TAVARNELLE (BARBERINO TAVARNELLE) – C'è un'usura che non è quella del cosiddetto "strozzino" spesso immortalato dal cinema. Quella del Savino Capogreco di "Amici Miei" per dirne uno fra i tanti.
Ce n'è anche una più strisciante e sottile, ovvero quella praticata all'interno del circuito bancario stesso. Un'usura "da colletti bianchi" la potremmo definire. Che però è in grado di mettere allo stesso modo in ginocchio imprese e famiglie.
Sapere quindi che c'è chi ha fatto ricorso e lo ha vinto, dà speranze a chi si trova a combattere in questo ambito. Oppure coraggio a chi ancora non si è fatto avanti.
A raccontarci questo "spaccato" di vita economica (e non solo) di alcuni tavarellini che si sono rivolti a lui è l'avvocato Giacomo Luddi (in foto sopra).
"Dopo un complicato lavoro di ricerca studio e messa a punto degli atti giudiziari – dice Luddi – iniziano ad arrivare i primi rimborsi per i consumatori. Con alcune decisione dell'arbitro bancario e Finanziario, su ricorsi partiti da Tavarnelle verso il collegio di Roma e Collegio di Bologna, alcuni istituti di credito di primo piano sono stati condannati a pagare gli interessi convenzionali percepiti nel corso degli anni, e quindi condannati restituire ai clienti tutti gli interessi che erano maturati".
Stiamo parlando, ci conferma Luddi, di "pronunce che riguardano finanziamenti mutui, operazioni di cessioni sul quinto dello stipendio e credito al consumo". Non certo spericolate operazioni finanziarie, ma normale vita economica di aziende e famiglie.
"Questo – spiega il legale – perché in alcuni casi le finanziarie avevano omesso di calcolare alcuni costi come le polizze di assicurazione sul credito, come costi validi ai fini del calcolo del TEG cioè quel tasso omnicomprensivo che non può superare il Tasso soglia previsto dalla legge antiususura, costituita in massima parte dal combinato disposto tra l'art. 644.c.p. (codice penale) e il 1815 del CC. (codice civile)".
"Inoltre – dice ancora – nella maggior parte dei casi il TAEG dei finanziamenti (l'indicatore di costo) è risultato non calcolato correttamente e dunque anche in questi casi le banche in ben cinque pronunce favorevoli, tra Roma e Bologna, sono state condannate a restituire alle persone gli interessi convenzionali non correttamente pattuiti e pagati in eccesso".
"In un recente convegno tenutosi a Firenze in tema di diritto bancario – racconta ancora Luddi – è emerso che le persone, i consumatori insomma, sanno ben poco dell'argomento. E soprattutto non sanno che, oltre ai finanziamenti in corso, hanno 10 anni di tempo dalla chiusura del finanziamento per richiedere i rimborsi".
"È invece importante – conclude l'avvocato tavarnellino – che i consumatori conoscano i loro diritti, poiché molti convegni in tema di diritto bancario sono sponsorizzati dalle banche stesse. E alcune tesi scomode per il il sistema bancario tendono ad essere trattate in modo non particolarmente approfondito".
di Matteo Pucci
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