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venerdì 29 Marzo 2024
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    La storia di un uomo che ha venduto la casa per farsi trovare “vivo quando arriva la morte”

    BARBERINO TAVARNELLE – Visto da fuori, il laboratorio di Patrizio Landolfi parrebbe un normale appartamento nel cuore di Tavarnelle, nessun particolare degno di nota se non l’eco di qualche melodia proveniente dall’interno.

    Poi si varca la soglia e almeno tre dei cinque sensi subiscono un piccolo trauma; la musica assume i tratti sinuosi dell’oriente, nell’aria si respira un odore di pittura e di lavori in corso, forse provenienti da innumerevoli dipinti impilati nella stanza, alcuni lunghi tre metri e larghi quattro, che raffigurano splendidi personaggi di un famoso poema indiano.

    “Benvenuto nella fucina!”.

    A parlare è il tavarnellino Patrizio Landolfi, in arte “Pandu”, 58 anni, due figli, di professione pittore. Indossa un camice da lavoro bianco, schizzato qua e là da gocce di pittura.

    La mattina successiva Patrizio prenderà un aereo diretto a Londra, dove a breve aprirà la mostra “Sacred steps, visions from the eternal Mahabharata” (“Passi sacri, visioni dall’eterno Mahabharata”), che raccoglierà le 35 opere create dall’amico e collega Giampaolo Tomassetti (definito da Patrizio “un Caravaggio riesumato”), raffiguranti le vicende raccontate nel Mahabharata, poema epico scritto in centomila quartine, testo sacro della religione induista.

    Un progetto imponente che ha già riscosso un notevole successo di pubblico e critica e che probabilmente, dalla casa base di Tavarnelle, girerà il mondo in lungo e in largo.

    E se a Londra la comunità indiana aspetta con ansia la prima esposizione completa (l’anteprima dello scorso giugno ha avuto grande successo), in Italia i due pittori si sono già guadagnati l’attenzione di testate come la Repubblica e programmi televisivi come Voyager.

    La troupe del programma in onda su Rai2, sempre a caccia di misteri, ha intervistato Landolfi e Tomassetti (entrambi parte del movimento Hare Krishna) lo scorso 2 gennaio, subito dopo aver fatto ritorno da un viaggio in India.

    Con Mauro Corona

    È lì che, mentre indagavano su una possibile esplosione nucleare avvenuta migliaia di anni prima dell’invenzione della bomba atomica (episodio raccontato proprio nel libro che i due pittori stanno portando su tela, come “Guerra di Kurkshetra”), gli inviati del programma sono venuti a conoscenza del progetto che si stava svolgendo in Italia, tra le mura di un appartamento di Tavarnelle. Ed ecco spiegata l’intervista.

    “Lo scopo di mettere in opera questa letteratura – spiega Patrizio – è incuriosire l’osservatore, in modo che possa guardare queste opere affascinanti, frutto di una storia meravigliosa e si possa incuriosire, possa entrare nel tema del Mahabharata e con esempi di etica, morale, onestà, coerenza”.

    “Questo progetto non deve fare altro che sensibilizzare la coscienza della persona”, aggiunge. Ma perché promuovere un’opera d’arte letteraria attraverso un’altra forma d’arte? “Il quadro è l’opera immediata – risponde Landolfi – il Cristianesimo ad esempio si è diffuso molto attraverso il dipinto, ti permette di avere una visione immediata di un passaggio storico e questo può stimolare la curiosità e la voglia di sapere”.

    Pare quindi chiaro che lo scopo di Patrizio e Giampaolo non sono i soldi. Il progetto va avanti grazie a piccoli contributi mensili da alcuni finanziatori e autofinanzierà il suo viaggio per il mondo con il pagamento dei biglietti di accesso alla mostra. Vale la pena raccontare il particolare rapporto di Patrizio con i soldi.

    Nel 2004 ha infatti preso una decisione coraggiosa, di quelle che ti cambiano la vita. “Ad un certo punto ho fatto una riflessione: con tutte le preoccupazioni che uno ha, le banche, Equitalia, ho pensato la morte può arrivare in qualunque momento, meglio morire da vivi piuttosto che morire da morti, pieni di rimpianti’”.

    Patrizio ha venduto la casa e da allora vive con la rendita di quell’operazione, dedicandosi a tempo pieno alla pittura e al progetto Mahabharata. “Quando lavori con l’arte, è sempre domenica”, conclude, sorridendo.

    di Andrea Alfani

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

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