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giovedì 28 Marzo 2024
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    L’addio a Franca Mastrantoni: “I tuoi tacchi facevano risuonare i portici di piazza”

    Dolcezza, umiltà amore. Il ricordo del figlio Simone, la poesia dedicata dai nipoti e letta durante l'ultimo saluto

    GREVE IN CHIANTI – C'è tanto dolore. Tanto amore. Tanta dolcezza nel ricordo di Franca Mastrantoni, storica commerciante di piazza Matteotti, che con il marito Silvano è stata per decenni il cuore di una bottega chiusa solo pochi mesi fa.

     

    Le parole sono quelle del figlio Simone, ma molte di questa potrebbero essere espresse dai tantissimi grevigiani che l'hanno conosciuta.

     

    "Mia mamma – inizia Simone – era la persona più umile e gentile che abbia mai conosciuto, a volte quasi spiazzante. Pensava sempre prima agli altri che a se stessa, donava dolcezza a chiunque incontrasse, anche a persone che non conosceva".

     

    "La vedevi sempre sorridente – continua – solare, voleva bene a tutti. Sempre disponibile ad aiutare, non sentiva mai la fatica. Appena aveva del tempo libero lo impegnava subito per preparare qualcosa per amici, nipoti e conoscenti".

     

    IN BOTTEGA – Con la nipotina Sole e il marito Silvano

     

    La sua perdita improvvisa ha scosso tutta la comunità di Greve. Tantissimi sono andati a trovarla a casa per l'ultimo saluto alla sua salma, i ricordi più forti sono la sua immensa gentilezza, il suo sorriso "e quel suo passo svelto, inconfondibile, che faceva risuonare i tacchi sotto i portici" dice Simone.

     

    "Era sempre di corsa, perché aveva sempre qualcosa da fare – ricorda ancora – Amava rammentarmi un detto che le aveva insegnato sua mamma Rosa: "Per saper comandare devi saper fare", a monito che nella vita devi imparare a fare tutto, perché tutto ti servirà. E solo se "sai fare" potrai diventare un punto di riferimento per gli altri. Comandare in fondo significa servire".

     

    "Ha vissuto una vita intensa e di amore – riflette Simone – È riuscita  almeno a trascorrere gli ultimi tre anni con la sua nipotina Sole; che amava immensamente e che a detta di tutti le assomiglia moltissimo".

     

    Lascia il marito Silvano, il figlio Simone, la nuora Sara e una famiglia numerosissima di fratelli, sorelle e nipoti.

     

    Proprio Silvano ha chiesto di fare un particolare ringraziamento a tutta la comunità di Greve che si è fatta partecipe di questo triste momento, al rione Piazza di cui Franca faceva parte, al dottor Claudio Mazzotta, ad infermieri e medici che l'hanno seguita in questi anni di battaglia contro la malattia.

     

    "Franca rimarrà nei nostri cuori – conclude Simone – e continuerà a sorriderci e ad aiutarci da lassù… "dalla stella su cui la nonna Franca è andata a curarsi il pancino" come è stato raccontato alla nipotina".

     

    Durante i giorni di lutto sono stati raccolti soldi donati da amici, parenti e dal rione Piazza. Saranno devoluti all'AIRC per la ricerca sul cancro.

     

    IN VACANZA – Il capodanno scorso alla Reggia di Caserta

     

    Infine, il marito Silvano ha chiesto di pubblicare anche la poesia sul senso dell'amore, che tutti i nipoti hanno dedicato alla zia Franca, letta durante la messa dal nipote Alberto. Eccola qui di seguito.

     

    "Giunto a questo punto della mia vita, e dopo averci un poco riflettuto, arrivo a una conclusione, che, in fondo, è già in sé evidente: non conta la quantità, e cioè la durata, di un amore, ma la sua qualità, cioè l’intensità con cui esso si è espresso.

     

    La quantità temporale addebitata a un amore è una umanissima (e perciò limitante) convenzione, che soggiace alla sua stessa corporeità, alla sua implodente gravità, alla sua materialità distribuita pesantemente nel corso del tempo, nel trascorrere delle azioni e degli eventi che si susseguono fisicamente, sfilando sulla passerella dei giorni, dei mesi, degli anni spesso in modo sincopato e monotono.

     

    L’intensità di un amore profondamente vissuto, invece, per quanto breve esso sia stato, è ciò che di più nobile un essere umano possa provare, nel corso della propria esistenza; l’intensità travalica qualsiasi possibilità di descrizione, non può esser compiutamente raccontata: è eterea, impalpabile, sovente fuggevolmente attaccata a secondi, o a minuti, o a un pugno di ore che rotolano via, libere e velocissime, emancipate dalla lentezza frustrante della quotidianità, sempre eguale a se stessa.

     

    Ma è proprio questa profondità amorosa, non calcolabile e quindi avulsa da ogni misurazione temporale, da ogni determinazione cronologica, tuttavia così splendente, anzi abbagliante nella sua purezza, ciò che maggiormente avvicina gli uomini al cielo e alla vera immortalità".

    di Matteo Pucci

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

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