
Complici le temperature estive, il Carnevale Medievale ha richiamato oltre 5mila persone per le vie del comune chiantigiano. Un risultato che ha premiato il lavoro di tutte e cinque le contrade, autrici e interpreti di altrettante narrazioni originali, alla ricerca del punto di equilibrio tra storia, arte e teatro.
Una tradizione, unica in Toscana, introdotta dalla cultura popolare sancascianese, che riempie di ruoli rovesciati, suoni, maschere e colori la domenica laetare ad indicare un momento, precedente alla Pasqua, in cui far festa e gioire. Il giudizio dello storico, saggista, professore di storia medievale, è la sintesi di una valutazione espressa e condivisa dalla maggior parte dei giurati del decennale.
Vince il Leone perché vince il Medioevo che strizza l’occhio alla vita, sorride e fa sorridere, produce talenti e affreschi di vita vera, narra di botteghe d’arte in cui l’allievo supera il maestro imprimendo il proprio segno, indelebile, nella storia dell’arte italiana.
La contrada neroarancio, guidata da Martina Secci, scrive una pagina estranea alla crudezza e all’atrocità dei temi più ricorrenti nell’immaginario collettivo attribuiti al Medioevo, ed è questo l’elemento centrale che ha attratto il giudizio positivo dei nove membri della giuria popolare.
“La contrada del Leone – ha commentato il presidente di giuria Claudio Fabi – narra di uno spaccato di vita artistica che si distingue per la leggerezza, la semplicità e la poesia con le quali si snodano le vicende”.
La storia, scritta e interpretata dai contradaioli, ha alzato il sipario sul genio dell’arte, sul rapporto tra il maestro Cimabue e l’allievo, il piccolo Giotto che da bambino discolo e burlone diventa pittore maturo, realizza alcuni dei capolavori che diventeranno capisaldi nella storia dell’arte italiana, come il Crocifisso di Santa Maria Novella, la Maestà di Ognissanti e il campanile fiorentino.
“Il Leone -precisa il presidente Fabi – ha saputo raccontare una storia che rende unico il nostro paese in tutto il mondo, ha materializzato i colori, personificandoli, ha mostrato il percorso di Giotto, orientato al naturalismo, alla profondità e al sentimento dei personaggi, nelle opere in fase di realizzazione ed espressione del genio toscano”.
Per il decennale dell’evento è stato assegnato un premio specifico al lavoro drammaturgico delle contrade, alla costruzione della storia e all’interpretazione teatrale. Il riconoscimento è stato assegnato alla Contrada del Cavallo da una giuria speciale presieduta dall’attore Sergio Forconi.
“E’ la vittoria di tutti noi, di chi organizza, promuove e realizza il Carnevale Medievale Sancascianese – nota Marco Niccolini, presidente dell’associazione Contrade sancascianesi – un valore che intreccia le generazioni, crea tutto l’anno importanti momenti di aggregazione e di lavoro condiviso, un patrimonio di passioni, interessi nei quali riflettiamo la nostra identità collettiva”.
Il Carnevale Medievale Sancascianese è stato organizzato dall’associazione Contrade sancascianesi, dal Comune di San Casciano con il sostegno di Arca Azzurra Eventi, ChiantiBanca e in collaborazione con la Pro Loco di San Casciano, direzione artistica di Samuel Osman.
Il regista Matteo Spagni ha curato un documentario con i volti, le testimonianze, la memoria ripercorsa dai primi contradaioli che hanno accompagnato nei dieci anni la creazione e l’evoluzione della manifestazione.
Anche per la contrada del Gallo, seconda in classifica, il professor Cardini ha trovato il modo di ricambiare l’emozione della storia incentrata sul difficile tema della violenza sulle donne in un ponte simbolico tra passato e presente.
“In paese, azzurro e giallo – scrive lo storico – è arrivato il Gallo. Ci racconta una cosina sulla strega Guendalina. Guendalina è guaritrice ma la credono maliatrice. Con il rogo, a finir male, va la storia medievale”.
di Redazione
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