Manca ancora mezz'ora all'inizio della Messa, ma i posti a sedere, nella chiesa di Santa Caterina a Cerbaia, sono già tutti esauriti. Di lì a poco infatti, don Antonio Lari, ragazzo cerbaiolo di 28 anni, avrebbe detto la sua prima Messa, davanti ai suoi concittadini, una settimana dopo essere stato ordinato sacerdote in Duomo.
L'emozione è tanta in questa domenica di aprile, e all'entrata in processione del giovane prete, l'applauso spontaneo della folla che nel frattempo riempie anche la strada fuori dalla chiesa, copre per un attimo il canto d'ingresso.
A concelebrare la Messa sono presenti tre parroci di Cerbaia: don Giulio, don Francesco e don Francisco. La storia del paese in tre personaggi di età diversa, con cui Antonio è nato, cresciuto, maturato la sua decisione di entrare in seminario.
Grande l’emozione del neo sacerdote, che è stato assegnato dal Vescovo alla parrocchia di Campi Biesenzio, nel pronunciare le parole di ringraziamento alla sua comunità di origine, la culla della sua fede. A cui rivela un simpatico aneddoto in grado di spiegare bene il forte attaccamento che lo lega a loro.
“Io ho molti soprannomi nella vita – dice il giovane, sorridendo – quando sono entrato in Seminario, e questo giovane prete di Pistoia, don Maurizio (anche lui, assieme a Don Torquato e Don Daniele, ha concelebrato la funzione) di soprannome me ne ha aggiunto un altro: “Cerbaia” perché avevo sempre sulla bocca la mia comunità, la mia parrocchia”.
In prima fila, i genitori e il fratello di Antonio, assieme ad alcune persone in carrozzina, giunte sin lì grazie ai volontari dell’Unitalsi (Unione nazionale italiana trasporto ammalati a Lourdes e santuari internazionali).
“Ringrazio la mia seconda famiglia, grazie a loro ho incontrato il Signore, negli occhi di queste persone – dice indicando i malati, non nascondendo la commozione – è grazie a loro se oggi sono qui”.
Come da consuetudine, al termine della Messa si è creata una lunga fila per baciare le mani a don Antonio, un semplice ragazzo di Cerbaia diventato prete: segno di riconoscimento dell’intera comunità, ad un nuovo sacerdote.
di Andrea Alfani
© RIPRODUZIONE RISERVATA