CHIANTI – “Gli imprenditori, le attività ricettive, i commercianti, gli esercenti, i lavoratori, ringraziano per lo sforzo profuso dal Sistema Sanitario Nazionale, che si confronta tutti i giorni, con gli effetti causati dal Covid-19, a loro va tutto la nostra stima, la nostra solidarietà, ed il nostro sostegno”.
Inizia così la riflessione del gruppo di imprenditori chiantigiani (negozi, ricezione turistica, ristorazione…) di Life in Chianti, a margine della lettera aperta dei sindaci della Città Metropolitana ai cittadini.
“Riteniamo condivisibili – si legge in una nota firmata dal presidente, Alessio Pesucci – i protocolli sanitari, condividiamo quindi di evitare gli assembramenti in luoghi chiusi, evitare di entrare in contatto con altre persone se presenti sintomi riconducibili al Covid, perseguire una corretta igiene ambientale e personale”.
“Non condividiamo invece tutte le norme di ordine pubblico, e di restrizione della libertà personale, che hanno dimostrato di non produrre risultati tangibili, ed anzi costringono le persone a restare chiusi in casa, mostrando il fianco a focolai difficilmente gestibili”.
“Le stesse norme di ordine pubblico – proseguono – a cui solo alcune attività devono sottostare, indipendentemente dalla loro funzione, e che sono quindi discriminanti dei diritti dei cittadini e dei lavoratori”.
“Rinnoviamo il nostro invito a tutte le amministrazioni locali – aggiungono – ed anche alle forze dell’ordine a non applicare i famigerati DPCM, ritenuti incostituzionali, illegittimi ed inapplicabili, dal TAR del Lazio, dal Tribunale Civile di Roma dal giudice di Pace di Frosinone, dal tribunale penale di Reggio Emilia, solo per citarne alcuni, inoltre violano la Carta Europea Diritti dell’Uomo, e la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, leggi primarie vigenti sul suolo italiano”.
“Così come portare la mascherina – rincarano – in quanto non c’è evidenza scientifica che riduca il rischio di contagio all’aperto, in luoghi pubblici viola l’art.5 della legge 152/75 del c.p.p. e l’art 85 del T.U.L.P.S.”.
“Ricordiamo anche – rimarcano – che l’art 28 della Costituzione Italiana cita: I funzionari e i dipendenti dello Stato e degli enti pubblici sono direttamente responsabili, secondo le leggi penali, civili e amministrative, degli atti compiuti in violazione di diritti. In tali casi la responsabilità civile si estende allo Stato e agli enti pubblici”.
“La Costituzione – concludono – è il riferimento primario per i cittadini di uno stato democratico, e deve esserlo anche per gli amministratori ed i funzionari pubblici”.
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