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giovedì 28 Marzo 2024
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    Lavorano nelle nostre vigne, vivono in condizioni indegne: operazione anti caporalato

    Carabinieri all'opera in gran parte del Chianti senese. Un immobile sgomberato a Castellina. Parlano i sindaci

    CHIANTI SENESE – Poi arriva una mattina di marzo. E quello che spesso si dice, si sente, si mormora, diventa tutto ad un tratto concreto. Spesso (sempre) perché sono le forze dell'ordine a mettersi in moto.

     

    Stiamo parlando di persone che lavorano nei nostri campi e che vivono in condizioni inumane, inaccettabili: e se ne è parlato molto anche nei mesi scorsi.

     

    Nel territorio del Chianti fiorentino, con l'ormai "famosa" operazione anti caporalato (e non solo) che nell'ottobre scorso decapitò i vertici delle Cantine Coli, alla Sambuca (Tavarnelle).

     

    Oppure, nel novembre 2016, dopo la furibonda rissa scoppiata fra afgani e pakistani che vivevano in un appartamento a Castellina in Chianti, esplosa per motivi di allacciamento a un contatore. Battaglie fra poveri.

     

    L'OPERAZIONE DEI CARABINIERI

     

    Dalla prima mattinata di oggi, giovedì 16 marzo, i carabinieri (una cinquantina, della Compagnia di Poggibonsi e Radda, insieme al Nucleo ispettorato del lavoro di Siena con l'ausilio della cinofila di Firenze) hanno messo in pista una vasta operazione anti caporalato nel territorio del Chiani Senese: Castellina, Radda in Chianti, Castelnuovo Berardenga.

     

    Il focus si sarebbe concentrato in particolare sulle attività di una cooperativa che fornisce manodopera alle aziende agricole locali. Potatura, lavori in vigna, vendemmia. Quello che serve.

     

    Sembra che i militari abbiano seguito e documentato a lungo i movimenti dei lavoratori in queste settimane. Poi è scattato il blitz: a pochi giorni distanza, fra l'altro, dalla visita chiantigiana del ministro dell'agricoltura Maurizio Martina. Che era stato in Chianti, a Tavarnelle, a parlare proprio di caporalato.

     

    A Castellina in Chianti una delle situazioni più incresciose, con numerosi giovani (sembra una quindicina), extracomunitari, che vivevano in condizioni inaccettabili all'interno di un immobile nella zona dove c'erano in passato gli allevamenti Niccolai.

     

    Una sorta di "base" per muoverli, sia nel Chianti fiorentino che senese. E la sera farli rientrare in veri e propri tuguri. Alloggi di fortuna. Ma la fortuna, in questi casi, non c'entra un bel niente.

     

    IL SINDACO DI CASTELLINA BONECHI

     

    "Posso solo dire – dice il sindaco Marcello Bonechi – che l'immobile è di proprietà di un castellinese, che l'ha affittato alla cooperativa. Che poi faceva vivere lì dentro le persone in condizioni igieniche, sanitarie, inaccettabili".

     

    "Sono stato di persona – prosegue – insieme alla Asl, a fare una verifica nell'appartamento a Castellina in Chianti. E lì c'era un degrado assoluto. La casa era in condizioni paurose: gli appartamenti dove vivono, le attrezzature, le cucine, i letti…".

     

    Afgani, curdi: varie etnie per un "melting pot" di lavoratori che come matrice comune hanno solo il loro (molto probabile) sfruttamento.

     

    "Adesso la Asl ha fatto tutti i rilievi – conclude Bonechi – redigerà i verbali e noi, come amministrazione comunale, faremo tutti i passi che dobbiamo fare. Una cosa è sicura: non so se ci sia caporalato, ma è indubbio che ci sono delle condizioni di vita e di abitazione non ammissibili. Noi faremo tutte le ordinanze del caso: lì non ci si può vivere".

     

    GLI ALTRI SINDACI DEL CHIANTI SENESE

     

    E' ovviamente informato il sindaco di Castelnuovo Berardenga, Fabrizio Nepi, al quale però non risultano sgomberi sul proprio territorio comunale: "Ho seguito la vicenda fino da stamani ma in territorio castelnovino non ci risultano situazioni di alloggi sgomberati o simili".

     

    Il collega di Radda in Chianti, Pier Paolo Mugnaini, ci parla di "un immobile vicino al confine con Castellina dove pare ci potessero essere stati movimenti strani. So che ci sono stati carabinieri e Asl. E' il borgo del Palagio, dove era già stata segnalata una presenza anomala di persone".

     

    Non toccato invece dai blitz il territorio di Gaiole in Chianti: "Non sta certo a me dire che è per merito nostro – dice il sindaco Michele Pescini – Quello che posso dire è che siamo poco più di 2.500, con una miriade di associazioni e persone che sono in grado di darci il polso, in tempo reale, di quello che accade".

     

    "Non abbiamo mai avuto sentori di sfruttamenti di manodopera – conclude – e ho la speranza che se questo accadesse, proprio per la grande coesione dei gaiolesi e del loro rapporto con la comunità straniera (che è un quarto della nostra popolazione), potremmo avere delle informazioni immediate. Che possano aiutare a stroncare sul nascere pratiche del genere".

     

    # ARTICOLO / Inchiesta caporalato nel Chianti senese: ecco come vivevano i lavoratori

     

    IL GOVERNATORE REGIONALE ENRICO ROSSI

     

    "E' una battaglia aperta quella contro il caporalato e ogni azione di contrasto a questo fenomeno va salutata come un'affermazione dello spirito e della lettera della nostra Costituzione. Rivolgo per questo il mio plauso ai carabinieri, impegnati dalle prime ore di oggi in un'operazione nel Senese".

     

    Sono le parole pronunciate dal governatore della Regione Toscana Enrico Rossi: "La lotta contro ogni forma di illegalità nel mondo del lavoro – continua – è un tema cruciale dell'agenda politica. Il Parlamento ha approvato nei mesi scorsi la legge contro il caporalato e, qui in Toscana, abbiamo firmato un protocollo con Inps, Ministero del lavoro, sindacati, organizzazioni del mondo agricolo per contrastare sfruttamento e illegalità sospendendo i finanziamenti europei alle aziende che impiegano lavoro illegalmente".

     

    "Oggi – sottolinea ancora – politica, magistratura, forze dell'ordine hanno strumenti ancora più efficaci per combattere una realtà che, in agricoltura ma non solo, penso al settore della moda, rappresenta una ferita inaccettabile ai diritti dei lavoratori sanciti dall'articolo 36 della Carta costituzionale".

     

    "E difendere la dignità e la sicurezza del lavoro – conclude Rossi – serve anche alla crescita economica del paese".

     

     

    di Matteo Pucci

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

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