IMPRUNETA – Un patibolo abbattuto, spezzato in più punti, giace come fossile di un passato da non risvegliare.
“Nessuno uccida Caino”, l’installazione di Ignazio Fresu, trasforma la materia in memoria collettiva, rendendo visibile la caducità della violenza e la possibilità del perdono.
L’opera è stata inaugurata ieri, domenica 9 novembre, in piazza Buondelmonti a Impruneta, in occasione delle celebrazioni dedicate a Pietro Leopoldo, Granduca di Toscana.
Il progetto nasce da un’iniziativa di Francesca Roberti per Athena Associazione, in collaborazione con il Comune di Impruneta.
All’inaugurazione hanno partecipato il sindaco Riccardo Lazzerini, il presidente del Gabinetto Vieusseux Riccardo Nencini, il presidente della FIDU (Federazione Italiana Diritti Umani) Antonio Stango, insieme ai rappresentanti di Amnesty International e dell’Associazione Nessuno tocchi Caino.
L’installazione, realizzata in resina epossidica, granulati di pietra e aggregati di inerti, raffigura un patibolo in scala reale, ma non eretto: la struttura è distesa e frantumata, simbolo di una condanna respinta e di una civiltà che rifiuta la morte come strumento di giustizia.
Il progetto trae ispirazione dalla storica riforma del 30 novembre 1786, quando il Granduca Pietro Leopoldo d’Asburgo Lorena abolì in Toscana la pena di morte, primo atto del genere in Europa. Quell’innovazione illuminista, poi revocata pochi anni dopo, resta monito e memoria: i diritti non sono mai acquisiti per sempre, ma vanno difesi e riaffermati nel tempo.
“Nessuno uccida Caino” interpreta questi valori attraverso la poetica di Ignazio Fresu, nato a Cagliari nel 1957 e residente a Prato.
Diplomato al Liceo Artistico di Cagliari e laureato all’Accademia di Belle Arti di Firenze, Fresu espone in Italia e all’estero. Le sue opere, spesso realizzate con materiali riciclati e residui industriali, riflettono sulla transitorietà della materia e sulla tensione tra permanenza e dissolvenza.
Richiamandosi al pensiero di Cesare Beccaria, l’artista invita a ripensare il senso della pena come recupero e non come vendetta, riconoscendo nel reo una parte della società stessa.
“L’opera di Ignazio Fresu ci ricorda che la civiltà non è mai un traguardo, ma un cammino. Difendere la vita e la dignità di ogni persona è un dovere che attraversa il tempo e interpella la responsabilità di ciascuno”, ha dichiarato il sindaco Lazzerini.
L’installazione resterà visibile fino al 12 dicembre.
L’iniziativa ha ricevuto il patrocinio e il contributo di Regione Toscana, Comune di Impruneta, Gabinetto Vieusseux, Accademia dei Georgofili, Amnesty International, Associazione Nessuno tocchi Caino e Federazione Italiana Diritti Umani (FIDU).
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