SAN CASCIANO – Era il 23 giugno 2011 quando la Croce dipinta di Simone Martini fu staccata dalla parete della chiesa di Santa Maria al Prato, di San Casciano.
La ditta specializzata nel trasporto di opere d’arte, dopo averla accuratamente sistemata in una cassa apposita, lasciò la chiesa per il gabinetto di restauro dell’Opificio delle Pietre Dure, settore dipinti mobili, di Firenze. Dove la consegnò.
A distanza di otto anni, sabato 25 maggio, in una chiesa affollata, il Governatore dell’Arciconfraternita della Misericordia di San Casciano, Marco Poli, il custode Paolo Bacci e un Fratello, hanno lentamente abbassato il drappo che copriva l’altare dove ha trovato la nuova sistemazione la Croce.
E con tanta emozione e commozione è stato possibile ammirare in tutto il suo splendore la Croce dipinta di Simone Martini. Restaurata e tornata “a casa”.
Don Massimiliano Goroi, proposto della Collegiata di San Cassiano e Correttore della Misericordia, ha poi impartito la benedizione.
Erano presenti il sindaco Massimiliano Pescini, il Governatore Poli, Maria Pia Zaccheddu della Soprintendenza Archeologica Belle Arti e paesaggio, Marco Ciatti Soprintendente Opificio Pietre Dure, Alessandra Ramat Opificio Pietre Dure, Chiara Molducci assessore alla cultura, don Renzo Pulidori proposto Emerito, le Suore di Maria Santissima Consolatrice, Cristiano Iacopozzi presidente ChiantiBanca, Giuseppe Bonocore luogotenente dei carabinieri.

“E’ con grande piacere – ha detto Poli – che accogliamo il ritorno di questa antica opera d’arte dopo l’accurato restauro. Come governatore di questa antica Confraternita sono orgoglioso di avere in custodia questa e altre opere. Che l’ordine dei Domenicani prima, e i nostri confratelli (dal 1793), ci hanno lasciato. E che noi abbiamo il dovere di curare, conservare e tramandare alle generazioni future”.
Maria Pia Zaccheddu della Soprintendenza ha ripercorso la storia della Croce in un primo momento attribuita a scuola giottesca (fu poi Giacomo De Nicola ad attribuire senza ombra di dubbio la Croce a Simone Martini).
“La tavola, nella sua impostazione gotica – ha detto Zaccheddu – mutila dell’immagine del Golgota alla base del montante a causa di un taglio effettuato nel XX secolo, esprime a pieno la volontà di una committenza che non lesinò sulla preziosità dei materiali ricchi di oro, argento, stagno, terre e minerali pregiati come l’azzurrite, accolti in linee sinuose e in sapienti sfumati che creano pienezza del corpo e morbidezza nel modellato”.
Marco Ciatti, direttore dell’Opificio delle Pietre Dure, ha illustrato la storia dell’Opificio e i laboratori di restauro, mentre la restauratrice dell’Opificio.
Alessandra Ramat, ha illustrato (grazie anche a delle diapositive) le fasi del restauro della Croce e le fasi d’indagini scientifiche.
Ha sottolineato come sia stata eseguita “la pulitura della pellicola pittorica, intervento compiuto in modo molto puntuale attraverso l’impiego del bisturi sotto il controllo del microscopio, reso necessario dalla estrema delicatezza della pittura, legata non soltanto al tempo-vita dell’opera, ma soprattutto alla presenza di sostanze sovrapposte nel tempo nel corso di precedenti restauri. L’uso del microscopio è stato indispensabile anche per riuscire a distinguere e riconoscere la presenza di tali interventi che sono stati mantenuti o eliminati, valutandone di volta in volta l’opportunità”.
“Una Croce – ha concluso il Soprintendente dell’Opificio – che attende il parere degli storici dell’arte per avvalorare l’ipotesi che anche i dolenti siano di mano del Maestro”.
A conclusione don Massimiliano ha invitato tutti al rinfresco allestito dai volontari della Misericordia, con l’aiuto delle Suore che hanno messo a disposizione la cucina, mentre il Maestro Andrea Gheri, del Corpo Musicale “Oreste Carlini”, ha intrattenuto il pubblico con i “suoi” musicanti.
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