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    “Migranti al Ferrone: nessuno ci dia di razzisti”

    9 luglio 2015. Si arriva al circolo del Ferrone, la sera dopo cena. Sembra esserci parecchia gente.

     

    Arrivano anche il sindaco di Greve, due assessori e il direttore di una cooperativa che si occupa di tutti i servizi inerenti all'accoglienza di un gruppo di immigrati.

     

    Il sindaco fa le presentazioni e comincia il monologo dicendo che l'amministrazione ha organizzato questa assemblea pubblica per spiegare alla popolazione locale le dinamiche della recente accoglienza del "primo gruppo" di immigrati.

     

    Prima cosa che non torna: ci risulta che il sindaco abbia indetto questa assemblea pubblica non per sua iniziativa ma sollecitato da numerose telefonate dei cittadini.

     

    I quali cominciano ad essere un po' preoccupati non per motivi astratti ma perché dopo aver visto arrivare all'improvviso il primo gruppo di immigrati, sentono la voce e vedono i primi movimenti dell'arrivo di un secondo gruppo, ancora più numeroso.

     

    E poi le assemblee si fanno per guardarsi in faccia e discutere: a cosa serve discutere su una cosa già fatta? Se deve essere solo una comunicazione a cose fatte, basta mandare un foglio, non importa guardarsi in faccia.

     

    Poi il sindaco continua facendo la distinzione fra i due argomenti: il primo gruppo di persone ed eventuali altri arrivi. E dice: cominciamo dal primo. Segue un monologo nel quale il sindaco più che altro esalta i meriti della propria amministrazione per gli ottimi risultati conseguiti sull'operazione dell'accoglienza.

     

    Poi passa la parola al direttore della cooperativa, il quale, con calma e pazienza, almeno all'inizio, spiega come funziona tecnicamente la cosa. Ed è stato anche utile e istruttivo ma salta subito all'attenzione che per una cooperativa e ovviamente per i suoi dirigenti, tutto questo rappresenta lavoro, interesse economico.

     

    Per carità, non c'è mica nulla di male, il lavoro è lavoro e deve essere pagato ma è inequivocabile che l'interesse economico di una cooperativa che di lavoro svolge servizi non può certo essere sulla stessa linea delle preoccupazioni della popolazione locale.

     

    Infatti, quando qualcuno si azzarda ad intervenire per esprimere le proprie preoccupazioni, si assiste ad una reazione molto accanita, specialmente da parte di uno dei due assessori.

     

    L'assessore all'istruzione del comune di Greve in Chianti si impone nella discussione esordendo con un insegnamento: parole testuali, l'accoglienza dei richiedenti asilo politico è un dovere civico.

     

    Verissimo! Ma il fatto che un assessore creda di doverlo "insegnare" è offensivo. Come è offensivo anche il non aver detto nulla in precedenza alla popolazione locale sull'arrivo del primo gruppo, questo è il sindaco a dirlo, perché altrimenti chissà cosa sarebbe successo… ˆ come dare di razzisti, ignoranti e incapaci ai cittadini locali.

     

    Certo, con un elegante giro di parole ma il messaggio che si percepisce è quello. Allora qualcuno prova a chiedere di chi sarà la responsabilità  qualora dovesse succedere qualcosa.

     

    L'assessore, ormai lanciata, torna a dare sfoggio di tutta la sua saggezza. Prima vantandosi di essere avvocato e poi, in tono provocatorio, chiedendo se qualcuno avesse riscontrato qualche flagranza di reato.

     

    Ed è qui che emerge l'unica cosa che andava chiesta all'amministrazione in tale assemblea ma che nessuno purtroppo tira fuori.

     

    E'ˆ troppo facile buttarla sul razzismo o approfittarsi della semplicità della gente. Magari non saremo tutti avvocati ma le preoccupazioni di chi vive in posto sono legittime quando in quel posto capita qualcosa di diverso da come era stato fino al giorno prima.

     

    Non per paura del "diverso", non per il colore della pelle ma semplicemente per il diritto alla libertà, alla tranquillità e alla serenità.

     

    Queste persone che hanno chiesto asilo politico e sono state sistemate al Ferrone sono sicuramente bravissime persone. Parto dal presupposto che siano migliori di me ma la preoccupazione è comunque legittima. Preoccupazione, più che per i primi arrivi, per la trasformazione di una frazione ai confini fra tre comuni, in una situazione che potrebbe degenerare e mettere in difficoltà chi già ci abita.

     

    E'ˆ una cosa già successa in tantissimi posti quindi non è un paradosso preoccuparsi per questo. Come ci dice inoltre il direttore della cooperativa, queste persone stanno facendo il ramadan. Quindi sono musulmani.

     

    Musulmani non significa cattivi, anzi, casomai il contrario e senz'altro sono migliori di tanti cristiani. Ma tutti i giorni si viene sommersi di notizie sui giornali o in televisione in cui estremisti islamici decapitano la gente perché glielo ha detto Allah.

     

    Allora sarà legittima un pochina di preoccupazione? Non c'ènulla di male ad essere immigrati: io che scrivo sono nato e cresciuto all'Impruneta e poi mi sono trasferito al Ferrone.

     

    Sono quattro chilometri ma si può dire che anch'io sono un immigrato. Sul mio stato civile c'è scritto proprio emigrato, perché ho cambiato comune.

     

    Nella stessa maniera la signora assessore si chiama Esposito che non è un cognome tipico del Chianti e non è tipico neanche il suo accento quindi, si può dire che anche lei è un'immigrata.

     

    Non è una cosa malvagia. Andare a vivere in un altro posto è un diritto sacrosanto di tutti. In un'assemblea non si deve stare a discutere se gli immigrati possono venire oppure no, quanti ne possono venire e dove vanno sistemati.

     

    Queste sono cose già decise a livello nazionale. La cosa da pretendere da un'amministrazione è la sicurezza perché questo è il primo dovere di un'amministrazione.

     

    E questa era l'unica cosa importante da dire in assemblea. La sicurezza va garantita prevenendo i reati, non aspettando che qualche cittadino si imbatta nella flagranza.

     

    E naturalmente va garantita sia ai cittadini che agli ospiti perché anche chi arriva a vivere in un luogo nuovo ha diritto che gli sia garantita la sicurezza. E l'unico strumento che l'amministrazione ha per garantire la sicurezza a tutti sono le forze dell'ordine. Carabinieri, polizia e vigili urbani servono esattamente a questo.

     

    Il sindaco e i suoi assessori hanno predisposto un piano di controllo del territorio h24? Perché è così che si prevengono i reati, evitando che i cittadini o anche gli ospiti debbano subirne la flagranza. Oppure si limitano a sperare che non succeda nulla per poi prendersene il merito?

     

    Quando si verifica la flagranza di un reato è tardi. E vuol dire che l'amministrazione non ha fatto ciò che doveva per prevenirlo.

    di Francesco Mugnai

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

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